L’indagine nazionale sui giovani italiani realizzata da Ipsos in collaborazione con l’Osservatorio IUSVE (Istituto Universitario Salesiano Venezia) “Giovani e futuro” e presentata il 30 gennaio, fa emergere un profilo sorprendentemente sfumato della Generazione Z, una visione che sfida gli stereotipi più ricorrenti su questa coorte: con la prospettiva di un Giano bifronte questi giovani sono collocati, rispetto al futuro, in un continuum tra ottimismo e preoccupazione consapevole.
Il dato rilevante non è tanto l’inattesa quota di ottimisti (63%), quanto piuttosto l’equa ripartizione tra chi intravvede opportunità (42%) e chi, invece, ritiene di poterne sfruttare meno dei propri genitori (43%), dati che rilevano una visione più lucida e meno vittimista di quanto comunemente rappresentata dai media.
In base a quanto rilevato dal demografo Alessandro Rosina a commento dei dati del Censimento pubblicati dall’Istat a fine 2023 dall’indagine IUSVE-Ipsos emerge come, in realtà, il “degiovanimento strutturale” ormai endemico anche a casa nostra renda estremamente significativa questa resilienza giovanile, tipica di chi cerca di navigare con pragmatismo in acque agitate e non si arrende alla forza dei flutti.
La reale sfida che emerge dall’indagine, però, affiora sul fronte formativo: il 42% degli intervistati che ritiene inadeguata l’attuale offerta formativa non può non rappresentare un campanello di allarme per il sistema educativo nazionale.
Porto sicuro e rifugio si conferma la famiglia, con il 51% degli intervistati che la conferma come punto di riferimento principale
I giovani ritratti dall’indagine IUSVE-Ipsos non sono né ingenui ottimisti né disfattisti ma pragmatici sognatori, consapevoli della durezza della vita ma disposti ad affrontarla.
Marco Sanavio per #CubeLive
Leggi qui i dati estratti dall’indagine
_____________________________
Fonte Ufficio stampa IUSVE
Anelano al futuro, desiderano dare un contributo fattivo nel disegnarlo ma, contestualmente, non si nascondono le difficoltà del presente.
È questa una delle principali “istantanee” che emergono da un’indagine svolta da Ipsos in collaborazione con l’Osservatorio IUSVE “Giovani e futuro”, che ha coinvolto un campione rappresentativo di 2.000 giovani italiani d’età compresa tra i 16 e i 26 anni.
I DATI
Il 63% degli intervistati si dice “ottimista” o “abbastanza ottimista” per il futuro, anche se il 37% di chi è in territorio “pessimista” è più di una spia d’allarme di cui tener conto. I capisaldi per affrontarlo restano la “famiglia” (51% di risposte) e “l’amore e la vita affettiva” (46% di risposte), una sorta di comfort zone per gestire meglio il timore di “non riuscire a realizzare i miei obiettivi di vita”, segnalato come quello più sentito con il 43% di risposte, o di “non avere un lavoro che mi permetta di essere economicamente indipendente”, a seguire con il 42% di risposte.
Riscontri in chiaroscuro, sul crinale tra volontà di mettersi alla prova e percezione degli ostacoli da superare, che come noto nel Paese del degiovanimento strutturale non mancano. Ben il 66% degli intervistati afferma che la propria vita reale è distante (molto o abbastanza) dalla propria vita ideale, registrando così un plesso di frustrazione delle aspettative che sarebbe miope ignorare, anche in virtù delle mappe percettive testimoniate dai rispondenti: così, per un verso il 61% si dice determinato (anziché “non determinato”, con il 39%), il 59% sereno (contro il 41% di chi si dice preoccupato), il 58% capace di adattarsi alle situazioni (vs “incapace di adattarsi alle situazioni”, con il 42%), il 52% felice (contro il 48% di infelici) e il 51% ottimista (rispetto al 49% di pessimisti).
