Uffici delle dogane umbre, nuove assunzioni, ma resta la paura

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Cgil, Cisl e Uil celebrano l’arrivo di 18 nuovi volti negli uffici delle dogane e dei monopoli in Umbria. Undici approderanno nella sede di Perugia, mentre sette daranno nuova linfa all’organico di Terni. Una “bella vittoria per la nostra Direzione territoriale”, affermano i rappresentanti sindacali.

Uffici delle dogane, una partita giocata a quattro mani

Questo risultato non è arrivato per caso. I sindacati, in tandem con la Direzione territoriale, hanno sudato sette camicie per tamponare la grave carenza di personale che soffocava le attività negli uffici umbri.

I tavoli di confronto, fatti di colloqui serrati e qualche battaglia dialettica, hanno portato alla tanto attesa svolta. “Ringraziamo l’amministrazione centrale e l’Agenzia delle dogane e dei monopoli per averci ascoltato”, commentano soddisfatti, definendo la decisione come una scossa salutare per tutto il sistema.

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Questo rinforzo non solo migliorerà le condizioni lavorative del personale già in servizio, ma garantirà maggiore efficienza nei servizi erogati.

Un accentramento che non piace

Mentre l’organico si rafforza, all’orizzonte si profila un piano di riorganizzazione che non promette nulla di buono. Si parla di accentrare tutto su Firenze, riducendo i tre uffici umbri a un’unica sede. Una prospettiva che fa storcere il naso a molti. La riforma rischia di svuotare l’Umbria di risorse preziose, lasciando dietro di sé un territorio depotenziato e con meno strumenti per affrontare le necessità di controllo e gestione del traffico commerciale. La paura è che, oltre al danno economico, si aggiunga anche una perdita di competitività per le imprese locali.

Il ruolo strategico dell’Umbria

Il senatore Franco Zaffini non le manda a dire: gli uffici regionali sono un pezzo fondamentale per l’Umbria, che gestisce un traffico import-export di oltre 1,6 miliardi di euro. “L’aeroporto di Perugia e le altre strutture locali garantiscono un controllo indispensabile”, ha sottolineato, chiedendo interventi per evitare il depotenziamento.

Secondo Zaffini, perdere questi presidi sarebbe come togliere ossigeno a un paziente in terapia intensiva. La regione, già provata da anni di tagli e razionalizzazioni, non può permettersi un ulteriore indebolimento di strutture così centrali per la sicurezza e l’economia.

Un equilibrio da trovare

La partita sulla riforma è tutt’altro che chiusa. I sindacati insistono: l’Umbria ha bisogno di presidi capillari per sostenere l’economia e mantenere un controllo efficiente. L’arrivo delle nuove risorse è un’iniezione di energia, ma resta molto da fare per scongiurare un accentramento che potrebbe impoverire il territorio.

Non si tratta solo di numeri, ma di mantenere vivo un sistema che permette alle imprese umbre di competere sul mercato globale. Il timore è che un accentramento delle funzioni a Firenze crei disservizi e ritardi, allungando i tempi di lavorazione e complicando ulteriormente il lavoro di chi opera in prima linea.

Uffici delle Dogane Umbria, le puntate precedenti: come siamo arrivati fino a qui

Negli ultimi anni, gli uffici delle Dogane e dei Monopoli in Umbria hanno affrontato una serie di sfide significative. Una delle principali criticità è stata la cronica carenza di personale, che ha messo a dura prova l’operatività degli uffici di Perugia e Terni. I sindacati CGIL FP, CISL FP e UILPA hanno più volte denunciato questa situazione, evidenziando come l’Umbria sia stata esclusa dalle recenti tornate concorsuali, aggravando ulteriormente la mancanza di risorse umane. 

Per tamponare questa emergenza, la Direzione Territoriale Toscana e Umbria ha emanato nuovi interpelli per il personale, cercando di attrarre risorse attraverso la mobilità interna. Tuttavia, queste misure non sono state sufficienti a colmare le lacune esistenti.

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Parallelamente, è emersa la proposta di una riorganizzazione dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, che prevede l’accentramento delle funzioni operative a Firenze e la riduzione degli uffici umbri a un’unica sede. Questa prospettiva ha sollevato forti preoccupazioni tra sindacati, rappresentanti politici e imprese locali, timorosi delle possibili ricadute negative sull’economia regionale e sulla gestione dei controlli strategici. 



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