Agricoltura in crisi: costi alle stelle e rese in calo mettono in ginocchio i campi italiani

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 




Mentre i cereali in Europa registrano il raccolto più basso dell’ultimo decennio e i costi dei fertilizzanti continuano a salire, gli agricoltori italiani si preparano ad affrontare quella che, secondo molti, potrebbe essere la stagione di semina più difficile degli ultimi cinquant’anni. Prezzi delle materie prime in discesa, inflazione in crescita e probabili nuove restrizioni commerciali sulle importazioni di fertilizzanti stanno creando un mix esplosivo, soprattutto per un comparto già in affanno, con rese più deboli, redditi in calo e forza lavoro in diminuzione.

Secondo gli ultimi dati di Eurostat, il raccolto complessivo di cereali in Europa per il 2024 è sceso a 255,8 milioni di tonnellate, il 6% in meno rispetto all’anno precedente. Il frumento, la principale coltura cerealicola del continente, ha segnato un calo del 10%, fermandosi a 111,7 milioni di tonnellate. La Francia ha registrato il tracollo più marcato (–17%, pari a 53 milioni di tonnellate), mentre l’Italia ha subito una flessione di quasi il 19%, toccando quota 12,6 milioni di tonnellate.

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 

“È il peggior raccolto degli ultimi anni”, osserva Alessandro Rossi, responsabile di una media azienda agricola alle porte di Bologna. “Per decenni siamo stati abituati a una produzione relativamente stabile. Ora è tutto troppo incerto: le rese sono in calo e abbiamo meno risorse per investire nella prossima stagione.”

A fronte di una raccolta in netto calo, anche i prezzi dei prodotti agricoli sono diminuiti, mettendo i produttori europei in una posizione finanziaria precaria. I numeri di Eurostat evidenziano come il valore totale della produzione agricola 2024 dell’UE (cereali, ortaggi, frutta e semi oleosi) sia sceso del 5,3%, raggiungendo il livello più basso da dieci anni.

In Italia, il valore complessivo della raccolta è rimasto ancorato agli esigui 28,6 miliardi di euro del 2023, il 3% in meno rispetto alla media quinquennale. Un dato, questo, che “lascia sempre meno mezzi a disposizione” – spiega Rossi. “O si rinuncia a parte della manodopera o si acquistano meno concimi e sementi. Con l’inflazione che fa lievitare i prezzi di carburante ed energia, si è costretti a tagliare da qualche parte.”

La carenza di risorse si ripercuote già sul mercato del lavoro. Stando ai dati Eurostat, il settore agricolo dell’UE ha perso 71.000 occupati nel 2024, scendendo a 7,49 milioni di addetti, una flessione che si somma a tre anni di continue perdite e che, complessivamente, ha falcidiato quasi mezzo milione di posti di lavoro. In Italia, la sola annata 2024 ha registrato un calo di circa il 20% di questi posti.

“Non è una sorpresa”, commenta un funzionario di Coldiretti, la principale associazione di agricoltori in Italia. “I salari non sono aumentati a sufficienza per stare al passo con l’inflazione.” Su scala europea, infatti, le retribuzioni in agricoltura sono salite solo del 6,6% dall’inizio del 2022 a gennaio 2025, mentre l’inflazione ha superato il 25%. In Italia, la crescita è stata leggermente superiore (attorno al 18%), ma comunque inadeguata, sottolinea il portavoce: “Non basta di certo.”

Lo sguardo al futuro non lascia molto spazio all’ottimismo. Da un sondaggio McKinsey emerge che solo il 14% degli agricoltori europei si aspetta un aumento del reddito nel corso del prossimo anno, mentre il 55% prevede un ulteriore peggioramento. In Italia, l’attenzione si concentra in particolare sui possibili nuovi rialzi dei costi di produzione, soprattutto per i fertilizzanti.

Benchè i prezzi dei fertilizzanti in Europa siano calati del 17% nel 2024 rispetto al 2023, restano comunque superiori di oltre il 50% rispetto al 2020. L’elevata spesa spinge molte aziende a ridurre l’utilizzo di concimi azotati; entro il 2023, il consumo è diminuito del 5,3% dopo un precedente –10% nel 2022. Un uso minore di fertilizzanti ha un effetto diretto sul calo delle rese, aggravando la compressione dei redditi e causando ulteriori perdite di lavoro.

Le preoccupazioni rischiano di farsi ancora più acute dopo la recente proposta della Commissione Europea di introdurre dazi straordinari fino al 100% sulle importazioni di fertilizzanti dalla Russia, Paese che copre circa il 25% delle forniture europee. L’iniziativa, concepita per tutelare l’industria del fertilizzante dell’UE, potrebbe far lievitare i costi per gli agricoltori di miliardi di euro, con un possibile aumento dei prezzi dei fertilizzanti stimato tra il 20% e il 100% rispetto ai livelli attuali.

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 

I critici accusano Bruxelles di aver avanzato la proposta senza una valutazione d’impatto adeguata. “Nessuno mette in dubbio l’importanza di un’industria di fertilizzanti europea forte”, commenta un rappresentante di una cooperativa agricola italiana che ha chiesto di rimanere anonimo. “Ma imporre dazi senza fornire sostegno o fonti alternative rischia di essere disastroso, soprattutto in un momento in cui siamo già in difficoltà.”

Preoccupata anche Copa-Cogeca, la principale lobby agricola europea, che rappresenta milioni di aziende e cooperative: “Comprendiamo le ragioni geopolitiche che spingono la Commissione ad agire, ma il settore agricolo deve fare i conti con le conseguenze economiche di queste decisioni… Questi provvedimenti farebbero aumentare i prezzi dei fertilizzanti di almeno 40–45 euro a tonnellata per la prossima stagione… Le ripercussioni su produzione agricola, competitività e redditi degli agricoltori potrebbero essere catastrofiche.”

Copa-Cogeca ha chiesto al nuovo Commissario all’Agricoltura, Christophe Hansen, di intervenire con urgenza per scongiurare “quella che potrebbe trasformarsi nell’ennesima crisi agricola”.

Le possibili restrizioni sulle importazioni di fertilizzanti, insieme all’aumento dei costi, potrebbero spingere altri agricoltori a ridurre la semina, con ripercussioni sulle forniture alimentari e sulla stabilità dei prezzi. I dati della Commissione Europea mostrano che l’inflazione alimentare rimane un problema per le famiglie in tutto il continente. In Italia, i prezzi dei beni alimentari hanno registrato un aumento del 2,2% su base annua a dicembre 2024, con rialzi anche del 40% per le patate rispetto all’inizio del 2022. In Germania, il costo del burro è quasi raddoppiato (+40%) nello stesso periodo.

“Questa ‘tassa sui fertilizzanti’ sarebbe devastante”, avverte Rossi. “Lavoriamo già con margini risicatissimi. Un ulteriore balzo dei costi, in un contesto già difficile, potrebbe costringere molte piccole aziende a chiudere.” Tra rese più basse, possibili nuovi dazi e redditi insufficienti, il timore – e la rabbia – crescono, alimentando l’idea che il settore stia imboccando la strada di una crisi prolungata.

“Ogni stagione di semina è una scommessa”, conclude Rossi, “ma quest’anno le probabilità sono tutte contro di noi. Servono politiche sensate e aiuti urgenti. Altrimenti, a pagare il conto non saremo solo noi agricoltori, ma chiunque si sieda a tavola in Europa.”

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link