Zago, gli affari di famiglia con i fondi di Pro-Gest

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Da una parte Pro-Gest, colosso trevigiano della carta fondato da Bruno Zago, che sta cercando di raddrizzare una situazione debitoria complessa, con l’avvio lo scorso 10 gennaio della procedura di composizione negoziata della crisi.

Dall’altra Amg Spa, società finanziaria e immobiliare sconosciuta ai più: Amg sono le iniziali di Anna Maria Gasparini, presidente del cda, moglie di Zago, che è l’unico altro membro del board. Due società distinte tra loro, Pro-Gest e Amg, che però coltivano una fitta rete di rapporti finanziari e immobiliari, fatta di crediti, prestiti obbligazionari, affitti. Affari di famiglia e affari in famiglia.

Un esempio: nel 2019 Pro-Gest sottoscrive un intero prestito obbligazionario di 12,5 milioni emesso da Amg. Il prestito ha scadenza nel 2023 e paga un interesse inferiore rispetto a quello che Pro-Gest stessa paga sui suoi prestiti obbligazionari, collocati sul mercato e sottoscritti da numerosi investitori.

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Nel giugno 2023, quando la crisi del gruppo di Istrana ormai è esplosa, Amg dovrebbe rimborsare quel prestito di 12,5 milioni a Pro-Gest. Non lo fa perché l’assemblea degli obbligazionisti (ovvero Pro-Gest stessa) accetta di allungare al 2026 la vita del prestito. Tuttavia nel 2024 Amg va in tribunale e chiede una procedura di protezione dai creditori, avviando un percorso che ha visto l’ultima tappa proprio in questi giorni, con la richiesta di una conferma del periodo in cui i creditori non possono chiedere il fallimento.

Quei legami rischiosi

Bruno Zago

Anche se le due aziende sono formalmente separate l’una dall’altra, dunque, tra di esse esistono dei legami che oggi, con le difficoltà del gruppo della carta che sono arrivate a mettere a rischio il lavoro degli oltre mille dipendenti, meritano qualche risposta.

La vicenda ha inizio nel 2019, quando gli Zago danno vita alla Amg attuale, trasformando in società per azioni delle precedenti e più piccole società. L’obiettivo della neonata holding è quello di «operare come un fondo d’investimento immobiliare», recita il bilancio, acquisendo proprietà prossime al fallimento oppure «in stato di decozione» per ristrutturarle e rivenderle a un prezzo più alto, oppure metterle a reddito.

Nel giro di poco tempo confluiscono in Amg o vengono acquistate proprietà di diversa natura. Alcuni sono capannoni industriali legati alle attività di Pro-gest, altri con la carta non c’entrano nulla. Finisce in Amg, ad esempio, il boutique hotel veneziano Ca’ Vendramin, acquistato pochi giorni prima della costituzione della nuova spa e poi ribattezzato Ca’ Vendramin Zago, un resort di Arzachena battezzato Borgo Smeraldo, l’albergo Sporting di Asiago e altri terreni, edifici, attività.

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L’hotel Ca’ Vendramin Zago a Venezia

L’hotel Ca’ Vendramin Zago a Venezia

È qui che gli Zago “industriali” (la Pro-gest) aiutano gli Zago “immobiliaristi” (la Amg) a finanziarsi, con il prestito obbligazionario sottoscritto dal gruppo della carta. Nel 2019 la Pro-gest ha un debito finanziario già elevato, 507 milioni di euro fra banche e prestiti obbligazionari. Con il Covid, l’anno successivo, la situazione migliora leggermente ma l’azienda ricorre all’aiuto di Carlyle per rifinanziarsi e cercare di rafforzare la propria struttura patrimoniale. Nel 2021, tuttavia i debiti finanziari balzano ancora verso l’alto, a 596 milioni di euro, con una tranche consistente di quelli verso le banche (128 milioni su un totale di 146) che devono essere restituiti entro l’esercizio successivo.

