«Non sono no-vax, ma anti-abortista»

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Con la sua voce roca, conseguenza di una decennale disfonia spasmodica, Robert Kennedy jr. ha finalmente risposto in pubblico alle domande della prima delle due Commissioni del Senato che devono stabilire la sua idoneità a diventare ministro della Sanità. Quella di ieri è stata una delle audizioni più combattute per un candidato dell’amministrazione Trump. Le domande tuttavia si sono concentrate esclusivamente sulla materia in questione, la sanità, senza mai esulare sulla vita privata del candidato, nonostante il giorno prima sua cugina Caroline Kennedy avesse reso pubblica un’accorata lettera con cui chiedeva ai senatori di non approvare la candidatura del cugino, che ha definito un «predatore» e del quale ha ricordato il passato costellato da episodi controversi e scelte discutibili.

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LA BATTAGLIA

Kennedy, un ex democratico passato nel campo di Trump, è stato invece bersagliato sulle sue posizioni scettiche sui vaccini, sulle affermazioni antiscientifiche sulle cause dell’aids, sulle sue teorie che i pesticidi causino la transessualità nei bambini, e sui suoi interessi personali nel settore della medicina alternativa, come vitamine, integratori e terapie non convenzionali. Da quando il 71enne avvocato è stato nominato da Trump per la sanità, ha molto attenuato le sue posizioni e per evitare conflitti ha lasciato lo studio legale specializzato in cause per danni contro le aziende farmaceutiche con il quale ha guadagnato milioni di dollari. Negli ultimi mesi è diventato il portabandiera del popolare movimento “Make America Healthy Again”, che si batte per migliorare la salute degli americani proponendo esercizio e buona alimentazione. Su questo punto si è trovato un raro momento di consenso bipartisan, che ha generato persino un attimo di leggerezza: «Non voglio togliere il cibo a nessuno – ha assicurato Kennedy -. Se vi piacciono i cheeseburger di McDonald’s, che il mio boss adora, dovreste poterli avere». La battuta ha riscosso l’ilarità generale, e Kennedy ha aggiunto: «Ma dovreste sapere quali sono gli impatti sulla vostra famiglia e sulla vostra salute».

IL PRESSING

Vari senatori democratici hanno cercato di far capire ai colleghi che le posizioni più moderate di Kennedy non sono convincenti e sarebbero solo una scelta opportunista per soddisfare il suo “boss”, come lui stesso definisce Trump. Per esempio, due senatori democratici, nella speranza di portare dalla propria parte qualche repubblicano pro-life, hanno insistito sulle decennali posizioni pro-choice di Kennedy, ora «cedute per interesse, per adeguarsi con il presidente Trump» come ha protestato la senatrice Maggie Hassan. Kennedy ha infatti dichiarato di condividere la posizione di Trump, secondo cui «ogni aborto è una tragedia», e ha sostenuto che gli Stati Uniti non possano «essere una nazione di principi morali se contano 1,2 milioni di aborti all’anno», citando un dato errato, visto che il numero reale è poco sopra i 600 mila. Peraltro è riuscito ad evitare di prendere posizioni definite su vari punti, ad esempio non ha dato una risposta al senatore Sheldon Whitehouse che gli chiedeva di affermare una volta per tutte che «i vaccini sono sicuri», nonostante abbia ammesso che tutti i suoi sei figli sono vaccinati. Non ha neanche risposto al senatore Bernie Sanders che invece gli chiedeva di stabilire che «la salute è un diritto umano». Kennedy ha avuto attriti perfino con alcuni repubblicani: in un acceso scambio con il senatore Bill Cassidy, ha rivelato un’inattesa scarsa familiarità con Medicare e Medicaid, i programmi che garantiscono copertura sanitaria a oltre 150 milioni di americani. In caso di conferma, Kennedy assumerebbe la direzione di una burocrazia tentacolare, con un bilancio annuale che supera i 1.700 miliardi di dollari e un dipartimento che finanzia l’assistenza sanitaria per milioni di americani, Medicare e Medicaid incluse. Oggi ci sarà la seconda audizione, con la Commissione Sanità, che promette di essere ancora più agguerrita.

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