IL FOCUS. SECONDA PUNTATA. Ecco perché, a nostro avviso, il Comune di CASERTA va sciolto per infiltrazione camorristica. L’incredibile caso dei Dresia, imparentati con il clan Mazzara padroni assoluti dei parcheggi

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Ci dispiace che per la ripetitività di certi nostri concetti, si possa pensare che quelle esposte da CasertaCe siano iperboli, esagerazioni. Ma trovatelo un comune condizionato in tal modo da una famiglia che negli anni si è autoabbonata debiti, liquidando società e costituendone altre che, dallo stesso comune, hanno ricevuto la concessione del parcheggio della caserma Pollio. E poi il IV Nocembre, il project financing. Il tutto in un quadro che vede il mai citato attentato dell’auto incendiata con matrice camorristica al candidato di Carlo Marino e con l’assunzione della funzione di capo del narcotraffico casertano di un altro componente della famiglia, scappato in Colombia da latitante e lì catturato per ordine della DDA

CASERTA (gianluigi guarino) – Speriamo di esserci capiti su ciò che è sufficiente affinché un governo proponga al presidente della Repubblica lo scioglimento di un comune per infiltrazione della criminalità organizzata.

Occorre meno, ma molto meno, di quanto serva ad un giudice per condannare una qualsiasi persona. Se qualcuno si è perso la spiegazione: CLICCATE QUI, ma cliccateci per davvero, altrimenti continuerete a fare domande sulle cazzate che vi raccontano quelli del comune di Caserta rispetto a presunti buchi nell’acqua compiuti dalla commissione d’accesso in tutti questi mesi, con la conseguenza di ostentare una sicurezza, al contrario del tutto ingiustificata, sul fatto che questa amministrazione sarebbe già al riparo da un provvedimento di scioglimento.

OGGI PARLIAMO DEI DRESIA

Eeeh.., bell’argomento. Altra questione di cui questa città dovrebbe vergognarsi perché da vent’anni questa famiglia molto variopinta, molto discussa e discutibile, legata a triplo filo a Carlo Marino, sin da quando questo era il potentissimo assessore ai Lavori Pubblici, dall’anno 2000 in poi, a metà della prima consiliatura del sindaco Gigi Falco e da uomo di fiducia di Nicola Cosentino per Forza Italia.

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La famiglia Dresia – e lo ribadiamo perché forse è il tema a cui CasertaCe per la città capoluogo ha dedicato più articoli – ha comandato e si è permessa di fare cose che in nessun’altra città una famiglia di imprenditori, peraltro sui generis, ha potuto fare.

Il parcheggio della Caserma Pollio è stata cosa loro. Hanno accumulato centinaia e centinaia di migliaia di debiti di rimesse al comune di Caserta, ovvero ai cittadini, per gli incassi delle soste. Per due volte, forse tre, hanno messo sfrontatamente in liquidazione queste società, spedendo letteralmente il comune, come si suol dire, a comprare il sale. Ma ogni volta, incredibile ma vero, una nuova società costituita continuava ad avere in mano quel parcheggio con il ciclo debiti-concessione ripetutosi in più occasioni.

Come non pensare di trovarsi di fronte ad una modalità surrettizia di gestione tramite ingiustificato monopolio di tipo paracriminale di uno spazio cruciale di proprietà pubblica grazie al quale questa famiglia ha intascato una barca di quattrini, concedendosi l’ultima volta anche la variabile, scorporata sillaba per sillaba di questo giornale, di un project financing da 600 mila euro che avrebbe fatto guadagnare decine di milioni ai Dresia, grazie alla gestione ventennale del parcheggio Pollio e di tutte le cose che sarebbero state costruite al suo interno, tra cui un ristorante con terrazza vista Reggia.

Messo nelle mani di una società neonata, intestata alla figlia ventenne di Adelina Dresia, cioè Katia Cicatiello, professione estetista, a nostro avviso si trattò di un progetto pieno di vizi che non poteva essere approvato, come invece fece la giunta del sindaco Marino.

Ciliegina sulla torta il mega parcheggio di piazza IV Novembre, per capirci, quello dinanzi alla sede centrale dell’Asl Caserta e sotto al monumento ai Caduti: una sorta di certezza matematica di introiti sicuri. Nel 2022 il comune di Caserta aveva aggiudicato la gestione dell’area alla società Arkè Lab 3.0, legale rappresentate Gaetano Scarpato, marito di Adelina Dresia che, nel frattempo, ha preso il posto del compagno nel ruolo di comando.

Si tratta di un appalto della durata di ben 15 anni, durante i quali i Dresia dovrebbero dare il 27% degli incassi al comune, come aggio offerto durante la gara, rispetto al 25% di base d’asta. Ma, se la prassi è quella portata avanti con la cooperativa Caserta Nuova prima e la Sea Services poi per il parcheggio Pollio, questo aggio del 27% è solamente un arredo ornamentale.

Siamo d’accordo, quindi, che i Dresia si comportano da padroni della città o, quantomeno, di padroni di una festa sostanziosa dei parcheggi che esercitano e voglio esercitare come se gli spazi della Pollio e del parcheggio IV Novembre fossero proprietà privata? Siamo di fronte a una distorsione, ossia ad un chiaro condizionamento di quelle che sarebbero le normali prassi di una relazione tra un comune e un’azienda che, attraverso concessioni frutto di regolari affidamenti ottenuti a conclusione di eque procedure di gara, ha in gestione spazi pubblici.

