si pensa a nuovi stalli. «Niente accessi prioritari, la legge non lo consente»

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VENEZIA – Tensioni in maggioranza sui traghetti da parada, servizio sempre più utilizzato dai turisti, con il risultato che spesso i veneziani restano a terra. Per risolvere un problema tanto sentito si era ipotizzato di introdurre degli accessi prioritari per i residenti.

«Ma la legge non lo consente» ha spento le speranze ieri, in commissione, il consigliere delegato alla gondola, il fucsia Aldo Reato, già presidente dei bancali, illustrando le soluzioni alternative in corso di attuazione – l’aumento del numero di gondole in servizio – o ancora allo studio: dall’apertura di nuovi traghetti, ad un forma di prenotazione per le comitive. Illustrazione che ha scatenato il “fuoco amico” del delegato alle tradizioni, il leghista Giovanni Giusto. «Questa è una giornata triste per i veneziani che ancora resistono. É stato dichiarato pubblicamente che un servizio pubblico della nostra comunità è diventato l’ennesimo servizio per turisti. Nell’impossibilità di decidere da soli, siamo costretti a subire regole nazionali che non si adattano a Venezia. Mi sembra impossibile che anche i gondolieri, orgoglio della città, si arrendano così».

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TRAGHETTI DA POTENZIARE

Uno sfogo arrivato al termine di una commissione-lampo, durata meno di un’ora, che sarà aggiornata per concludere la discussione. A fare il punto sul servizio dei traghetti, con Reato, l’attuale presidente dei bancali, Andrea Baldi. Con cinque traghetti in funzione, attualmente le gondole in servizio sono solo sei. «Pochine, anche per i tempi della manutenzione – ha ammesso Balbi – Ora ne abbiamo chieste altre due: una per il Carbon, l’altra per San Tomà. Raddoppiando il servizio dimezzeremo i tempi d’attesa». Reato ha precisato che la prima gondola sarà pronta già per marzo.

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«Siamo tutti d’accordo sul favorire i veneziani, ma tecnicamente è molto difficile» ha spiegato, ricordando l’ostacolo normativo («La stessa Actv, con la priority, ora deve aprire i due accessi in contemporanea») a cui per le gondole si aggiunge quello degli spazi limitati. Reato ha poi accennato alla possibile «apertura di uno o due traghetti», ma senza indicare quali. Chiusi da anni sono quelli di San Marcuola, Ca’ Rezzonico e Ferrovia. «Il traghetto è l’unico, vero deterrente al moto ondoso» ha ribadito. Allo studio anche la possibilità di far prenotare le comitive di turisti («Stiamo contattando agenzie e guide per questo»), nonché la riattivazione dei campanelli.

COMMENTI E POLEMICHE

Soluzioni che sono state subito contestate da Giovanni Andrea Martini (“Tutta la città insieme”): «Una grande delusione». Più articolato il commento di Cecilia Tonon, la consigliera di “Tutta la città insieme”, che da anni porta avanti la battaglia dei traghetti per i veneziani, sempre in contatto, pur dall’opposizione, con Reato e l’associazione dei gondolieri. «La collaborazione è fondamentale su un tema come questo. Prendo atto dell’impossibilità di organizzare accessi prioritari. Ma vanno trovare altre soluzioni anche comunicative contro questo turismo da influencer che ha lanciato la moda dei traghetti intasando il servizio». Ma la bordata più pesante – e a sorpresa – è arrivata da Giusto: «Ci viene imposto un destino da terzi che forse vogliono cacciare gli ultimi veneziani. Non so chi siano. Ma bisogna battagliare. Non possiamo arrenderci di fronte a un’ingiustizia simile».

Dai fucsia Alessio De Rossi ha proposto di chiedere una «norma al Governo, come con il barcavelox». In chiusura di commissione Reato ha ringraziato «tutti per gli spunti», mentre la pentastellata Sara Visman ha denunciato i tempi ridotti della commissione: «Vergognosi per un tema così importante». Tra i commenti post commissione, Tonon ha criticato Giusto: «Servono proposte concrete, da lui non ne ho sentite. A protestare siamo capaci tutti. Visto che è in maggioranza, agisca. Non si possono togliere i veneti dal ticket d’ingresso e poi lamentarsi per i troppi turisti». E Reato ha parlato più da gondoliere: «Vogliamo migliorare un servizio che non ha bandiere politiche. Alla fine tutti passano, ma i gondolieri restano».





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