Tutto pronto per la prima riunione del 2025 della Banca centrale europea (Bce). Il mercato non sembra avere dubbi ed esitazioni: domani la Bce metterà a segno un nuovo taglio di 25 punti base. I rischi sul tavolo del board guidato da Lagarde restano legati ad alcuni fattori, tra cui “l’aumento delle tariffe e dei prezzi dell’energia”. Rischi legati ai dazi che potrebbero portare un ulteriore elemento di incertezza alle prospettive dell’area dell’euro.
Ma quali sono le domande principali per la Bce alla vigilia della riunione? Ecco le risposte di alcuni economisti, strategist raccolte alla viglia della riunione Bce.
Tagli tassi: quali decisioni verranno prese nel primo meeting 2025?
Domani la Bce si appresta a tagliere i tassi d’interesse di altri 25 punti base (si tratterebbe del quinto, dopo la prima sforbiciata annunciata il 6 giugno 2024), con la presidente Christine Lagarde che la scorsa settimana a Davos ha dichiarato come “la direzione sia molto chiara”. Una nuova sforbiciata che i mercati si attendono (quasi senza esitazioni), con uno sguardo rivolto già alle prossime riunioni. Peter Goves, head of developed market debt sovereign research di MFS IM, scrive: “fiducia in un taglio di 25 pb nella riunione di domani. Nutriamo una forte convinzione sul fatto che la BCE taglierà il tasso di riferimento di 25 pb dal 3,00% al 2,75%”.
“Ciò si basa su un ulteriore peggioramento dei dati sulla crescita e delle prospettive future dell’area euro, ma anche sulle dichiarazioni della BCE. Anche l’analisi sui prestiti bancari contribuisce a rendere più caute le prospettive sul fronte dei prestiti alle imprese. Non ci aspettiamo cambiamenti nella guidance, ma è probabile che vengano evidenziati ulteriori rischi al ribasso per le prospettive di crescita (come già accaduto nei resoconti di dicembre)”.
Policy rate, cosa succederà nei prossimi mesi?
Se le attese per il meeting di domani sono note, cosa attendersi per i prossimi mesi? “Sulla base di queste prospettive relativamente favorevoli sull’inflazione e di una crescita contenuta, prevediamo che il Consiglio direttivo continuerà a tagliare i tassi a un ritmo costante, fino a raggiungere l’1,75% in estate. I rischi principali per questo scenario includono un’ulteriore crescita dei prezzi dell’energia e una sorpresa nella politica commerciale (ci aspettiamo ancora che le auto europee siano prese di mira). Anche le elezioni tedesche del 23 febbraio potrebbero influenzare le prospettive di medio termine”. E’ di questa idea Shaan Raithatha, senior economist di Vanguard Europe.
“I tagli consecutivi da 25 punti base in occasione delle prossime due riunioni (30 gennaio e 3 marzo) sembrerebbero ormai decisi. Le cose si fanno meno chiare a partire da marzo, quando il ritmo del ciclo di taglio dei tassi potrebbe rallentare e spostarsi verso un andamento trimestrale. Le proiezioni trimestrali dello staff della BCE sul fronte economico e dell’inflazione saranno pubblicate a marzo e forniranno ai membri del Consiglio direttivo maggiori indicazioni sul percorso da seguire”, commenta Kevin Thozet, membro del comitato investimenti di Carmignac.
“In effetti, sul fronte dell’inflazione, la combinazione di un aumento dei prezzi del petrolio (+10% in 3 mesi), dei prezzi del gas (+15% in 3 mesi) e di un indebolimento dell’euro (-3% in 3 mesi) potrebbe alimentare le aspettative di un aumento dell’inflazione a breve termine – secondo le nostre stime fino allo 0,50%”, spiega l’esperto che aggiunge: “a quel punto, è ipotizzabile una maggiore chiarezza e persino novità positive sul fronte della crescita. Potrebbero arrivare indicazioni più ottimistiche e sorprese positive sul fronte degli utili. I risultati delle elezioni tedesche potrebbero portare a una coalizione più ristretta, con un programma favorevole alle imprese e un approccio più incline all’allentamento dei vincoli fiscali. Inoltre, un presidente degli Stati Uniti meno vendicativo di quanto inizialmente previsto o l’allentamento delle tensioni in Ucraina potrebbero contribuire positivamente”.
Cosa attendersi sul fronte euro/dollaro?
Alla vigilia della riunione Bce il dollaro continua la sua marcia, con il cambio euro/dollaro in flessione di circa lo 0,3% a quota 1,0402. “L’euro continua a essere guidato dagli eventi statunitensi, dalle notizie tecnologiche alla minaccia dei dazi. La nostra opinione è che né una Fed cauta oggi né una Bce dovish domani possano innescare un rimbalzo sostanziale dell’EUR/USD”, afferma Francesco Pesole, FX Strategist di ING, che stima “un risk premium sull’EUR/USD al 2%, il che è coerente con il rischio di ripresa di dazi universali da parte degli Stati Uniti dopo i commenti di Trump all’inizio di questa settimana”.
Secondo l’analisi di Pesole, l‘EUR/USD non dovrebbe spostarsi molto più lontano dal punto attuale entro la fine della settimana. “Se non altro, crediamo che i rischi siano orientati verso un movimento al di sotto di 1,040 piuttosto che verso un ritorno al di sopra di 1,050”, conclude.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link