Rocca, appello all’Europa: «Più flessibilità sui fondi»

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IL VERTICE

BRUXELLES Il Lazio scommette sui fondi europei della coesione per investire in «infrastrutture, transizione energetica e contrasto alla siccità». E alla Commissione Ue chiede «capacità di ascolto» e «flessibilità» nell’impiego delle risorse. Nel corso di una missione a Bruxelles per fare il punto sull’attuale ciclo di finanziamenti per la coesione (4,1 miliardi di euro per il Lazio) e su quanto già bolle in pentola per il periodo 2028-2034, il presidente della Regione Francesco Rocca ha incontrato il vicepresidente esecutivo della Commissione Raffaele Fitto, che della Coesione è il titolare nel “governo” Ue, una rappresentanza bipartisan di eurodeputati eletti nella circoscrizione Italia centrale, tra cui la vicepresidente dell’Eurocamera Antonella Sberna, e pure il ministro per gli Affari Ue, le politiche di coesione e il Pnrr Tommaso Foti, in città per partecipare alla riunione periodica del Consiglio Affari generali.

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LA STRATEGIA
«Oggi stiamo decidendo il futuro della nostra Regione», ha affermato Rocca nel corso di un punto stampa nella sede brussellese della Regione Lazio al Rond-point Schuman, proprio di fronte a palazzo Berlaymont, quartier generale della Commissione. «La nostra priorità è svolgere un ruolo da protagonista fin da subito nel processo decisionale a livello Ue, e fare in modo che la politica di coesione resti, anche nel prossimo futuro, concertata con tutte le regioni europee». Il che vuol dire dialogo e ascolto da parte di Bruxelles (la presenza di Fitto «mi fa essere ottimista», ha detto Rocca), con la consapevolezza che «le regioni non sono tutte uguali» e, anzi, presentano «differenze strutturali»: perché la spesa Ue «produca risultati e faccia la differenza» sul territorio «serve maggiore flessibilità, pur nel quadro degli obiettivi generali» fissati dalla normativa Ue, ed «evitare interventi polverizzati che non risolvono le questioni vitali per la nostra Regione», ha aggiunto. Il Lazio ha sottoscritto il documento congiunto redatto da un’alleanza di 144 Regioni di 17 Stati membri, di varia provenienza geografica e di diverso colore politico che suona l’allarme e punta a scoraggiare l’esecutivo Ue dall’intenzione, giudicata «centralista», di estendere ai fondi della coesione la logica del Pnrr, con ciascuno Stato chiamato a presentare un piano unico di interventi per sbloccare le risorse. L’obiettivo della girandola di incontri, spiegano dalla Regione, è «inserire nel miglior modo possibile il Lazio nei programmi europei per lo sviluppo dei territori e dell’innovazione, utilizzando i nuovi strumenti che la giunta ha già messo in fase di attuazione, come la realizzazione della piattaforma “Invest in Lazio”, la presentazione dei settori industriali di eccellenza e delle aree disponibili per nuovi insediamenti, l’attivazione di finanziamenti pubblici e privati sui progetti industriali, oltre ad azioni di attrazione per gli investitori internazionali».

LA PROGRAMMAZIONE
Iniziative che richiedono un gioco di sponda con Bruxelles. Dove il lavoro che darà forma alla programmazione finanziaria Ue post-2027 è in corso, con una prima bozza attesa in estate. Tanto che Rocca ha dato appuntamento per maggio, ancora una volta nella capitale Ue, per illustrare le novità progettualità laziali. Con lui, nella delegazione in missione a Bruxelles c’erano anche la vicepresidente Roberta Angelilli – che oggi vedrà la presidente dell’Europarlamento Roberta Metsola -, l’assessore al Bilancio e alle Politiche agricole Giancarlo Righini, il presidente di Lazio Innova Francesco Marcolini e i dirigenti regionali Paolo Alfarone e Tiziana Petucci. «Siamo la regione più indebitata d’Italia. Non potendo contrarre nuovo debito, tutti gli investimenti in infrastrutture o nelle aree interne passano per i fondi della coesione», ha puntualizzato Righini. E degli altri fronti presidiati ha parlato Angelilli: «Siamo stati la prima regione italiana ad aderire a Step», cioè alle risorse Ue di stimolo agli investimenti nelle tecnologie ad alto potenziale innovativo, per una dotazione di oltre 110 milioni di euro, mentre «con la Banca europea per gli investimenti stiamo mettendo a terra una misura per l’accesso al credito destinato alle Pmi pari a circa 120 milioni di euro».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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