A fronte di questi scricchioli, la Amg continua nelle sue acquisizioni. Nel 2021, ad esempio, intavola la trattiva per rilevare per 17 milioni la società di costruzione Emaprice e acquista dei garage a Cortina, nel 2022 compra il complesso immobiliare Borgo a Cison di Valmarino e due negozi ancora a Cortina, in centro.

I legami tra Pro-gest e Amg però non si allentano. Nel 2022 il gruppo cartario trevigiano vanta crediti commerciali verso la Amg pari a 4,6 milioni, che salgono a 12, milioni se si considerano le altre società “correlate”, come vengono definite quelle di proprietà degli azionisti (i Zago) ma estranee al perimetro di Pro-gest. Tra questi crediti, ce ne sono per 4,4 milioni nei confronti della tenuta vinicola Zago Gasparini, una cifra che rimane sostanzialmente intatta fin dal 2019. Dal 2022 le società non hanno più depositato i bilanci.

Questi rapporti sono stati saldati o Pro-gest è ancora creditrice nei confronti delle altre società della famiglia Zago? E ancora, perché nel 2023, perché Pro-gest invece di farsi rimborsare i 12,5 milioni di obbligazioni da Amg le ha prorogate fino al 2026? Le obbligazioni sono ancora detenute da Pro-Gest? Di fronte a queste domande, il gruppo ha fatto sapere che «le risposte saranno contenute nel bilancio 2023, che sarà approvato entro la fine di febbraio di quest’anno».

Il nuovo piano industriale

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Nei giorni scorsi, il 17 gennaio, Pro-Gest ha comunicato le linee guida del proprio piano industriale 2025-27. Tra gli obiettivi: «Un progressivo recupero della marginalità operativa, grazie anche alla riduzione dei costi legati ai canoni di locazione e alla semplificazione della struttura societaria».

Qui spunta di nuovo uno degli intrecci con Amg: nell’ambito del piano industriale di Pro-Gest, infatti, è prevista un’operazione straordinaria «finalizzata alla riduzione dei canoni di locazione degli immobili utilizzati da alcune aziende del gruppo, nonché al recupero del credito vantato nei confronti di Amg, società correlata anch’essa coinvolta in una procedura di ristrutturazione del debito. Questa operazione consentirebbe al Gruppo Pro-Gest di acquisire la proprietà degli stabilimenti di Altopascio e Sesto Fiorentino, attualmente di proprietà di società del Gruppo Amg e condotti in locazione». L’area industriale di Altopascio, vicino a Lucca, è stata acquistata da Amg nel dicembre del 2017. Valore: 27 milioni di euro. Si tratta di un compendio per la produzione di cartone, concesso in affitto a Pro-Gest.

I sindacati preoccupati

La situazione, intanto, preoccupa i sindacati. «Subito un tavolo con la Regione Veneto presso il ministero delle Imprese che affronti la richiesta di composizione negoziata della crisi del gruppo cartario Pro-Gest per trovare la strada per salvaguardare occupazione e capacità produttiva di questo gruppo così importante a livello locale ma anche nazionale».

Lo hanno chiesto in una nota la segretaria della Cgil del Veneto, Tiziana Basso, e il segretario regionale della Slc Cgil, Nicola Atalmi, dopo le indiscrezioni riportate da un articolo dell’agenzia Bloomberg secondo cui, in base a quanto contenuto in un rapporto Deloitte, l’azienda guidata dalla famiglia Zago avrebbe usato parte dei capitali derivanti dall’emissione di obbligazioni sottoscritte dal fondo d’investimento Carlyle per spese non inerenti all’azienda. L’azienda in una nota aveva smentito la circostanza, ribadendo «la correttezza dei bilanci approvati» e diffidando «dal diffondere informazioni non corrispondenti al vero, che possono causare grave ed irreparabile danno».

Una cosa è certa: nei bilanci, almeno fino a quando sono stati depositati, i rapporti fra Pro-gest e Amg non sono nascosti. Anche se non è immediato capire perché una società fortemente indebitata ne abbia finanziata un’altra.

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