Spesso mi trovo a riflettere su alcune dinamiche del nostro sistema scolastico, che sembrano distanti dalle reali esigenze di chi vive e lavora nella scuola.
Tra queste, uno dei temi che più mi lasciano perplesso riguarda le prove INVALSI, uno strumento che, a mio parere, merita una profonda riflessione. Mi chiedo spesso quale sia il loro reale valore per la scuola italiana e se, allo stato attuale, il loro contributo non si riduca a una mera raccolta di dati statistici.
L’INVALSI, com’è noto, si occupa di valutare il sistema educativo attraverso rilevazioni standardizzate sulle competenze degli studenti. L’obiettivo dichiarato è quello di monitorare il livello di apprendimento e fornire una fotografia del sistema scolastico, utile per identificare punti di forza e criticità. Su carta, tutto sembra perfetto. Tuttavia, dopo diversi anni di esperienza come docente, non riesco a vedere un impatto concreto delle prove INVALSI sulla scuola. Le statistiche prodotte sono certamente interessanti, ma spesso si fermano lì: una serie di numeri che confermano quello che già sappiamo, come il divario tra Nord e Sud, l’emergenza matematica, che il 60% degli studenti di terza media, per quanto riguarda la lingua italiana, a livello nazionale raggiunge risultati sufficienti, insomma tanti dati ma senza che questi dati si traducano in interventi reali.
Non possiamo poi ignorare i costi economici e di tempo legati a queste prove. L’organizzazione delle rilevazioni, la gestione delle procedure e l’analisi dei risultati comportano un impegno finanziario significativo, stimato in diversi milioni di euro ogni anno. Le cifre esatte sono poco chiare, ma dalle poche notizie che girano in rete si tratta di veramente tanti soldi. Risorse che, a mio avviso, potrebbero essere impiegate in modo più utile e concreto.
Chi lavora in istituti tecnici o professionali sa bene quanto siano fondamentali i laboratori per fornire una formazione di qualità.
Tuttavia, spesso ci troviamo a fare i conti con la mancanza di materiali essenziali: cavi elettrici, pulsanti, relè, PLC, lampadine, sensori e altre attrezzature indispensabili per la didattica pratica.
A volte si tratta anche di cose banali, che costano pochi euro, eppure mancano. Non credo che le cose vadano meglio in altri indirizzi dove si ha molto a che fare con la parte pratica. Ogni volta che chiediamo fondi per acquistare questi strumenti, la risposta è quasi sempre: “Non ci sono soldi”. E allora nasce spontanea una domanda: perché non destinare i fondi delle prove INVALSI a risolvere queste problematiche reali e primarie?
C’è poi il tema del tempo che queste prove sottraggono alla didattica. Ogni anno, durante il periodo delle rilevazioni, le ore di lezione vengono interrotte per somministrare i test, organizzare gli studenti e gestire l’intero processo. Questo non solo spezza il ritmo delle attività didattiche, ma spesso crea un senso di frustrazione sia tra i docenti che tra gli studenti, che non comprendono appieno l’utilità di queste prove.
Personalmente, ritengo che le prove INVALSI siano diventate un esercizio di forma piuttosto che di sostanza.
Non intendo dire che il monitoraggio e la valutazione del sistema scolastico non siano importanti, ma non credo che questo sia il modo migliore per farlo. Forse è arrivato il momento di chiederci se abbia senso continuare a investire risorse in uno strumento che sembra avere un impatto così marginale, o se non sia più utile dirottare quei fondi verso interventi che possano risolvere i problemi concreti della scuola. Credo che ogni docente sappia già quanto valgano i propri allievi, se sono preparati o meno; non c’è bisogno di statistiche elaborate da un software per confermarlo.
A riguardo, mi permetto di coinvolgere anche i lettori e propongo una riflessione collettiva. Sarebbe interessante che Tecnica della Scuola avviasse un sondaggio per raccogliere le opinioni di docenti, dirigenti scolastici, studenti e famiglie su questo tema. Cosa pensano davvero le persone coinvolte nella scuola delle prove INVALSI? Credono che siano uno strumento indispensabile o ritengono, come me, che si possano abolire e reindirizzare le risorse verso le esigenze più urgenti della scuola?
Il mio è solo un punto di vista personale, ma credo che un confronto aperto e costruttivo possa aiutare a far emergere opinioni diverse e, magari, portare a un ripensamento sull’utilizzo delle risorse nella scuola italiana.
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate voi. È davvero indispensabile continuare con le prove INVALSI o è il momento di cambiare rotta?
Fabio Gangemi
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