Riscontrato l’attivismo di numerose piazze di spaccio nella provincia di Lecce. Risolto caso di tentato omicidio del 2014
I carabinieri del comando provinciale di Lecce hanno svolto una vasta operazione antimafia nel Salento. Eseguiti 88 provvedimenti restrittivi emessi dal Gip del Tribunale di Lecce, Francesca Mariano su richiesta della Direzione distrettuale antimafia. L’operazione è stata condotta sia su Lecce che nel Sud Salento, nella zona sud est della provincia e in altre regioni d’Italia. I reati contestati sono associazione per delinquere di tipo mafioso, associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, detenzione, porto illegale di armi da sparo con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa e altri reati contro la persona e il patrimonio. Per l’operazione antimafia sono stati impegnati più di 470 militari del comando provinciale di Lecce, con il supporto di unità specializzate, tra cui militari della compagnia di intervento operativo e delle squadre antiterrorismo dell’11° reggimento carabinieri Puglia, del nucleo cinofili carabinieri di Modugno (Bari), dello squadrone eliportato cacciatori Puglia, del 6° nucleo Elicotteri carabinieri di Bari, nonché rinforzi giunti da altri comandi della Puglia. L’indagine, condotta dal 2020 al 2024 dai carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Lecce, è stata denominata “Sud Est” perché gli elementi indiziari acquisiti hanno messo in evidenza l’esistenza nella provincia di Lecce di un’associazione per delinquere di tipo mafioso, capeggiata da un soggetto già condannato per mafia e ora detenuto, a cui sono collegati ulteriori 2 gruppi criminali dediti al narcotraffico in tutto il territorio salentino, secondo intese definite all’interno dell’associazione a delinquere di tipo mafioso di base nella città di Lecce. Le attività investigative hanno consentito di riscontrare l’attivismo di numerose piazze di spaccio ben strutturate e organizzate nella provincia di Lecce, come ad esempio quella sul territorio di Racale e dei paesi vicini, oppure quella di Tricase e ancora le piazze di spaccio nella zona di Scorrano e Maglie, che sarebbero tutte gestite da altri affiliati al gruppo Penza. Nel provvedimento cautelare il Giudice ha contestato a 18 indagati l’appartenenza all’associazione mafiosa, specificando la forte carica di intimidazione dei gruppi sull’intero territorio Salentino. L’associazione criminale risulta connotata da vincoli gerarchici, stabili rapporti di frequentazione, grande capacità di rigenerarsi, interscambiabilità dei ruoli, disponibilità di armi e di basi logistiche. Evidenziata l’apertura a possibili collaborazioni fra gruppi criminali operanti in differenti zone del Salento, una sorta di joint venture criminale eletta a forma di profitto che abbraccia più sodalizi capeggiati da esponenti della criminalità organizzata, attorno alla quale ruotano il narcotraffico, le estorsioni per debiti di droga, l’autoriciclaggio e la violazione della disciplina sulle armi, tutti reati svolti anche in modo autonomo oltre che associato, originando un intreccio di affari illeciti lucrosi per tutte le associazioni, in un patto di collaborazione reciproca che assicurava guadagno e controllo del territorio. La gravità indiziaria conseguita, allo stato, sul piano cautelare, riguarda indagati di elevato spessore criminale, fra cui spicca Antonio Marco Penza, già condannato per 416bis, nonché i suoi due principali referenti territoriali come Andrea Leo anche lui già condannato per 416bis, operante nei territori di Vernole, Melendugno e paesi limitrofi e la leva emergente Francesco Urso operante sul territorio di Andrano e paesi limitrofi, ciascuno al vertice delle organizzazioni egemoni nelle zone di rispettiva competenza. Questi ultimi due sarebbero stati capaci di gestire un vero e proprio monopolio del traffico e dello spaccio di droga avvalendosi della loro appartenenza alla compagine mafiosa capeggiata da Penza, utilizzando una fitta rete di collaboratori distribuiti nel capoluogo e nei vari paesi della provincia, che si ritiene abbiano avuto il compito di curare i rapporti con le altre realtà criminali presenti in tutto il Salento interessate al business della droga.
Risolto caso di tentato omicidio
Sempre nell’indagine ‘Sud Est‘ gli investigatori ritengono di aver risolto un ‘cold case’, un tentato omicidio avvenuto a Lecce nel 2014, quando era sopravvissuto per miracolo ai colpi di un’arma da fuoco l’allora 46enne Massimo Caroppo, raggiunto dai proiettili al volto e al braccio sinistro, durante un agguato avvenuto in località San Ligorio, alle porte del capoluogo salentino. Un mistero rimasto irrisolto per oltre dieci anni. I carabinieri sono riusciti a svelare il nome dei presunti responsabili di quell’episodio, riscontrando anche le parole di alcuni collaboratori di giustizia che avevano reso alcune dichiarazioni riguardo quell’imboscata, scaturita dai contrasti fra esponenti di clan rivali per interessi legati ai traffici di droga. Agli indagati dell’operazione sono stati contestati 127 capi di imputazione: associazione mafiosa (a carico di 18 indagati); 3 associazioni finalizzate al traffico di stupefacenti (quella operante a Lecce contestata a 24 indagati, la seconda operante ad Andrano a carico di 30 indagati, la terza operante a Vernole-Melendugno a carico di 12 indagati); 319 delitti in tema di stupefacenti; 7 delitti estorsivi; 12 delitti in materia di armi; 16 delitti vari (fra i quali tentato omicidio, reati contro la persona e contro il patrimonio). Nel corso dell’attività investigativa sono stati eseguiti dai carabinieri 25 arresti in flagranza per reati di droga, con il sequestro di quasi 40 chilogrammi fra cocaina, hashish, eroina e marijuana, nonché vari sequestri di armi a disposizione degli affiliati, fra cui pistole, fucili a pompa e munizioni. Sono in corso vari sequestri preventivi finalizzati alla confisca per equivalente, a carico di alcuni indagati che hanno accumulato con il narcotraffico ingenti quantità di denaro tra beni immobili (terreni e fabbricati), auto e rapporti finanziari, per un valore complessivo di circa un milione settecentomila euro. Fra i beni sequestrati c’è anche una rinomata pizzeria che si trova in centro a Lecce, gestita da una società di cui fa parte uno dei principali indagati.
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