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Tariffario dei servizi sanitari, il Tar: «Nessuno stop al decreto». L’Uap: «Faremo ricorso al Consiglio di Stato»

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di Redazione Roma

I giudici respingono la richiesta dell’Anmed di sospendere il decreto sulla «Definizione delle tariffe dell’assistenza specialistica ambulatoriale e protesica». Protesta dell’Unione delle maggiori sigle degli ambulatori e poliambulatori privati autorizzati e convenzionati

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Il Tar del Lazio ha respinto le richieste con le quali l’Anmed – Associazione nazionale di medicina, diagnostica, salute e benessere e alcuni laboratori di analisi cliniche contestavano – chiedendone la sospensione dell’efficacia – il decreto del ministero della Salute relativo all’intesa sullo schema di decreto sulla «Definizione delle tariffe dell’assistenza specialistica ambulatoriale e protesica», ovvero il Tariffario delle cure e prestazioni garantite ai cittadini dal Servizio Sanitario Nazionale

Al momento si conosce soltanto l’esito – respinto – della decisione dei giudici amministrativi; si attende la pubblicazione delle motivazioni dell’ordinanza. 




















































In particolare, però, si apprende che tre richieste cautelari sono state respinte, per due ricorsi c’è stata la rinuncia alla sospensiva con fissazione il 25 febbraio della nuova udienza in camera di consiglio, mentre per altri due ricorsi è stata fissata con ordinanza la nuova camera di consiglio sempre il 25 febbraio prossimo. 

A schierarsi contro la decisione dei giudici, l’Unione delle maggiori sigle nazionali e regionali degli Ambulatori e Poliambulatori privati autorizzati e privati convenzionati (Uap) che dichiara di «non accettare una decisione ingiusta, punitiva e politica che si basa sulle volontà delle multinazionali» e preannuncia la richiesta al Consiglio di Stato di valutare la vicenda da un punto di vista giuridico certi che «verrà compresa la gravità degli effetti del nuovo tariffario e che sarà fatta giustizia». 

«Il Tar Lazio, sezione III quater, con l’ordinanza di venerdì mattina n. 696/25 – si legge in un comunicato del Uap – punisce e condanna alle spese legali la sanità privata accreditata per aver osato insistere sulla richiesta di sospensione del nuovo tariffario. Il diritto non esiste in questa vicenda. Al di là della inspiegabile condanna alle spese legali, la motivazione del rigetto dell’istanza cautelare è sorprendente (oltre che inconsistente) perché glissa sugli effetti creati dall’applicazione del nuovo tariffario entrato in vigore il 30/12/24, puntualmente provati nel ricorso con decine di documenti che ne dimostrano le conseguenze sulle strutture ricorrenti, sui cittadini e sul servizio pubblico. Il Tar – prosegue Uap – riconduce l’assenza dei motivi cautelari per sospendere il tariffario semplicemente alla circostanza che i difensori di altri ricorrenti (che stranamente sono le multinazionali che in questi anni hanno fatto shopping con i laboratori di analisi presenti soprattutto nel Nord Italia: Gruppo Cerba HealthCare, Bioanalisi ed Alliance), in altri ricorsi hanno accettato la proposta del Collegio di rinunciare alla sospensiva a fronte della fissazione dell’udienza di merito del 27/5/25. In sostanza, i Giudici del Tar hanno ritenuto di non dover concedere la richiesta sospensiva senza considerare che dette multinazionali sono presenti soprattutto nelle regioni del Nord Italia, che non essendo in piano di rientro hanno potuto aumentare le tariffe introdotte dal famigerato nomenclatore; di contro, le stesse hanno una presenza residuale e risibile nelle regioni del Sud Italia in piano di rientro, e pertanto, non subiscono il danno provocato dall’entrata in vigore del nuovo Nomenclatore». «Basti considerare al riguardo, che lo stesso Guido Bertolaso, assessore al Welfare di Regione Lombardia, il giorno dopo l’approvazione del nuovo nomenclatore, avvenuta il 14 novembre, ha deliberato un nuovo tariffario rialzando i fondi, per evitare nella Regione Lombardia un miliardo di euro di perdita per l’anno successivo se si fosse applicato il nuovo tariffario con i tagli previsti. Di contro, le Regioni del Sud in piano di rientro con i tagli ai rimborsi operati da tale nomenclatore rischiano la chiusura delle strutture sanitarie accreditate, o la svendita sottocosto proprio nei confronti di quelle multinazionali che hanno rifiutato la sospensiva e accettato subito il merito, nonchè il disavanzo degli ospedali pubblici, che verrà ripianato dai cittadini italiani con un peggioramento della pressione fiscale», concludono dall’Uap.


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31 gennaio 2025 ( modifica il 31 gennaio 2025 | 14:50)

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