Per contro, questi stessi dati denotano un’estesa area di giovani il cui stato emotivo è maggiormente improntato alla sensazione di trovarsi in maggiori difficoltà e di avere meno strumenti per affrontarle. In questa situazione, però, non c’è spazio per l’autocommiserazione o per quella volontà debole di frequente attribuita in modo stereotipato ai giovani italiani.
Se il 56% dei rispondenti 16-26enni, infatti, ritiene che i giovani di oggi abbiano “più problemi” di quelli di ieri (rispetto al 33% che nel confronto intergenerazionale vede “uguali problemi” e all’11% “meno problemi”), la quota di chi nel confronto con i genitori vede più opportunità (42%) e meno opportunità (43%) è pressoché identica; non solo, ma il 40% dei giovani intervistati pensa che nel futuro avrà una situazione migliore (a livello economico, di reddito e di lavoro) migliore rispetto a quella dei genitori, contro il 18% di chi pensa sarà peggiore e il 27% di chi reputa sarà uguale.
«I giovani adulti che emergono dall’indagine – afferma Davide Girardi, responsabile dell’Osservatorio IUSVE “Giovani e futuro” – sono ben consapevoli delle sfide che li attendono nei prossimi anni e non si aspettano alcuno sconto. D’altra parte, però, sono anche consci che farcela in assenza di un investimento pubblico nelle loro competenze e nelle loro potenzialità è molto più arduo. In questo senso, rappresentano per un verso la volontà di essere protagonisti del cambiamento – soprattutto sul tema della sostenibilità e dell’intelligenza artificiale – ma non si nascondono il timore di fallire. Questo timore va preso sul serio, anche alla luce del disinvestimento nei propri giovani che il Paese ha dimostrato nel corso degli anni e della contrazione demografica che vede proprio la componente giovanile, quella più strategica per il futuro, ridursi in modo più che evidente e pericoloso per il futuro del Paese stesso».
Certamente, i giovani italiani non vogliono mancare all’appuntamento con il futuro e con quei macro-trend che oggi sono oggetto dei principali dibattiti. In primis, si dimostrano aggiornati sui principali vettori di cambiamento: ad esempio, il 75% degli intervistati indica di conoscere “bene” o “abbastanza bene” il concetto di sostenibilità e il 60% pensa di poter dare un contributo a una maggiore sostenibilità. Le principali barriere alla sostenibilità, secondo gli intervistati, sono soprattutto la “mancanza di educazione e formazione dei cittadini” (25%) e lo scarso interesse dei cittadini medesimi nelle politiche di sostenibilità (25%). In questo quadro, la maggioranza dei 16-26enni (48%) pensa che l’impatto della transizione ecologica sul mondo del lavoro sarà positiva e il 68% registra interesse per lavorare nel settore della sostenibilità (“molto” o “abbastanza”).
C’è tuttavia necessità di competenze più adeguate, visto che il 47% dei giovani raggiunti dall’indagine riconosce l’adeguatezza dell’offerta formativa attuale, contro il 42% che invece registra considerazioni contrarie. Se dal piano della sostenibilità ci si sposta all’altro grande macro-trend dibattuto oggi, quello dell’Intelligenza Artificiale, le rappresentazioni non mutano di segno. Il 59% pensa che essa avrà un impatto positivo sul mondo del lavoro, il 45% che il lavoro generato dall’IA sarà migliore (contro il 14% che lo immagina come peggiore) e il 65% degli intervistati ritiene che l’Intelligenza Artificiale genererà nuove professioni, oltre ad avere un impatto positivo sulla transizione ecologica per il 59% dei rispondenti. Tutte le informazioni relative ai progetti di ricerca sono reperibili all’interno del nuovo sito dell’osservatorio IUSVE “Giovani e futuro”, raggiungibile dal 30 gennaio all’indirizzo iusvegiovaniefuturo.it.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link