Palermo, incontri fra boss e volti nuovi: dal costruttore all’architetto

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PALERMO – Leggere i nomi coinvolti nel blitz costringe a riportare le lancette del tempo indietro di tre decenni. I vecchi boss hanno ripreso in mano il potere. Controllano il territorio e custodiscono il patrimonio mai finito sotto sequestro.

A cominciare da Franco Bonura. Dopo avere scontato 21 anni e 8 mesi di carcere era diventato un uomo libero. Non ha perso tempo e ha cercato subito di riallacciare i vecchi rapporti. Per primi quelli con un altro boss dell’Uditore, Agostino Sansone, mediati da Giuseppe Costa.

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Il primo incontro è avvenuto il 15 marzo 2021. L’obiettivo di Bonura era, come diceva Agostino Sansone, “aprire le maglie”. Bonura avrebbe cercato l’autorizzazione di Gaetano Sansone – fratello di Agostino, allora ai domiciliari e considerato l’uomo forte – per tornare operativo.

La sua ricerca di consensi passava anche dai contatti con Girolamo Buscemi, detto Mummino. Rosario Parisi, un altro degli arrestati del blitz, d’altra parte si era espresso con chiarezza: era importante contattare la famiglia di Passo di Rigano, ma probabilmente pesavano ancora le vecchie ruggini con gli “scappati” della guerra di mafia. “Se c’era Totò Riina accettava questo?”, diceva Parisi.

Totò Riina non c’è più e gli scappati sono tornati in città da tempo. Alcuni sono stati arrestati di nuovo. Come Tommaso Inzerillo che si era messo in contatto con Giovanni Buscemi, nuovo capomafia di Passo di Rigano, per farsi rappresentare alla riunione della cupola del 2018 convocata a Baida.

Anche Giovanni Buscemi è tornato in carcere da qualche anno. Stessa sorte tocca oggi al fratello Girolamo che con Inzerillo aveva avuto modo di confrontarsi. Gli aveva raccomandato di dire al fratello di essere prudente dopo la scarcerazione: “… non deve uscire neanche da casa… gliel’ho detto a suo fratello…”.

Bisognava compattarsi come spiegava Giuseppe Spatola, genero di Inzerillo: “… si dovrebbe persuadere pure, che volere è volare, poi appunto uno nella famiglia si deve stringere, non è che se ne può andare da uno alla larga, uno fuori, glielo voglio fare capire, lo deve capire”.

Pochi gironi dopo la scarcerazione di Giovanni Buscemi i poliziotti della Mobile hanno monitorato un incontro con Tommaso Inzerillo in una casa in via Mogadiscio. “Poi avantieri sono venuti tutti e due qua c’era pure tuo fratello Munimmo…“, diceva Inzerillo a conferma che anche il fratello Girolamo era operativo. Poi, una volta che sono stati tutti arrestati, sarebbe dientato il nuovo capofamiglia.

Ed ecco che a partire dal mese di ottobre 2021 si sono ripetuti gli incontri fra Mummino Buscemi e Bonura. Il suo factotum e autista, Michele Spataro, lo prelevava nella sua abitazione di via Ausonia e lo accompagnava a Passo di Rigano. Per la precisione in via Petrulla dove c’è la villa di Buscemi. L’autista veniva invitato ad allontanarsi. Al suo ritorno Bonura una volta gli confidò che lo aveva salutato come “se fosse quindici anni indietro”.

Vecchi rapporti fra vecchi boss accanto ai quali avrebbero lavorato volti nuovi. Ad esempio il costruttore Eugenio Avellino, il cui nome salta fuori nella storia di un uomo costretto a vendere un terreno a prezzo di favore.

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Ed ancora nelle minacce rivolte all’amministratore di una nota società che vende materiale edile affinché rinunciasse ad un credito da 70.000. Al massimo gli sarebbe stato pagato a rate e solo se le imprese di Avellino fossero state favorite nell’aggiudicazione di futuri lavori.

Fra i volti nuovi degli arrestati nel blitz di oggi ci sono Alessandro Costa, che si sarebbe prestato a schermare gli interessi della famiglia Sansone nella società che gestiva la discoteca Notr3 in via Pasquale Calvi, e l’architetto Mauro Pace che risponde di estorsione. Con Roberto Sansone avrebbe costretto un costruttore a pagare oltre 170 mila euro per lavori mai svolti dall’impresa dei Sansone.

Insospettabile è pure Giuseppe Costa, salumiere che faceva da tramite per fissare incontri riservati fra Bonura e con gli altri indagati.

Nel frattempo i vecchi boss vivono di rendita. A Bonura ad esempio, secondo la ricostruzione del procuratore Maurizio de Lucia, dell’aggiunto Marzia Sabella e del sostituto Giovanni Antoci, sarebbe riconducibile l’immobiliare Florens che gestisce una cinquantina di immobili. “Florens che sarebbe il signor Franco”, hanno captato le microspie.



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