Francesco riceve in udienza il Tribunale della Rota Romana in occasione dell’inaugurazione dell’Anno Giudiziario ed evidenzia gli aspetti più rilevanti della riforma dei processi da lui disposta dieci anni fa: procedure più brevi e snelle e strutture diocesane più organizzate e competenti. “La verifica della validità o meno del matrimonio rappresenta un’importante possibilità”, dice, “le persone vanno aiutate a percorrere il più agevolmente possibile questa strada”
Tiziana Campisi – Città del Vaticano
È un servizio alla “salvezza delle anime” il “lavoro di discernimento” del Tribunale della Rota Romana “sull’esistenza o meno di un valido matrimonio”, che ha l’obiettivo di “aiutare a purificare e ripristinare le relazioni interpersonali”. Francesco coglie l’occasione dell’inaugurazione dell’Anno Giudiziario, nella Sala Clementina, oggi 31 gennaio, per evidenziare la “grande responsabilità” dell’organismo della Curia Romana e la necessità di processi celeri e più semplici, perché, a causa di una “ritardata definizione del giudizio”, “il cuore dei fedeli che attendono il chiarimento del proprio stato non sia lungamente oppresso dalle tenebre del dubbio”. E torna a chiedere che le procedure siano gratuite il Pontefice, rammaricandosi del fatto che a dieci anni dalla riforma del processo per la nullità matrimoniale ci sono fedeli che ancora ignorano l’istituzione del processo breve, sulla base di determinati presupposti, davanti al vescovo diocesano.
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Processi agevoli senza pregiudicare verità e giustizia
Il Papa rimarca che lo scopo del processo per la dichiarazione di nullità del matrimonio, come ha affermato Benedetto XVI nel discorso alla Rota del 2006, “non è quello ‘di complicare inutilmente la vita ai fedeli né tanto meno di esacerbarne la litigiosità, ma solo di rendere un servizio alla verità”. Concetto esplicitato anche da Paolo VI, che, portata “a termine la riforma operata col Motu Proprio Causas matrimoniales, nel 1975, sempre alla Rota, precisava che attraverso le semplificazioni introdotte, l’obiettivo era rendere la trattazione delle cause matrimoniali “più agevole, e perciò più pastorale, senza che ciò abbia da recare pregiudizio ai criteri di verità e di giustizia, ai quali un processo deve onestamente attenersi”. Principi che Francesco ribadisce.
Ci interpellano il dolore e la speranza di tanti fedeli che cercano chiarezza riguardo alla verità della loro condizione personale e, di conseguenza, riguardo alla possibilità di una piena partecipazione alla vita sacramentale. Per tanti che hanno “vissuto un’esperienza matrimoniale infelice, la verifica della validità o meno del matrimonio rappresenta un’importante possibilità; e queste persone vanno aiutate a percorrere il più agevolmente possibile questa strada”
Il compito del vescovo diocesano
Nel decimo anniversario della riforma del processo per la nullità matrimoniale, disposta con i due Motu Proprio Mitis Iudex Dominus Iesus e Mitis et Misericors Iesus, il Papa si sofferma sullo “spirito” che l’ha permeata e ricorda che la modifica delle “norme relative al processo di nullità” è stata chiesta dal Sinodo del 2014 per rendere i procedimenti “più accessibili e agili”. Le innovazioni hanno riguardato pure le strutture, specifica Francesco, in modo tale che l’amministrazione della giustizia “rispondesse nel modo migliore a quanti si rivolgono alla Chiesa per fare luce sulla propria situazione coniugale”. Il Pontefice sottolinea di aver voluto “al centro della riforma” il vescovo diocesano, che deve “amministrare la giustizia nella Diocesi, sia come garante della vicinanza dei tribunali e della vigilanza su di essi, sia come giudice” che ha potere decisionale quando “la nullità risulta manifesta” e dunque c’è la possibilità del “processus brevior”.
Ho sollecitato l’inserimento dell’attività dei tribunali nella pastorale diocesana, incaricando i vescovi di assicurare che i fedeli siano a conoscenza dell’esistenza del processo come possibile rimedio alla situazione di bisogno in cui si trovano. Rattrista a volte venire a sapere che i fedeli ignorano l’esistenza di questa via. Inoltre, è importante “che venga assicurata la gratuità delle procedure, perché la Chiesa […] manifesti l’amore gratuito di Cristo dal quale tutti siamo stati salvati”.
L’importanza della formazione
Nelle diocesi il vescovo deve garantire la costituzione di un tribunale con chierici e laici ben formati, “assicurandosi che svolgano il loro lavoro con giustizia e diligenza”. Quanto alla formazione, “scientifica, umana e spirituale”, per il Papa è fondamentale, investirvi porta sempre un beneficio ai fedeli, “che hanno diritto a un’attenta considerazione delle loro istanze, anche quando dovessero ricevere un riscontro negativo”.
Prudenza, giustizia e carità
Della sua riforma, Francesco menziona, poi, in particolare, l’abolizione della “necessità della doppia sentenza conforme” e l’incoraggiamento “a decidere più velocemente le cause in cui la nullità risulti manifesta, mirando al bene dei fedeli e considerando di portare pace alle loro coscienze”. Ma raccomanda prudenza e giustizia nell’applicare le norme, senza dimenticare la carità.
La famiglia riflesso della comunione d’amore della Trinità
Infine il Papa fa notare che “la famiglia è riflesso vivente della comunione d’amore che è Dio Trinità” e per questo “ogni protagonista del processo si avvicina alla realtà coniugale e familiare con venerazione”.
I coniugi uniti nel matrimonio hanno ricevuto il dono dell’indissolubilità, che non è una meta da raggiungere con il loro sforzo, né tantomeno un limite alla loro libertà, ma una promessa di Dio, la cui fedeltà rende possibile quella degli esseri umani.
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