Fondi green, le associazioni rispondono: nessuna regalia da Timmermans

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L’inchiesta del quotidiano olandese De Telegraaf, pubblicata il 22 gennaio, che raccontava lo «scandalo» legato a finanziamenti occulti elargiti dall’Unione europea alle associazioni ambientaliste, continua a far discutere.

Si parlava infatti nell’articolo di fondi concessi dall’Unione europea alle associazioni ambientaliste per «orientare il dibattito in direzione verde». De Telegraaf sosteneva che «miliardi di euro sarebbero stati spesi per «promuovere i piani verdi dell’ex commissario Ue, Frans Timmermans» (nella foto di apertura, ndr), l’europarlamentare olandese considerato il padre del Green Deal». 

Elisa Cozzarini, già su Vita, aveva raccolto le prime reazioni degli europarlamentari e la dichiarazione di Danilo Selvaggi, presidente della Lipu che concludeva avvertendo: «Il discorso non riguarda un improvviso (ed evidentemente infondato) bisogno di trasparenza, ma la paura che le politiche ambientali proseguano e gli interessi collettivi danneggino quelli privati». 

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Una risposta congiunta delle associazioni

Oggi le maggiori associazioni come Legambiente, Lipu-BirdLife Italia, Wwf e Pro Natura, replicano all’articolo del Telegraaf e alle strumentalizzazioni della politica contro le ong ambientaliste che operano a Bruxelles, considerandolo, senza mezzi termini, «un articolo superficiale, strumentalizzato ad hoc da quel mondo politico e sociale che non accetta il cambiamento ecologico e difende senza troppi scrupoli gli interessi privati, spesso dannosi, contro il bene pubblico. Solidarietà ai colleghi europei».

«Si tratta», dichiarano le associazioni, «di un’accusa priva di fondamento, sia per quanto attiene la trasparenza dei fondi, tutti rigorosamente monitorati e rendicontati con tanto di pubblicazione sui siti web ufficiali, sia per quanto riguarda l’utilizzo di tali fondi, finalizzati alle azioni di protezione della natura e dell’ambiente nelle loro varie forme, incluse quelle indispensabili di tipo culturale e di sensibilizzazione». E proseguono: «le accuse avanzate da una parte della politica europea e da vari attori sociali a partire dalle associazioni agricole, di creare squilibrio politico con tali fondi, hanno davvero dell’incredibile, anche considerata la sproporzione immane esistente tra la spesa annua delle lobbies dell’industria – 1,3 miliardi di euro all’anno – e i pochi milioni a disposizione del mondo ambientalista. Che le lobbies agricole e dell’industria si lamentino è davvero segno di un mondo capovolto».

I motivi di un processo mediatico

Le ragioni di tutto questo, secondo le associazioni, che sottolineano anche la puntualità dell’articolo in questione, scritto alla vigilia della discussione in Parlamento europeo sul nuovo programma dei progetti Life, sono innanzitutto la volontà di cancellare dal budget europeo il programma Life (0,006% del bilancio), o di renderlo inaccessibile alla società civile, in secondo luogo, quella di depotenziare le organizzazioni che si battono per favorire le politiche e le azioni di tutela della natura, che sono alla base della stessa identità europea ed essenziali per garantire futuro alle società umane. E insistono: «a fronte della cittadinanza europea che in gran numero sostiene questo obiettivo ambizioso c’è un mondo che non la accetta, la contesta, la ostacola, anteponendo gli interessi privati, spesso molto dannosi, al bene pubblico».

La strada da percorrere

Le associazioni ribadiscono che «l’approvazione della Nature restoration law, la legge europea sul ripristino degli habitat naturali, ha dimostrato la forza del mondo ambientalista comunitario e il desiderio della società civile di voltare pagina, scrivendo nuove storie per il benessere e i territori del nostro continente. Questa è la strada che bisogna continuare a seguire, promuovendo la giusta transizione ecologica senza cadere nelle trappole e senza cedere alle intimidazioni».

La foto di apertura è di AP Photo/Virginia Mayo/LaPresse

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