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E allora bisogna necessariamente capire chi sia e cosa sia questa famiglia che si comporta da padrona.

LA PARENTELA CON I BOSS DEL CLAN MAZZARA E L’ATTENTATO POST ELEZIONI

Ne abbiamo scritto soprattutto per due questioni. La prima: in un articolo pubblicato in data 23 settembre 2024, CasertaCe ha ufficializzato quello che si diceva da anni ma che non aveva mai trovato un riscontro incontestabile (CLICCA E LEGGI).

Il capostipite della famiglia Dresia, ovvero Biagio Dresia, deceduto qualche anno fa in un incidente, cadendo da un’impalcatura al cimitero di Caserta, era il cognato di Giuseppina Mazzara, sorella Nicola Mazzara e Giovanni Mazzara, ovvero i boss del clan dei Casalesi egemoni a Cesa. Si tratta di una delle famiglie storiche di camorra che ha basato il suo potere su rapporti diretti e su una frequentazione amichevole con Francesco Schiavone Sandokan e con chi, successivamente, ha preso il suo posto.

È vero che al cuor non si comanda. Però, va anche sottolineato che occorre provare interesse per mondi antropologici e per mondi culturali nel momento in cui si vengano a creare relazioni che mettono insieme, imparentano due famiglie. Una certa area si respira in quella dei Dresia che ha vissuto le sue esperienze politiche imprenditoriali all’interno dei rioni popolari dove abitavano e abitano conclamati esponenti della malavita organizzata, legata ai Belforte o anche agli Zagaria.

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Appartiene con molta probabilità a questo clima la ragion d’essere dell’attentato che nel 2016, la notte dopo il primo turno elettorale per le comunali che segnò in pratica l’affermazione di Carlo Marino, il quale distanziò di molto il suo competitor principale, Riccardo Ventre, poi battuto al ballottaggio del 19 giugno, subìto da un candidato che, con i suoi 400 e passa voti di preferenza, aveva contribuito all’affermazione di colui che da lì a 15 giorni sarebbe diventato sindaco di Caserta.

Quell’auto era di Gaetano Scarpato. Le fiamme, volontariamente appiccate, distrussero anche la vettura di Nicola Dresia. Un attentato mirato e realizzato che le modalità tipiche delle organizzazioni camorristiche, criminali. Gaetano Scarpato aveva raccolto tutti i voti della famiglia Dresia di cui faceva parte, da quando aveva sposato Adelina Dresia.

Gaetano Scarpato fu il primo dei non eletti nella sua lista, ma diventò uno dei protagonisti dell’azione, chiamiamola così, imprenditoriale dei Dresia, attraverso l’appena citata partecipazione diretta nelle aziende usa-e-getta, Sea Services, e nella citata Arkè Lab.

IL NARCOS LUIGI BELVEDERE

Dicevamo di quell’area particolare che si respira e che probabilmente diventa propellente di una iper fumantina rissa che si consuma in una serata nei primissimi giorni dell’ottobre 2017 quando Paolo Francesco Dresia, individuato da una famiglia ucraina quale loro presunto aggressore durante una precedente lite avvenuta per motivi stradali, viene invitato a nozze ad ingaggiare a colpi di mazza una sorta di sfida che si chiude con l’arresto di tutti i partecipanti, a cominciare con Paolo Francesco Dresia.

Ed è quella particolare aria, quel substrato, quell’humus, che diventa con molta probabilità la base d’ispirazione di Luigi Belvedere, figlio di Angelina Dresia, altro esponente di punta della famiglia, il quale, dopo essersi messo a capo di un gruppo di narcotrafficanti che controlla vaste aree della città capoluogo nella vendita all’ingrosso e al dettaglio della cocaina, con centrale operativa in un circolo di San Clemente, sfugge all’arresto targato Direzione distrettuale antimafia di Napoli, e viene catturato nell’ottobre 2024 (CLICCA E LEGGI).

Indovinate dove? Nientepopodimeno che a Medellin, capitale mondiale della droga e del narcotraffico, luogo divenuto una sorta di sancta sanctorum per tutti quelli che sognano di diventare criminali miliardari, la città dove è sepolto Pablo Escobar, la cui tomba – si è scoperto – Luigi Belvedere era andato a visitare più volte.

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La città di Caserta ha consegnato centinaia di migliaia, forse milioni a questa famiglia. Ciò è avvenuto per un evidente distorsione, grazie ad un mare di favoritismi che l’amministrazione comunale di Caserta, soprattutto quelle di Carlo Marino, hanno reso senza ombra di dubbio, documenti alla mano, alla famiglia Dresia.

Tutto ciò rientra in quella fattispecie della “possibile soggezione degli amministratori locali alla criminalità organizzata” che giustifica, anzi, rende doveroso un provvedimento di scioglimento proposto dal governo e firmato dal presidente della repubblica? A nostro avviso, sì.

Questa è la seconda puntata. Domani, nella terza, scriveremo di ingegneri, uno in particolare, ampiamente ristorato da Carlo Marino con incarichi a iosa, al punto da essere diventato un suo pubblico supporter nella rete dei social, e che, secondo la DDA di Napoli e secondo un giudice per l’udienza preliminare di Napoli, è colluso con il clan dei Casalesi.



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