rischi di perdere 1.200 euro all’anno

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L’allarme lanciato dalla Cgil si è rivelato fondato: chi ha un reddito annuo compreso tra 8.500 e 9.000 euro rischia di perdere 1.200 euro netti all’anno a causa del nuovo meccanismo di taglio del cuneo fiscale introdotto dal Governo. Questo effetto negativo colpisce i lavoratori più fragili, che diventano “incapienti”, ovvero con tasse da pagare inferiori alla soglia necessaria per ottenere il trattamento integrativo (ex Bonus Renzi da 100 euro al mese). La questione ha scatenato polemiche e ha costretto il Governo a riconoscere il problema, aprendo alla possibilità di un’integrazione economica per evitare una penalizzazione così grave per chi guadagna poco. Ma come si è arrivati a questa situazione? Perché il nuovo taglio del cuneo ha avuto un effetto così negativo su alcuni lavoratori? E soprattutto, quali soluzioni concrete sono allo studio per evitare questa perdita? Scopriamo tutti i dettagli.

Il taglio del cuneo fiscale introdotto nel 2025 aveva l’obiettivo di aumentare il netto in busta paga, ma per alcuni lavoratori ha prodotto l’effetto opposto. Secondo i calcoli della Cgil, i lavoratori con un reddito tra 8.500 e 9.000 euro all’anno rischiano di perdere 1.200 euro netti in un anno, perché il nuovo sistema li ha resi “incapienti” e quindi esclusi dal trattamento integrativo.

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Dopo la denuncia dei sindacati, il Governo ha ammesso il problema, spiegando che si tratta di una fascia di lavoratori limitata ma che subirà comunque una perdita significativa. Ora si valutano soluzioni correttive, ma al momento la situazione resta incerta.

Vediamo nel dettaglio come funziona il nuovo taglio del cuneo fiscale, perché alcuni lavoratori ci rimettono invece di guadagnare di più e quali misure il Governo potrebbe adottare per rimediare.

Cosa cambia con il taglio del cuneo fiscale 2025?

Dal 2025, il taglio del cuneo fiscale viene calcolato in modo differente rispetto agli anni precedenti. La principale novità è che il beneficio non viene più applicato sui contributi previdenziali, ma viene erogato come bonus netto in busta paga, esentasse.

Per i lavoratori con un reddito inferiore a 20.000 euro annui, il bonus è calcolato secondo le seguenti percentuali:

  • 7,1% per i redditi fino a 8.500 euro
  • 5,3% per i redditi tra 8.500 e 15.000 euro
  • 4,8% per i redditi tra 15.000 e 20.000 euro

Questo nuovo metodo di calcolo ha creato un effetto collaterale imprevisto, colpendo chi guadagna meno di 9.000 euro annui.

Perché chi ha un reddito tra 8.500 e 9.000 euro perde 1.200 euro netti?

Il problema evidenziato dalla Cgil riguarda il concetto di “incapienza fiscale”.

In pratica, i lavoratori con redditi tra 8.500 e 9.000 euro all’anno con il vecchio sistema riuscivano a beneficiare dell’ex Bonus Renzi da 100 euro al mese, perché pagavano abbastanza tasse per poterlo ottenere.

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Con il nuovo meccanismo, invece, il bonus viene applicato direttamente in busta paga, facendo diminuire l’Irpef da versare. Questo abbassamento delle imposte li rende incapienti, ovvero con un’Irpef più bassa della soglia necessaria per ottenere il trattamento integrativo.

Risultato: chi si trova in questa fascia di reddito non ha più diritto ai 1.200 euro annui di trattamento integrativo, e si ritrova quindi con meno soldi in busta paga.

Il Governo ammette il problema e pensa a una soluzione

Dopo la denuncia della Cgil, il Governo ha confermato che il problema esiste. La sottosegretaria all’Economia Lucia Albano ha ammesso che i lavoratori con redditi tra 8.500 e 9.000 euro perderanno 1.200 euro netti all’anno.

Per risolvere il problema, si stanno valutando diverse ipotesi, tra cui:

  • Un contributo straordinario per compensare la perdita del trattamento integrativo.
  • Una modifica del calcolo del bonus, per evitare che chi guadagna poco diventi incapiente.
  • Un’estensione della platea di beneficiari, includendo chi ha redditi sotto i 9.000 euro.

Tuttavia, al momento non ci sono decisioni definitive, e chi si trova in questa fascia di reddito rischia concretamente di perdere soldi.

Il problema in sintesi

Il taglio del cuneo fiscale 2025 doveva aumentare il reddito netto dei lavoratori, ma ha creato un problema per chi guadagna tra 8.500 e 9.000 euro annui. Questi lavoratori, infatti, perderanno 1.200 euro netti all’anno, perché il nuovo meccanismo li ha resi incapienti e quindi esclusi dal trattamento integrativo.

Dopo le proteste della Cgil, il Governo ha ammesso l’errore e sta valutando una misura correttiva. Tuttavia, non c’è ancora una soluzione concreta, e chi si trova in questa situazione deve monitorare gli aggiornamenti per capire se e quando verrà trovata una soluzione.

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