Uccisa dalla droga a 15 anni, la mamma: «Ho chiesto aiuto per anni, ora voglio giustizia»

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San Bonifacio

La ragazzina, della città, trovata morta in una casa dell’Ater a San Bonifacio. Indagini in corso, i carabinieri arrivati per una segnalazione. Disposta l’autopsia.

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Case Ater in via Ambrosini a San Bonifacio (Diennefoto)




Case Ater in via Ambrosini a San Bonifacio (Diennefoto)



Case Ater in via Ambrosini a San Bonifacio (Diennefoto)

Una ragazza di 15 anni è stata trovata morta nella tarda mattinata di lunedì in un appartamento dell’Ater, a San Bonifacio. La giovanissima, che ha la cittadinanza italiana ed era residente a Verona, potrebbe essere stata uccisa da una dose letale di droga, si ritiene eroina. Un’ipotesi, quella dell’overdose, che dovrà essere confermata dagli esami autoptici disposti dall’autorità giudiziaria, ma che già solo a formularla basta a rendere l’avvenimento inquietante.

Stiamo parlando, infatti, di una situazione decisamente insolita per i tempi attuali, che riporta alla mente i decessi che nei decenni scorsi hanno decimato intere generazioni. Quelle morti a ripetizione conseguenti al diffondersi dell’uso dell’eroina che per anni hanno funestato anche l’Est Veronese.

Condominio Ater

Il teatro di questa vicenda è un condominio dell’Azienda territoriale per l’edilizia residenziale che si trova alla fine di via Ambrosini. Una struttura formata da due edifici affacciati su un vialetto d’ingresso comune che, a vederla, è ben tenuta ed in buono stato. Al piano terra di uno dei due stabili ci sono un paio di appartamenti privi di inquilini.

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In uno di essi, che da verso la strada, lunedì mattina i carabinieri, che sono arrivati lì in seguito ad una segnalazione, hanno trovato morta la giovane. I militari hanno subito chiamato i soccorsi, tanto che sono arrivati sia un’ambulanza che un elicottero, che si è calato nel piazzale antistante il condominio, ma non c’è stato niente da fare. La ragazza, che avrebbe compiuto sedici anni il prossimo giugno, è infatti morta.

L’epilogo della sua breve e tormentata vicenda umana è inevitabilmente finito al centro delle attenzioni di chi in quello stabile vive. Chi lunedì mattina ha visto arrivare carabinieri ed operatori sanitari, pur spiegando di aver evitato di avvicinarsi per non essere d’intralcio, inevitabilmente ieri si diceva molto scosso. E se c’era chi assicurava che non si era mai accorto di situazioni sospette, qualcuno invece affermava di aver informato le istituzioni di situazioni se non di vero e proprio degrado, quantomeno preoccupanti, parlando di strani andirivieni di persone non conosciute.

Di queste cose in Comune affermano di non essere a conoscenza. L’ultima segnalazione arrivata in municipio riguardava infatti un problema relativo ai cani che aveva l’inquilino dell’appartamento in cui c’è stato il decesso. Essa risale ad un anno fa. Poi, spiegano in municipio, non è arrivata nessuna richiesta di intervento.

Arrivata dalla città

Sulla morte ora sono in corso indagini. Che dovranno ad esempio spiegare per quali motivi una ragazza che abitava in città sia finita in quell’appartamento di San Bonifacio, che non è occupato solo da qualche mese e che si trova fra l’altro in una zona residenziale piuttosto lontana dalla stazione ferroviaria e dal centro della cittadina.

Ieri, intanto, è arrivato un pesante j’accuse dalla mamma della ragazza. La donna, che vive in città, a Borgo Roma, ha chiamato il nostro giornale dicendo che ha «inutilmente chiesto aiuto per sua figlia per anni». «Anche lunedì mattina ho chiamato i servizi sociali del Comune di Verona pregandoli di intervenire in fretta, perché temevo che succedesse qualcosa di brutto, e poi, dopo qualche ora, i carabinieri mi hanno informata che era morta», spiegava piangendo.

Lo faceva raccontando una storia che definire difficile è dire poco: «Ho fatto andare mia figlia in comunità a San Patrignano a 12 anni perché frequentava un pluripregiudicato, ma è scappata e poi ha iniziato a fare uso di droga». «Ho domandato l’intervento sia del Comune che dei medici, visto che mia figlia aveva anche un disturbo da deficit di attenzione ed iperattività», aggiunge. «Adesso voglio giustizia», afferma, «perché mia figlia è morta senza che nessuno sia intervenuto in tempo».

«La morte di questa ragazzina è un dramma sconvolgente per tutti, anche per il servizio sociale del Comune», assicura l’assessora veronese al Sociale Luisa Ceni. «La situazione della giovane, come peraltro può confermare la mamma, era seguita dal servizio sociale, ma, a causa del segreto professionale, non è possibile aggiungere altro», precisa Ceni. Che, peraltro, garantisce che «l’operato del servizio sarà comunque disponibile per le valutazioni delle competenti autorità, se lo riterranno necessario».

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«Siamo vicini alla famiglia e ne comprendiamo il dolore», ci tiene poi a dire l’assessora. «Questo è un dramma che conferma ancora una volta le difficoltà in cui si trovano gli adolescenti; stiamo lavorando per individuare tutte le possibili azioni utili a trovare delle soluzioni, per le quali è necessaria la collaborazione congiunta tra tutte le istituzioni».

 

 





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