Tra Trump, Putin e il fronte interno, Zelensky è sempre più solo

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Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky – Ansa

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«Undici milioni di ucraini hanno già ricevuto i “mille grivnia” del presidente e un altro milione e mezzo li sta aspettando dopo averne fatto richiesta». Il primo ministro Denys Shmyal annuncia il successo del bonus voluto da Volodymyr Zelensky per aiutare le famiglie provate da quasi tre anni di guerra. «Pensaci tre volte prima di prendere i mille grivnia di “supporto invernale”», è l’avvertimento che rimbalza sui social ucraini di fronte al programma presidenziale lanciato a dicembre. Una «misura populista per tenere sotto controllo i cittadini», è l’accusa. Critiche a parte, il leader ucraino prova a riconquistarsi il sostegno di una nazione che rischia di voltargli le spalle. Da presidente-eroe a presidente di una guerra senza sbocchi: sembra questa la parabola dell’ex attore comico già entrato nella storia ucraina come il capo dello Stato che ha evitato la capitolazione all’inizio dell’invasione russa. Il presidente è sempre più solo. Dentro il Paese. E sullo scacchiere internazionale.

In Ucraina la sua popolarità è in caduta libera. Meno di un ucraino su due continua ad avere fiducia in lui. Complice l’avanzata dei russi che hanno rivendicato la conquista di un nuovo villaggio nell’oblast di Donetsk, il dilagare della corruzione statale che è considerata una piaga preoccupante da tre cittadini su quattro, la mobilitazione massiccia che fa tremare la popolazione fino alla soglia della sedizione silenziosa e che sta paralizzando l’economia, Zelensky viene ormai visto come un “oltranzista delle battaglie ad ogni costo”, anche di quelle al limite dell’impossibile: dai combattimenti in Donbass all’incursione nella regione russa di Kursk che si sta rivelando un bagno di sangue. Non è un caso che, secondo un sondaggio del giornale online Ukrainska Pravda, il 50% degli ucraini sia favorevole a un compromesso per far tacere le armi pur con «significative garanzie di sicurezza». Inoltre le continue sostituzioni volute da Zelensky nella squadra di governo e nelle forze armate sono lette come “cacciate” di chi chiede maggiori tutele per militari e gente comune. Una linea opposta a quella dell’attuale capo dell’esercito, Oleksandr Syrsky, il generale dal pugno di ferro.

Anche in Parlamento la capacità di tenuta del presidente è crollata. Appena il 10% dei deputati del suo partito, “Servitore del popolo”, gli resterebbe accanto, ha svelato la testata Rbc-Ucraina, tanto che Zelensky «prevede di reclutare personale militare, volontari e blogger in una nuova formazione». Nonostante sia stata prorogata ancora una volta la legge marziale che vieta in tempo di guerra il voto presidenziale, la macchina elettorale è partita. Un segnale per dire che il tempo del “presidentissimo” sta scadendo e lui non sarà l’uomo della pace. “Servitore del popolo” presenterebbe come candidato Mykhailo Fedorov, ex referente per il digitale di Zelensky e attuale vice ministro all’innovazione. Ma l’uomo forte destinato a succedergli e a vincere le elezioni è l’ex capo delle forze armate, il generale Valery Zaluzhny. Silurato un anno fa per contrasti di vedute militari, è stato inviato come ambasciatore in Gran Bretagna, grande alleato dell’Ucraina. Diverse forze politiche di Kiev hanno lasciato intendere di essere aperte a un’alleanza sul suo nome. E persino il fedelissimo consigliere di Zelensky, Andriy Yermak, ha discusso con Zaluzhny a Londra di un possibile patto.

Sugli scricchiolii interni fa leva Vladimir Putin. «Siamo pronti ai negoziati» con Trump, ha dichiarato. Senza Kiev al tavolo. Anzi, l’inquilino del Cremlino ha ribadito il «no» a colloqui diretti con Zelensky che continua a etichettare come «illegittimo» per il mandato scaduto un anno fa. E blandisce il neo-presidente Usa che ha definito «professionale, pragmatico, affidabile». Fino a ipotizzare che il conflitto «potrebbe finire in un mese e mezzo o due» se l’Occidente fermasse il sostegno all’Ucraina. Dagli Usa Trump ha già espresso la disponibilità a un incontro «immediato» con Putin. Ed è appena arrivato lo stop americano agli aiuti esteri che imporrà a Kiev il congelamento di numerosi progetti umanitari. Un doppio campanello d’allarme per Zelensky. «È impossibile escludere l’Ucraina da una trattativa», ha tuonato. E ha chiesto agli alleati di lavorare insieme perché Putin «ha paura dei negoziati» facendo «di tutto per prolungare la guerra». Un appello che ha già ricevuto il plauso di Madrid.





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