Non vendiamo l’anima agli speculatori. Tifosi tedeschi in campo per sostenere lo sviluppo dei propri club

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Niente compromessi con gli speculatori e con chi mette il profitto al primo posto, ma solo la forza e la passione di una comunità tutt’uno con il proprio club sportivo. Con poche parole si può riassumere il grande fermento di iniziative che in questi ultimi mesi stanno arrivando dalla Germania.

I tifosi in Germania non sono solo spettatori passivi alle partite ma giocano un ruolo fondamentale nell’economia e nell’indirizzo gestionale dei club, in un contesto dove sono loro a determinare, attraverso processi democratici, la via che intraprende la loro associazione sportiva in questi mesi stanno diventando sempre di più i primi finanziatori dello sviluppo sul lungo termine del proprio club, ben oltre il consueto contributo attraverso abbonameti, biglietti, merchanding e indirittamente attraverso gli abbonamenti alla pay TV. I limiti che impone l’associazionismo e la deroga del 50+1 preservano le loro realtà dagli speculatori ma, secondo i detrattori di questo modello, limitano gli investimenti… La realtà che se le comunità sono parte attiva di una realtà sportiva ciò può essere superato con idee e nuove proposte che trovano proprio nella fanbase la forza anche economica per fare un salto in avanti.

Prima la cooperativa lanciata dal FC St. Pauli, seguita da quella progettata dallo Schalke 04 e lanciata la scorsa settimana, quindi l’operazione di vendita delle azioni dello stadio dell’Union Berlin ai tifosi e in questi ultimi giorni si parla anche dello studio da parte dell’Amburgo della propria cooperativa. Tutte iniziative di raccolta di nuove risorse economiche facendo leva sulla forza della propria fanbase e del territorio di riferimento senza dover ricorrere al supporto economico di entità esterne mosse solo da meri interessi economici.

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In Germania i club sportivi sono prevalentemente conformati come associazioni di persone(Eingetragener Verein, e.V) partecipati quindi, attraverso processi democratici, inclusivi e aperti, da parte di tifosi e appassionati locali. Il rilascio infatti delle licenze nazionali per la partecipazione ai campionati impone che la forma giuridica del club sia quella di e.V. e fino al 98 erano ammessi in deroga a questa disposizione delle federazioni solo le realtà storicamente legate a specifiche aziende: nate come dopolavoro aziendale e rimaste sotto l’influenza delle imprese che le hanno generate, come Bayer 04 Leverkusen, VfL Wolfsburg e TSG 1899 Hoffenheim(ora tornato sotto il controllo della propria e.V dopo una parentesi sotto l’influenza dell’azienda di riferimento), a cui però è imposto di garantire un continuo sostegno allo sport di base. Alla fine degli anni ’90 viene introdotta una ulteriore deroga, il 50+1, che consente l‘iscrizione ai campionati di una società di capitali(es. Bayern Monaco, Borussia Dortmund) purché il controllore di questa sia una e.V. proprietaria di almeno il 50% +1 delle quote o dei diritti di voto in assemblea(per le Spa o società a responsabilità limitata), o, nel caso delle società in accomandita semplice o per azioni, sia la e.V. il solo socio autorizzato a gestire la divisione calcistica.

Per preservare questa struttura di controllo da parte della fanbase, senza modificare la propria forma associativa, St. Pauli, Schalke e Union Berlin hanno elaborato delle soluzioni interessanti che coinvolgono direttamente i propri associati come finanziatori per abbattere il peso di eventuali debiti e avere risorse da investire nello sviluppo di club e impianti sportivi.

I casi nel dettaglio:

St. Pauli e Schalke hanno creato una cooperativa per acquistare la maggioranza delle quote delle società che sono proprietarie dei rispettivi stadi in modo da abbattere i debiti che hanno nei loro confronti, azzerare il peso degli interessi passivi che periodicamente devono pagare a fronte dei lavori di riammodernamento fatti in passato. La cooperativa, seppure rappresenta un’entità ‘indipendente’ e separata dall’associazione sportiva, di fatto è partecipata dagli stessi membri della e.V.(uno dei requisiti per l’acquisto delle quote nel caso dello Schalke è proprio quello di essere membro del club) e essendo regolata dal principio ‘una testa, un voto’ a prescindere dal numero delle quote che il singolo acquista, permette di mantenere vivi e decisivi i meccanismi democratici di indirizzo nella gestione.

L’Union Berlin invece, essendo proprietario del proprio stadio, sta cedendo ai propri tifosi delle quote della società che gestisce l’impianto, e che è controllata dalla Union Berlin e.V., per raccogliere risorse per ampliare la capacità.

In tutti e tre i casi l’obbiettivo è avere nuove risorse per lo sviluppo dell’associazione sportive senza intaccare i processi decisionali democratici e senza dover ricorrere a investimenti esterni che potrebbero condizionare la visione ‘fan-oriented’ e la vocazione sociale che caratterizzano l’operato di queste realtà. Nel caso di St. Pauli e Schalke la fanbase attraverso la cooperativa avrebbe voce direttamente sulla gestione degli impianti con la possibilità di determinare tutta una serie di attività da svolgere negli stadi nei giorni extra matchday.

Quando si costruisce una comunità viva a attivamente coinvolta nel club non si hanno solo evidenti risvolti sociali, ma si possono creare opportunità per coglierne anche il grande potenziale economico e le potenziali ricadute positive sul territorio facendole coincidere con la vocazione sociale dell’associazione.



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