in provincia +62% di ore

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È stato pubblicato l’osservatorio Inps sulle ore autorizzate di cassa integrazione (ordinaria, straordinaria e in deroga) nel 2024. I dati confermano e aggravano le preoccupazioni sollevate in questi mesi a livello nazionale e regionale. Nel 2024 in Emilia-Romagna sono state autorizzate 60,5 milioni di ore di Cig (Cigo – Cigs – Cigd), in aumento del 54,7% rispetto ai 39 milioni di ore autorizzate nel 2023. Si tratta dei dati più elevati dalla fine dell’emergenza pandemica.

Dati che si inseriscono in un trend nazionale che dovrebbe destare allarme nel Governo: in Italia nel 2024 sono state autorizzate 495.518.268 ore di cassa integrazione, in aumento rispetto al 2023 (+21,1%) e al 2022 (+5,8%). Per quanto riguarda la provincia di Rimini si registrano: 6.430.859 ore, rispetto alle 3.971.186 ore del 2023 (61,9%).

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Nello specifico, nel 2024 in Emilia-Romagna sono state complessivamente autorizzate: 44.947.336 ore di Cigo (cassa ordinaria), in aumento rispetto alle 29.494.653 del 2023 (+52,4%); 15.546.346 ore di Cigs (cassa straordinaria), in aumento rispetto alle 9.609.352 del 2023 (+61,8%). Particolarmente allarmanti sono i dati degli ultimi mesi dell’anno: nell’ultimo quadrimestre (settembre-dicembre) sono state autorizzate 26.505.520 di ore di Cig, contro le 15.760.265 di ore autorizzate nello stesso periodo del 2023 che corrispondono ad una crescita vertiginosa del 68,2%. 

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A questi dati vanno sommati i dati che riguardano il settore della somministrazione di lavoro: nel 2024 ad oggi in Emilia-Romagna sono stati attivati 393 Ais (ex Tis) che coinvolgono 2.171 lavoratrici e lavoratori.

La crisi sta colpendo con particolare forza il comparto artigiano, ovvero il tessuto di piccole e piccolissime imprese, fondamentale per l’economia della nostra Regione. Da Fsba (fondo bilaterale per l’erogazione degli ammortizzatori nel comparto artigiano) arrivano dati molto preoccupanti: nei primi 11 mesi dell’anno l’utilizzo di Fsba in Emilia-Romagna è aumentato del 90% rispetto allo stesso periodo del 2023. Una crescita trainata dal settore del tessile, abbigliamento e arredamento, dal settore delle pelli/cuoio e calzature e dal settore metalmeccanico. L’utilizzo di Fsba ha riguardato oltre 1.500 imprese artigiane della regione e coinvolto oltre 10mila lavoratrici e lavoratori.

“I dati rilasciati dall’Inps – commenta il segretario generale Cgil Emilia Romagna Massimo Bussandri – sono gravi e preoccupanti. Contesto internazionale, crisi della manifattura tedesca e rallentamento dell’economia italiana stanno mettendo a dura prova la tenuta del sistema manifatturiero a livello nazionale e regionale. La crisi industriale dovrebbe essere la priorità del governo, che invece ripropone la ricetta inutile e dannosa dell’austerità, come sempre pagata dai più deboli. Chiediamo da mesi risposte concrete su investimenti, politiche industriali e ammortizzatori sociali ma il governo appare completamente disinteressato alle condizioni reali dell’economia e del lavoro del Paese”.

“A livello nazionale – aggiunge Paride Amanti della segreteria Cgil Emilia Romagna – i dati Istat parlano chiaro: 22 mesi consecutivi di calo della produzione industriale, in calo a novembre 2024 del 3,2% sullo stesso periodo del 2023 e con veri e propri crolli nei settori della fabbricazione dei mezzi di trasporto (-10,4%) e delle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-9,9%), mentre si registrano cali diffusi in molti settori che rappresentano filiere fondamentali anche per la manifattura regionale (gomma-plastica, metallurgia, fabbricazioni di macchinari e attrezzature, ecc.). Anche un settore fondamentale come la chimica di base è nel pieno di un progetto che punta sostanzialmente alla dismissione da parte di Eni di un settore strategico per tutta la manifattura e che in Emilia-Romagna occupa migliaia di posti di lavoro nei petrolchimici e in tutto l’indotto”.

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“È ora – conclude Bussandri – che il governo metta da parte la propaganda con cui cerca di distogliere l’attenzione dai suoi fallimenti. Servono risposte e servono con urgenza. Servono ammortizzatori in deroga per i settori maggiormente colpiti e servono politiche industriali in grado di accompagnare il sistema produttivo nella transizione ecologica e nella rivoluzione tecnologica. È quanto mai urgente una regia pubblica di questi processi, altrimenti il rischio è un vero e proprio processo di desertificazione industriale che, come organizzazione sindacale, contrasteremo in ogni modo. La difesa dell’occupazione e del sistema produttivo regionale sarà per noi una priorità assoluta anche nel confronto con la nuova giunta regionale e nell’ambito del Patto per il lavoro e per il clima. Bene ha fatto prima delle festività il presidente de Pascale a scrivere al governo una lettera, condivisa nei contenuti nel Patto, richiedendo al governo impegni e azioni concrete. L’apertura da parte del governo alla proroga dell’ammortizzatore in deroga per il comparto della moda non è tuttavia sufficiente. Devono arrivare risposte per tutti i settori in crisi, a partire dal metalmeccanico e dall’automotive”.

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