La nuova occupazione verde della transizione ecologica in Campania: 152.390 nuovi contratti relativi a green jobs nel 2023

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Innovare produzioni e prodotti, decarbonizzare l’economia italiana per moltiplicare i posti di lavoro e competere sui mercati internazionali. È questa per Legambiente la ricetta vincente per accelerare in Italia ed in Campania la transizione ecologica e per rendere concreto questo scenario l’associazione ambientalista presenta oggi a Roma, in occasione della seconda edizione del Forum “L’Italia in cantiere”, la “Bussola per la competitività” dell’economia italiana.

Nonostante la strada in salita, la Campania crede nella transizione ecologica come dimostrano le tante imprese che puntano sempre più su decarbonizzazione, sostenibilità ambientale ed economia circolare e che per Legambiente non devono essere lasciate sole in questo percorso. Esempi concreti sono rappresentati dal modello virtuoso di separazione e riciclo della plastica da raccolta differenziata in provincia di Caserta, l’ex stabilimento Whirpool oggi Italian Green Factory Tea Teak Group che sta trasformando gli spazi, la fabbrica e la linea produttiva e grazie ad un processo di riconversione e ammodernamento darà alla luce un’ industria di produzione di componenti per impianti fotovoltaici. E ancora la spinta che arriva dalla Campania delle fonti rinnovabili con risultati evidenti e concreti: nel 2023 si registra rispetto al 2022 +9% sulla potenza installata e +11% sulla produzione di energia, +36% del numero di impianti fotovoltaici, +21% di potenza fotovoltaica e, riguardo invece alla produzione, +21% per quella eolica e +38% per quella idroelettrica. Secondo ANEV, in questo settore c’è un potenziale in termini occupazionali al 2030, con una previsione di nuova occupazione per oltre 8mila persone.

“Il nostro Paese – dichiara Mariateresa Imparato , presidente regionale di Legambiente– è ancor ancora oggi ostaggio del vecchio sistema produttivo fossile e inquinante. È arrivato il momento di liberarlo. Accelerare la transizione ecologica non è solo una necessità per contrastare la crisi climatica, ma rappresenta una straordinaria opportunità per garantire un futuro occupazionale a milioni di persone, per abbassare le bollette, per aumentare l’indipendenza dall’estero e dagli speculatori delle fossili. Al Governo Meloni chiediamo di archiviare la stagione delle scelte energetiche miopi basate su gas e nucleare, e dei decreti che frenano lo sviluppo delle rinnovabili, come il decreto agricoltura e quello sulle aree idonee. Come Legambiente proseguiamo a lavorare per la realizzazione di una grande opera: il Cantiere Campania 2030.Un’opera sostenibile, sociale e economica da realizzare mettendo in campo azioni per diffondere dal basso la cultura della transizione ecologica a partire da territori conflittuali. E’ necessario rilanciare in Campania una politica industriale basata sulla produttività ad alto valore aggiunto capace di intervenire su tre fattori determinanti: innovazione tecnologica, transizione ecologica ed energetica, formazione dei lavoratori. Inoltre diversificare le esportazioni, attraverso specifiche politiche pubbliche, sia di supporto alla localizzazione e alla infrastrutturazione delle attività economiche, sia di investimento sulla sfera cognitiva per accrescere le competenze del capitale umano incoraggiando la creatività, la ricerca scientifica e tecnologica. Noi continueremo a fare la nostra parte chiedendo alla politica di avere coraggio e di governare senza scorciatoie affrontando le storiche vertenze presenti nella nostra regione per vincere insieme le tre sfide epocali, quella climatica, quella economica e quella sociale. Non possiamo aspettare ulteriori promesse per il futuro, o rinviare ulteriormente le scelte indispensabili perché, semplicemente, sarebbe troppo tardi. E soprattutto senza fare sconti a chi cavalca le eco-ansie e la disperazione con furbizia, per accumulare facili consensi.”

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Green jobs – Parlare di transizione ecologica significa parlare di green jobs. Stando ai dati del rapporto GreenItaly 2024 di Fondazione Symbola, Unioncamere e Centro Studi Tagliacarne, nel 2023 in Campania le figure professionali legate alla green economy sono 196 mila unità che rappresentano 11,5% del totale degli occupati in regione. Sono in totale 152.390 nuovi contratti relativi a green jobs nel 2023 (+5,9% rispetto al 2022, pari a 8600 unità aggiuntive), ed un’incidenza sul totale delle attivazioni previste nella regione del 34,9%. Rispetto alle graduatorie relative alle città metropolitane e alle province, troviamo tre province campane nelle prime 20 posizioni. Nell’area metropolitana di Napoli, terza a livello nazionale, nel 2023 sono stati attivati 78.650 contratti green jobs, +4% rispetto al 2022, segue la provincia di Salerno 15^ con 32.100 +10% rispetto al 2022, e Caserta 20^ con 24.780 +7,6% rispetto il 2022. “I green jobs – conclude Mariateresa Imparato, Presidente Legambiente Campania – rappresentano una risposta concreta al fragile mercato del lavoro regionale offrendo nuove occasioni occupazionali, in particolare per l’ampia fascia di popolazione giovanile, e rendendo tangibile la realizzazione di una giusta transizione ecologica. Ampliare le opportunità di lavoro attraverso lo sviluppo sostenibile significa ridurre le disuguaglianze sociali, contrastare la povertà in tutte le sue declinazioni, combattere contro le forme di lavoro illegale e sommerso. In altre parole, la promozione e la diffusione dei green jobs contribuiscono ad ampliare le possibilità occupazionali dei territori, creando nuove occasioni di sviluppo più equo, sostenibile e democratico.”

La bussola, presentata oggi a Roma a firma Legambiente è composta da 14 proposte riguardanti quattro aree di intervento – iter autorizzativi, energia, economia circolare e controlli ambientali – su cui è fondamentale lavorare per avere un’Italia davvero decarbonizzata, circolare e competitiva a livello internazionale. Questa bussola, definita partendo dalle condivisibili istanze della parte più avanzata dell’industria, protagonista della rivoluzione energetica e circolare in Italia, va nella direzione del superamento di quegli ostacoli non tecnologici – dalle autorizzazioni troppo lente alle norme troppo complesse, fino alle mancate premialità per le produzioni più innovative – che ancora oggi ingessano il nostro Paese.





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