Centrodestra in subbuglio sulle Province, il terzo no di FdI all’elezione diretta in Sicilia – BlogSicilia

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E fu di nuovo nulla di fatto. Niente deroga alla legge Delrio per la Sicilia riguardo all’elezione diretta nelle ex Province. Da Roma arriva un altro stop e adesso andare ad elezioni di secondo livello sembra inevitabile con tutto quel che ne conseguirà per gli equilibri interni alla coalizione nell’Isola. Una scelta che, ancora una volta, sembra maturata in casa FdI

Inammissibili gli emendamenti siciliani

I ben quattro diversi emendamenti presentati al decreto emergenze con motivazioni e scritture diverse che di fatto permettevano l’approvazione di una legge regionale per andare all’elezione diretta prima del 2026 (anno indicato dal governo Meloni per l’abolizione della Delrio e una nuova riforma nazionale in materia) sono stati giudicati inammissibili in Commissione. Un esito giuridicamente abbastanza scontato ma nel centrodestra si sperava in un intervento politico come altre volte accaduto per far passare una forzatura “di buon senso”. Ma niente da fare.

I quattro emendamenti siciliani

Il tentativo di risolvere il problema era affidato a quattro diversi emendamenti che, con approcci diversi, arrivavano tutti al medesimo risultato. Si tratta dell’emendamento 7,01 della Lega a firma Carrà, Sudano, Minardo; del 7.02 dei deputati di Forza Italia Calderone e Pella; del 7.03 di Francesco Gallo di Sud Chiama Nord e del 7.04 di Saverio Romano di Noi Moderati.  Sarebbe bastato rendere ammissibile una delle quattro tesi per evitare il rischio frammentazione in Sicilia.

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Il no di Fratelli d’Italia

A fare saltare gli emendamenti sembra sia stata una scelta precisa maturata in casa Fratelli d’Italia. Secondo la ricostruzione della sequenza di eventi sarebbe stato il Presidente della Commissione Ambiente Mauro Rotelli, esponente proprio di FdI a dare parere negativo ai quattro emendamenti siciliani. Al contrario la Commissione bilancio presieduta dall’azzurro Giuseppe Mangialavori aveva dato il suo assenso.

Come già avvenuto altre due volte, dunque, è Fratelli d’Italia a bloccare il percorso della riforma siciliana escludendo dalla discussione tutti e quattro gli emendamenti che, puntando su aspetti diversi, tentavano di risolvere il problema dell’elezione diretta delle province in Sicilia.

L’occhio puntato  all’election day

Ma la questione siciliana per FdI romana è solo una questione locale e non si intende cedere sul percorso dell’idea dell’election day generale del 2027 nel quale far confluire ogni sorta di elezione possibile per ottenere una sorta di “all in” ovvero per massimizzare l’effetto trascinamento a vantaggio proprio del partito di maggioranza relativa nazionale: FdI appunto.

Gongola il segretario del Pd siciliano

A sottolineare l’accaduto quasi gongolando è il segretario regionale del Pd in Sicilia che parla di un “eterno gioco dell’oca sull’elezione diretta per le province in Sicilia”.

Barbagallo racconta “Oggi, la commissione Bilancio della Camera ha dichiarato inammissibili gli emendamenti dei parlamentari siciliani di centrodestra al decreto ‘Emergenze’ con cui si chiedeva la reintroduzione dell’elezione diretta per le province in Sicilia”.

Il segretario regionale del Pd Sicilia e deputato alla Camera, Anthony Barbagallo, poi aggiunge: “questo è un gioco sfiancante sulla pelle dei siciliani, una vera presa in giro. Il centrodestra continua a promettere l’elezione diretta ma poi lo stesso centrodestra a Roma, prima impugna il testo davanti la corte costituzionale e poi tramite la presidenza della commissione Bilancio alla Camera, dichiara inammissibili gli emendamenti. Nelle città metropolitane e nei liberi consorzi, infatti, a causa di questo balletto ridicolo, ogni giorno che passa si determina sempre di più una serie innumerevoli di disastri, sia dal punto di vista economico finanziario sia dal punto di vista gestionale”.

“Ora basta – sbotta – Schifani ne prenda atto e indica immediatamente le elezioni di secondo grado”.

Centrodestra schizofrenico

“Il centrodestra si conferma schizofrenico sull’elezione diretta per le province in Sicilia. Un tira e molla continuo, tra rinvii, ritardi, impugnazioni, da Palermo a Roma. L’unica soluzione è che intervenga subito il presidente Schifani” gli fa eco poco dopo la senatrice messinese di Italia Viva Dafne Musolino.

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“Centrodestra che smentisce centrodestra. Dopo due rinvii e altrettante proroghe dei commissari, le elezioni dovrebbero svolgersi in primavera, ma sono passati altri mesi senza che l’Ars sia intervenuta”.

“Si ridia la parola ai cittadini” scrive la Musolino dimenticando che in realtà allo stato attuale la parola la si può ridare, per le province, solo a sindaci e consigli comunali.

Il rischio spaccatura

Da tutto questo adesso deriva anche un rischio spaccature nel centrodestra siciliano. Da una parte i partiti territoriali che avevano già fatto capire la propria intenzione di fare accordi fuori dagli schemi in caso di elezioni di secondo livello, dall’altro l’allarme di Cuffaro che parla di rischio frammentazione, in mezzo un probabile nuovo vertice di coalizione nel quale le nomine diventano ancora più centrali e divisive se non c’è da trattare anche sulle elezioni dirette. Una situazione che probabilmente da Roma continuano a sottovalutare, o forse no! 

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