Dall’Olanda il girasole spaziale creato da quattro ingegneri italiani under 30. «Il nostro hardware nella missione di SpaceX»

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Marco Sala, Filippo Oggionni, Aleksander Fiuk e Michał Grendysz hanno messo a punto la loro startup Revolv Space sui banchi dell’università. Oggi forniscono ai produttori di satelliti pannelli solari che ruotano inseguendo il sole per raddoppiare l’energia prodotta. «Vogliamo diventare il punto di riferimento. Guardiamo al futuro con grandi ambizioni»

Quattro ingegneri aerospaziali under 30, due italiani e due polacchi, e un sogno comune: sviluppare una tecnologia per lo spazio. La loro startup Revolv Space è nata sui banchi di un’università olandese nel 2022 con soli duemila euro. E ora sta crescendo in Italia. I quattro co-founder sono Marco Sala, Filippo Oggionni, Aleksander Fiuk e Michał Grendysz.

Cosa fa Revolv Space

I quattro forniscono ai produttori di piccoli satelliti pannelli solari che ruotano e meccanismi che servono alla rotazione dei pannelli solari. Sistemi che permettono di raddoppiare l’energia prodotta, ad alte prestazioni e a prezzi accessibili. Ma Revolv è molto più di tutto questo. «Vogliamo diventare il punto di riferimento per l’energia nel sistema solare. Guardiamo al futuro con grandi ambizioni».

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Gli inizi sono oltre confine. «Ci siamo conosciuti durante la laurea magistrale alla Tu Delft University of Technology. E proprio lì, immersi in un ecosistema stimolante, abbiamo fondato Revolv. L’idea è nata proprio durante un contest universitario. Il tema era: individuate la tecnologia mancante per satelliti di piccole dimensioni. La nostra intuizione è stata quella di sviluppare pannelli solari rotanti, in grado di seguire il sole per massimizzare l’assorbimento di energia. Da questa idea, ci siamo specializzati nella fornitura di componenti avanzate».

Revolv Space Marco Sala 1
Marco Sala

Marco Sala, 27 anni, è il Ceo. Di Rovigo, ha trasformato la sua passione per lo spazio e l’ingegneria in startup. Dopo il liceo scientifico e la laurea triennale in Ingegneria Spaziale al Politecnico di Milano, ha scelto di trasferirsi nei Paesi Bassi per la laurea magistrale. Figlio di due imprenditori che producono abbigliamento, è cresciuto con una mentalità imprenditoriale. «La nostra casa a Rovigo era sopra l’azienda. Casa e impresa sono sempre stata la stessa cosa per i miei genitori».

Revolv Space ha mosso i primi passi vicino a ESTEC, il centro tecnologico dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) a Noordwijk, grazie al supporto del Business Incubation Centre dell’ESA. Poi è entrata in Takeoff Accelerator, il programma di accelerazione dedicato a startup pre-seed e seed che sviluppano soluzioni nei settori dell’aerospazio e dell’hardware avanzato. È un’iniziativa di CDP Venture Capital, promossa dai co-investitori UniCredit e Fondazione CRT e da Plug and Play, in qualità di co-investitore e gestore operativo del programma di accelerazione. «Ci trovavamo alle OGR di Torino e abbiamo iniziato a pensare di portare il nostro progetto in Italia. Ne vedevamo le condizioni per lo sviluppo».

Revolv Space founders
Marco Sala, Filippo Oggionni, Aleksander Fiuk e Michał Grendysz

A febbraio 2024 spostano l’HQ nel capoluogo piemontese. A maggio raccolgono 2,6 milioni di euro di capitali, grazie a Primo Space, con il supporto di Take Off . In quel periodo ricevono anche il finanziamento di 500mila euro da Smart & Start, incentivo di Invitalia. «Con i capitali raccolti, abbiamo iniziato a collaborare con tre clienti. Sviluppiamo componenti ad alta tecnologia e conduciamo test rigorosi. Il nostro approccio è sperimentale».

«Nei nostri laboratori – spiega – ci impegnano per riprodurre le condizioni difficili dello spazio. Utilizziamo una camera a termovuoto per simulare il vuoto e i cicli termici tipici delle orbite spaziali, testando i nostri componenti a temperature che variano da -40°C a +70°C. Effettuiamo anche molti altri test presso strutture esterne specializzate. Simuliamo le vibrazioni a cui i satelliti sono sottoposti durante il lancio e misuriamo la resistenza dei nostri componenti alle radiazioni che ci sono nello spazio».

Revolv Space lab picture 1

E, ancora, «Verifichiamo inoltre la compatibilità elettromagnetica per assicurarci che i nostri dispositivi non interferiscano con gli altri sistemi elettronici a bordo del satellite». L’obiettivo è garantire l’affidabilità delle loro soluzioni. «C’è di più. Conduciamo anche test di shock meccanico per simulare gli impatti improvvisi che possono verificarsi durante il rilascio in orbita e test a fatica per garantire la durabilità dei componenti durante tutta la vita utile della missione».

La prossima missione spaziale

Il 2025 rappresenta un anno di svolta per Revolv. «A breve, nella missione Transporter 13 della SpaceX di Elon Musk, verranno lanciati tre satelliti che ospitano hardware prodotto da noi, sia per i nostri clienti sia per la nostra missione di dimostrazione in orbita».

Il nome Revolv non è un caso. «Il satellite ruota intorno alla terra, il pannello ruota sopra il satellite. Abbiamo creato soluzioni come pannelli solari, attuatori per pannelli, cerniere e sistemi di dispiegamento, con una gamma di potenza da 100 W a 3 kW».

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Revolv Space lab picture 2

Team internazionale, composto da 19 persone di 10 diverse nazionalità. «Noi facciamo cose tecniche, servono competenze specifiche e le persone giuste. Vogliamo partecipare attivamente al progresso dell’umanità. Lo spazio è la frontiera più bella e io mi chiedo spesso come potremo vivere nei prossimi cento anni. Ogni giorno c’è qualcosa di nuovo che devo imparare. Fare startup è un rollercoaster di emozioni. Vedere gli altri che lo facevano in Olanda ci ha ispirato a partire. All’inizio sembra tutto semplice: questa frase è diventata il nostro motto. Davanti a ogni problema ci ripetiamo: “Non lo facciamo perché è semplice, ma perché pensavamo fosse semplice”. Ma la cosa bella di questa storia è che non c’è il downside. E se non funziona? Non è un problema. Abbiamo imparato».





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