Washington, la National Gallery interrompe i programmi sulla diversità dopo l’ordine esecutivo di Trump

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Categorie: Attualità / Argomenti: ArteAttualitàDonald TrumpNational Gallery of ArtWashington

La National Gallery di Washington ha abbandonato i suoi programmi di diversità e inclusione in risposta alle nuove direttive federali e segna un’inversione rispetto agli sforzi inclusivi degli ultimi anni.

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La National Gallery of Art (NGA) di Washington DC ha deciso di interrompere i suoi programmi dedicati alla diversità, equità e inclusione (DEI), conformandosi a un ordine esecutivo firmato dal presidente Donald Trump il giorno del suo insediamento. L’ordine, che descrive tali piani come “illegali e immorali”, ha avuto un impatto immediato sulle politiche dell’istituzione. I programmi DEI, che si pongono l’obiettivo di promuovere la piena partecipazione di tutte le persone (e in particolare dei gruppi storicamente sottorappresentati o discriminati) sui luoghi di lavoro, hanno origini lontane nel tempo, che risalgono almeno al movimento per i diritti civili degli anni Sessanta. Un forte impulso ai programmi DEI è giunto nel 2020 dopo l’omicidio di George Floyd. Si tratta di un argomento polarizzante negli Stati Uniti: i sostenitori dei programmi DEI li vedono come piani per favorire l’inclusione, i critici li considerano programmi ingiusti e faziosi (qui un approfondimento).

“L’amministrazione Biden ha imposto programmi di discriminazione illegali e immorali, denominati ’diversità, equità e inclusione’ (DEI), in praticamente tutti gli aspetti del governo federale, in settori che vanno dalla sicurezza aerea all’esercito. Si è trattato di uno sforzo concertato che ha avuto origine dal primo giorno di mandato del presidente Biden, quando ha emanato l’ordine esecutivo 13985, “Promuovere l’equità razziale e il supporto per le comunità svantaggiate attraverso il governo federale””, si può leggere nell’ordine esecutivo datato 20 gennaio 2025 pubblicato sul sito ufficiale della Casa Bianca. Negli anni precedenti, la NGA aveva investito 820.000 dollari per rilanciare il museo attorno ai valori di diversità e inclusione, aggiornando il logo, la segnaletica, pubblicando nel 2021 anche una nuova dichiarazione di missione.

Il documento poneva l’accento su un approccio inclusivo mirato a diversificare le storie raccontate, i metodi di narrazione e il personale. Nonostante ciò, il recente cambio di rotta ha portato alla rimozione delle parole “diversità, equità, accesso e inclusione” (diversity, equity, access) dalla missione online del museo, sostituendole con termini più generici come “accogliente e accessibile” (welcoming and accessible), definizioni riportate nella sezione “Mission, Vision, and Values” del sito ufficiale del museo. Oltre a ciò, la posizione del responsabile della diversità, vacante da un anno, non è stata ancora ricoperta e il personale dell’ufficio DEI è stato ricollocato in altri ruoli all’interno del museo.

Al momento altri musei e organizzazioni artistiche stanno valutando come rispondere all’ordine esecutivo. Lo Smithsonian Institution non ha rilasciato dichiarazioni sull’impatto che il provvedimento potrebbe avere sui suoi programmi di diversità e allo stesso modo, l’American Visionary Art Museum e il National Children’s Museum non hanno commentato la situazione al momento della pubblicazione. Fondata dal Congresso nel 1937, ad oggi la NGA riceve circa l’80% del proprio budget dal governo federale, il che la rende strettamente legata alle politiche dell’amministrazione in carica.

Nel 2020, dopo l’omicidio di George Floyd a Minneapolis e le proteste che ne seguirono, la National Gallery aveva compiuto importanti passi avanti: aveva diversificato il team direttivo, assunto la prima curatrice per l’arte afroamericana, Kanitra Fletcher, inserito membri di colore nel consiglio di amministrazione e organizzato mostre di artiste donne e di artisti provenienti da contesti diversi, come Afro-Atlantic Histories presentata alla National Gallery dal 10 aprile al 17 luglio 2022. Sotto questo aspetto, i progressi avevano reso la National Gallery un modello nel mondo museale che mira all’accoglienza verso visitatori di ogni estrazione socioeconomica. Come dichiarò Kaywin Feldman, direttrice del museo, “la nostra collezione principale riflette la demografia degli Stati Uniti nel 1941, quando il paese era quasi al 90% bianco. Ma dobbiamo lavorare molto per ampliare la rappresentatività”.

In realtà i cambiamenti non sono stati sufficienti a prevenire il recente passo indietro. L’ufficio per l’inclusione e l’appartenenza era infatti già stato indebolito quando il responsabile di quello stesso dipartimento si era dimesso prima delle elezioni. Due membri del team sono stati poi riassegnati ad altri ruoli interni. Giovedì mattina scorso, durante una riunione dell’Associazione dei Direttori dei Musei d’Arte, i nuovi regolamenti della Casa Bianca sono stati oggetto di discussione. Darren Walker, presidente del consiglio della National Gallery e leader uscente della Ford Foundation, ha esortato i musei a rispettare la legge ma anche a mantenere fermi i propri valori. “Il mio consiglio è stato di rispettare la legge, ma di essere chiari sui propri principi e valori. La diversità contribuisce all’eccellenza, e i musei dovrebbero concentrarsi su quest’ultima”, ha dichiarato Walker, che ha guidato donazioni di milioni di dollari per iniziative di diversità nei musei.

Nell’immagine, la facciata della National Gallery di Washington. Foto: Gaspar Alves

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