Congo, guerra civile a Goma. Rischio fuga virus ebola da un laboratorio

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Il gruppo armato M23 è entrato nella principale città della regione e i combattimenti hanno causato decine di morti e centinaia di feriti. A Kinshasa sono state attaccate le ambasciate di Francia, Belgio, Uganda, Ruanda e Kenya. L’Unione africana parla di “atroci attacchi” e chiede all’M23 il ritiro “immediato e senza condizioni”. Save the Children parla di 200mila minori a rischio e segnala casi di separazione tra minori e genitori e violenze anche contro donne e bambini

Dopo quella dell’Onu, dell’Ue delle principali potenze mondiali, arriva anche dall’Unione africana (Ua) una condanna degli “atroci attacchi” compiuti dal gruppo ribelle del Movimento 23 Marzo (M23) nella provincia orientale della Repubblica Democratica del Congo. Goma ieri è stata teatro di scontri feroci tra l’esercito congolese e il gruppo armato M23 supportato dal Ruanda, i cui soldati sono entrati domenica sera con i ribelli nella principale città della regione. I pesanti combattimenti hanno causato decine di morti e centinaia di feriti non solo tra i civili, ma anche tra i soldati dispiegati nell’ambito di due forze regionali e dell’Onu a sostegno di Kinshasa, che ha chiesto alle Nazioni Unite sanzioni contro Kigali, i cui rinforzi a M23 rappresenterebbero “una dichiarazione di guerra”. E il presidente della Repubblica Democratica del Congo “non parteciperà” all’incontro con il suo omologo ruandese Paul Kagame, inizialmente previsto per oggi su iniziativa del Kenya per cercare di risolvere la crisi. Le tensioni per l’escalation del conflitto hanno inoltre portato i manifestanti ad attaccare le ambasciate di Francia, Belgio, Uganda, Ruanda e Kenya. A rischio anche il laboratorio sull’Ebola a Goma: secondo la Croce Rossa le violenze possono causare la fuga di campioni del virus e di altri agenti patogeni conservati nella struttura dell’Istituto nazionale di ricerca biomedica “con conseguenze inimmaginabili se i campioni dovessero diffondersi”. 

Il Papa: “Preoccupa la situazione in Congo, cessino le violenze”

Oggi Papa Francesco, alla fine dell’udienza generale, ha lanciato un appello per il Congo. “Esprimo preoccupazione per l’aggravarsi della situazione securitaria nella Repubblica Democratica del Congo. Esorto tutte le parti in conflitto ad impegnarsi per la cessazione delle ostilità e per la salvaguardia della popolazione civile di Goma e delle altre zone interessate dalle operazioni militari”, ha detto il Pontefice. “Seguo con apprensione anche quanto accade nella capitale Kinshasa, auspicando che cessi quanto prima ogni forma di violenza contro le persone e contro i loro beni. Mentre prego per il pronto ristabilimento della pace e della sicurezza, invito le autorità locali e la comunità internazionale – è l’appello del Pontefice – al massimo impegno per risolvere con mezzi pacifici la situazione del conflitto”.

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L’Ua: “I responsabili risponderanno delle loro azioni”

La Commissione Affari Politici, Pace e Sicurezza dell’Unione africana ha chiesto formalmente il “pieno rispetto” della “sovranità, unità e integrità territoriale” del Paese dei Grandi Laghi. La conquista di Goma, capoluogo strategico della provincia del Nord Kivu, è motivo di “profonda preoccupazione” per i membri dell’Ua che “condanna fermamente gli atroci attacchi dell’M23, che hanno causato perdite di vite umane, feriti e sfollati, soprattutto donne e bambini, e avverte che i responsabili saranno chiamati a rispondere delle loro azioni”, si legge in un comunicato. All’M23 chiedono il ritiro “immediato e senza condizioni” dalle città congolesi di Goma, Minova, Sake e da altre aree occupate. Uno scenario di grave crisi sintomatico delle tensioni ormai alle stelle tra la RD Congo e il confinante Ruanda, che il governo congolese accusa di sostenere i ribelli dell’M23, fatto confermato dalle Nazioni Unite. L’Ua ha quindi esortato i presidenti Felix Tshisekedi e Paul Kagame a dare priorità a mezzi pacifici per “affrontare le sfide tra loro” e a rispettare gli accordi di cessate il fuoco adottati nel luglio 2024 nell’ambito del processo di pace di Luanda, guidato dal presidente angolano Joao Manuel Lourenco.

