Fra il 2023 e il 2024 pesca degli esemplari quasi raddoppiata: ripristinato il contributo per ogni chilo pescato
Cattura selettiva con gabbie metalliche delle femmine fecondate già da marzo, ripristino del contributo di almeno un euro per ogni chilo pescato e per lo smaltimento delle quantità non commestibili, più altri contributi per l’acquisto della semina e dei mezzi di protezione degli allevamenti per evitare che vengano attaccati dal letale crostaceo acquatico.
Questi i punti salienti del Piano anti- granchio blu illustrati martedì in Regione ai rappresentanti del comparto ittico veneto dal commissario straordinario all’emergenza granchio blu, Enrico Caterino e dall’assessore regionale alla Pesca Cristiano Corazzari. Il Piano è stato presentato lo scorso 22 gennaio ai ministeri di Ambiente e Agricoltura e sarà attuato con risorse da Regione, governo e dal Feampa, il Fondo europeo per gli Affari marittimi, la Pesca e l’Acquacoltura.
A rischio 4mila posti
La road map del commissario prevede l’ok del governo al Piano, che dura fino al 2026, a fine mese e poi l’attuazione. «Un piano su tutti gli aspetti emersi negli incontri con enti locali, comunità scientifica e operatori della pesca — chiarisce Caterino — Dimostra come sull’emergenza il governo abbia attenzione molto forte». Per l’attuazione il commissario potrà disporre di 10 milioni di euro. L’invasione del granchio blu, iniziata nell’estate 2023, ha fatto danni totali stimati per circa 200 milioni di euro. In Polesine l’invasione ha messo a rischio la tenuta di 3.000 aziende del settore ittico e circa 4.000 posti di lavoro. «Regione e Governo lavorano insieme per coordinare le azioni messe in campo ma anche perché le risorse impegnate siano spese nel miglior modo possibile — ha spiegato l’assessore Corazzari — Il Veneto sempre capofila in questo campo, le misure adottate sono state prese ad esempio nello stesso Piano d’intervento e condivise col settore della pesca».
La gestione emergenziale
Nell’incontro, sono stati presentati anche i progetti «Gestione emergenziale del granchio blu Callinectes sapidus nel Delta del Po veneto» e «Mappatura ambientale ed eco-fisiologica del granchio blu nelle acque interne e marittime del Veneto», realizzati con la collaborazione delle università di Padova e di Ca’ Foscari di Venezia, di Arpav e dell’ente regionale «Veneto Agricoltura» per dare solide basi scientifiche alle misure contro la proliferazione del granchio divora-vongole e per sostenere la pesca nella laguna di Venezia e nel Delta del Po, dove negli allevamenti di molluschi la perdita ha raggiunto punte del 90 per cento.
Il comparto a picco
Già dagli studi realizzati da Arpav e da «Veneto Agricoltura» nel 2023, che hanno monitorato presenza e abitudini del crostaceo, emergono la sua altissima capacità riproduttiva e la resilienza alle condizioni ambientali e climatiche più avverse: nel solo 2024 rimosse 1.900 tonnellate di esemplari (l’anno prima erano state 1.000 quindi quasi un raddoppio), numeri che hanno mandato a picco l’intero comparto produttivo delle vongole. La partecipazione con 350 mila euro della Fondazione Cariparo al progetto di mappatura del granchio, spiega il presidente Gilberto Muraro, «rientra nel nostro impegno costante verso la protezione dell’ambiente. Confido che, con questa collaborazione, si arrivi a un modello di gestione efficace e replicabile per affrontare l’emergenza attuale ma, soprattutto, per tutelare le nostre comunità nel prossimo futuro».
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