Bucci: «Piena collaborazione con il Garante dei detenuti per i reinserimenti»

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«La nostra Costituzione si fonda sul lavoro, una priorità per la Regione Liguria perché genera crescita economica, inclusione sociale e opportunità. Il lavoro è essenziale per chi ha vissuto un’esperienza detentiva: formarsi e lavorare durante il carcere significa essere pronti al pieno reinserimento nella società civile. Per questo, la Regione ribadisce la sinergia con il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive, mettendo in campo risorse, incentivi assunzionali e progetti mirati. Eventi come quello di oggi ci consentono di migliorare il sistema trovando percorsi di reinserimento efficaci». Lo ha detto il presidente della Regione Liguria Marco Bucci aprendo il Convegno “Dalla cella al lavoro: la sfida dell’occupazione nel carcere del XXI secolo”, in corso questa mattina a Palazzo Ducale.

Allo stato attuale il progetto più esteso avviato dalla Regione Liguria e cofinanziato da Cassa delle Ammende è “Vasi comunicanti: dall’esecuzione penale alla rete territoriale del lavoro e del benessere sociale” finanziato per 2 milioni e 300 mila euro. Le principali attività vengono erogate dagli Spin plus (sportelli di inclusione) intramurari, extra murari e per le vittime di reato che vengono gestiti dagli enti del terzo settore. A tal proposito questi ultimi mettono a disposizione degli operatori qualificati i “mediatori di rete e di comunità” che svolgono attività di front office e di backup office tramite la riattivazione della cittadinanza. Per il prossimo triennio la Regione Liguria parteciperà al bando Pon inclusione 2021 2027 “Una giustizia più inclusiva” che prevede uno stanziamento di fondi Fse+ e Fesr pari a circa 2 milioni e 800 mila euro. Il progetto prevederà azioni di formazione professionale, inserimenti lavorativi e rafforzamento degli Spin plus.

«Combattere la recidiva, diminuire i rischi suicidiari in carcere e favorire il reinserimento sociale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale sono tra i principali obiettivi della Regione Liguria in ambito penale – ha detto l’assessore alle politiche sociali Massimo Nicolò –. È importante portare avanti questi progetti, anche grazie ai fondi del ministero di giustizia, per sostenere il benessere psicologico fisico e sociale delle persone. Il sistema di giustizia, che viene coordinato dalla cabina di regia penale, mette in sinergia progetti sociali e sanitari per sostenere queste persone verso il reinserimento sociale».

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«La Regione Liguria crede nell’importanza dell’avviamento al lavoro dei detenuti per il loro reinserimento – ha detto l’assessore al lavoro e alla formazione Simona Ferro –. Chi esce dal carcere è spesso privo di formazione e deve accontentarsi di lavori sottopagati e sottostimati, controproducenti al fine di una piena reintegrazione sociale. È fondamentale quindi costruire percorsi mirati: noi abbiamo avviato un’importante sperimentazione nell’ambito del progetto Gol con 35 detenuti della Casa Circondariale di Marassi che sta dando ottimi risultati. Replicheremo la stessa formazione anche a Pontedecimo, a Chiavari e a seguire in tutte le case circondariali della regione. Penso che sia la strada giusta per venire incontro alle esigenze di persone che hanno bisogno di una seconda chance: è statisticamente provato che se gli ex detenuti riescono a rientrare nel mondo del lavoro le recidive diminuiscono».

Coldiretti ha preso parte alla tavola rotonda con l’intervento di Paolo Campocci, direttore di Coldiretti Genova, che ha illustrato la posizione dell’associazione sul tema del reinserimento sociale nel contesto agricolo. «L’agricoltura – , ha spiegato – può offrire un contributo significativo al reinserimento sociale delle persone detenute, grazie a percorsi di formazione tecnica e opportunità lavorative concrete. Negli istituti penitenziari, la creazione di spazi verdi dedicati alla formazione tecnico-agricola rappresenta un primo passo importante per avvicinare i detenuti a un mestiere legato alla terra, che può offrire prospettive di crescita personale e professionale». Inoltre  «L’agricoltura di oggi non è solo raccolta e semina manuale. Tecnologie avanzate hanno rivoluzionato anche le attività più basilari. È fondamentale che la formazione per i detenuti includa competenze tecniche adeguate, per prepararli a un mercato del lavoro che richiede professionalità e padronanza di strumenti tecnici innovativi. Ecco perché – ha concluso Campocci –   l’utilizzo mirato dei fondi del Programma di Sviluppo Rurale (PSR) per l’agricoltura sociale può essere un elemento decisivo per dare slancio a iniziative di reinserimento lavorativo legate al nostro settore».



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