L’Ua: “Per i civili accesso rapidi agli aiuti umanitari”

L’organizzazione continentale ha anche condannato la violenza usata dalle Forze Democratiche Alleate (Adf), un gruppo ribelle con vaghi legami con lo Stato Islamico, e dai ribelli delle Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda (Fdlr), “che hanno aggravato l’insicurezza e la sofferenza della popolazione nell’est del Congo”. A tutti i gruppi armati e terroristici che operano nell’est del Paese viene chiesto di “cessare immediatamente e incondizionatamente i loro attacchi, il loro scioglimento definitivo e di deporre le armi”. L’Ua ha auspicato che alla popolazione colpita dal conflitto venga garantito un accesso “rapido, illimitato e sicuro” agli aiuti umanitari, invitando la comunità internazionale a intensificare gli sforzi per mobilitare le risorse e, in particolare, per aumentare l’assistenza umanitaria a Goma e dintorni.

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Lo scenario

Mentre la RD Congo accusa il Ruanda di sostenere l’M23, il Ruanda e questo gruppo ribelle accusano l’esercito congolese di collaborare con le Fdlr, un gruppo fondato nel 2000 dai leader del genocidio del 1994 e da altri ruandesi in esilio per riconquistare il potere politico nel loro Paese, collaborazione confermata anche dalle Nazioni Unite. L’attività armata dell’M23 è ripresa nel novembre 2021 con attacchi lampo contro l’esercito congolese nel Nord Kivu e da allora è avanzata su più fronti fino a Goma, la capitale di circa due milioni di abitanti, che ospita Ong internazionali e istituzioni Onu e che il gruppo aveva già occupato per dieci giorni nel 2012. Dal 1998, l’est del Congo è impantanato in un conflitto alimentato dalle milizie ribelli e dall’esercito, nonostante la presenza della missione di pace delle Nazioni Unite (Monusco), la più grande e costosa al mondo.

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Save the Children: “A rischio 200mila bambini”

Intanto Save the Children parla di 200mila minori a rischio e segnala casi di separazione tra minori e genitori e violenze anche contro donne e bambini. “La situazione umanitaria e di sicurezza è caotica. Più di 200mila bambini sono colpiti da questa escalation, che ha separato molti di loro dai genitori”, ha raccontato Elias, che lavora nella Repubblica Democratica del Congo orientale con l’Organizzazione. “Ieri ho parlato con Julienne (nome di fantasia, ndr), una ragazzina di 15 anni sostenuta da Save the Children, che mi ha raccontato che una bomba è caduta nel suo campo profughi a Rusayo, provocando la morte più di 10 persone, tra cui donne e bambini, e ferendone molte altre. Julienne e i suoi fratellini sono scappati, separandosi così dai loro genitori. Ora Julienne non sa dove siano e non sa neanche come e quando riuscirà a mangiare di nuovo. Dice che non ha speranza di trovare i suoi genitori, nessuna speranza di trovare cibo, e lei e i suoi fratellini ora dormono sul pavimento con il rischio di contrarre malattie”. “Ieri un’altra bomba è caduta in un centro ospedaliero dove c’erano neonati nel reparto neonatale e diversi bambini sono rimasti colpiti – ha proseguito – Non abbiamo ancora tutti i dettagli perché in città gli scontri sono in corso. Sono stati denunciati casi di violenza anche contro bambini e donne. La situazione è davvero caotica e richiede azioni di emergenza per salvare la vita di questi bambini”.

Oms: “Crescono i casi di violenza sessuale”

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha invece denunciato di aver rilevato un aumento delle segnalazioni di stupri lungo le rotte che alcuni partner del conflitto in Congo utilizzano per entrare nel Sud Kivu. “Alcune donne sono state ripetutamente violentate mentre cercavano legna da ardere o semplicemente lasciavano il perimetro dei campi per sfollati”, ha detto Adelheid Marschang, coordinatrice della risposta alle emergenze dell’Oms per la crisi della Repubblica democratica del Congo. Marschang ha dunque espresso “particolare preoccupazione per la salute e la sicurezza delle donne e delle ragazze, che sono in questo momento più vulnerabili alla violenza, compreso lo stupro”. L’Organizzazione ha anche sottolineato il rischio grave della diffusione di malattie infettive come il colera e il morbillo, già presenti nel Paese. Oltre alla malaria, che continua a devastare la regione, il Congo orientale è l’epicentro dell’epidemia del nuovo ceppo del virus mpox, o vaiolo delle scimmie. “Siamo molto vigili per essere pronti e avere soluzioni per monitorare le popolazioni nei loro movimenti, anche attraverso team mobili e cliniche mobili” per far fronte anche all’enorme aumento dei feriti da arma da fuoco o schegge, con infezioni secondarie che diventano un rischio per la salute, ha detto un funzionario dell’Oms.

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