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Aleksandar Vučić – © Kristijana23/Shutterstock

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Il potere in Serbia, scosso dall’ondata di proteste massicce che proseguono ormai da tre mesi, cerca di correre ai riparti organizzando contro manifestazioni e rilanciando la fondazione di un nuovo movimento politico. Uno scorcio della manifestazione a Jagodina dello scorso 24 gennaio

Jagodina, cittadina della Serbia centrale, ha ospitato, venerdì 24 gennaio, un comizio organizzato dal Partito progressista serbo (SNS), a cui è intervenuto anche il presidente della Repubblica Aleksandar Vučić. Lo scopo della manifestazione era rilanciare la fondazione, più volte posticipata, del cosiddetto “Movimento per il popolo e lo stato”.

L’evento organizzato a Jagodina si inscrive in un contesto comprensibile solo tenendo conto della situazione complessiva del paese.

La Serbia è travolta da proteste che proseguono da ormai tre mesi, gli studenti non intendono arrendersi e sempre più cittadini e professionisti si uniscono alle loro richieste.

La tragedia di Novi Sad (come anche le stragi nella scuola “Ribnikar” e a Mladenovac) ha scosso la società serba dal torpore. Il regime sembra ancora smarrito di fronte alle richieste della gioventù che si ribella, che reagisce a tutte le mosse del potere con arguzia e serietà.

Dopo svariati tentativi delle autorità di reprimere le proteste, anche ricorrendo a ricatti e violenza fisica, i giovani hanno invitato tutti i cittadini a unirsi, venerdì 24 gennaio, ad uno sciopero generale informale, organizzando manifestazioni di protesta a Belgrado, Novi Sad, Niš e in altre città.

Il comizio tenutosi a Jagodina può essere visto da un lato come un tentativo del regime di rispondere alla mobilitazione popolare – come già accaduto a seguito di una grande manifestazione di protesta organizzata a fine dicembre in piazza Slavija a Belgrado – e dall’altro come espressione del bisogno della leadership al potere di far credere ai propri sostenitori di poter riunire all’aperto un numero di persone uguale (se non addirittura superiore) a quello dei sostenitori delle proteste studentesche.

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Le reazioni del potere

Un’azione analoga, intrapresa l’anno scorso, si è rivelata un disastro. Reagendo alla grande protesta in Piazza Slavija, a cui hanno partecipato oltre centomila persone, l’SNS ha organizzato una conferenza rivolta ai giovani dal titolo “Il futuro, non il passato”. L’evento – tenutosi al Sava Centar a Belgrado, in una sala congressi con una capienza di circa quattromila posti – non è però riuscito a coinvolgere molti giovani, quindi Vučić non ha ottenuto l’effetto desiderato.

Dopo questa débâcle, essendo ossessionato dall’idea di saggiare costantemente la sua popolarità e quella del suo partito, Vučić ha deciso di organizzare ad un evento all’aperto.

Jagodina è stata scelta per diversi motivi. La città è storicamente una roccaforte del Partito socialista serbo (SPS) e dei suoi alleati del partito Serbia Unita (JS), fino a qualche mese fa guidato da Dragan Marković Palma, recentemente scomparso, per decenni considerato il “padre padrone” di Jagodina.

Inoltre, la città vanta una posizione geografica strategica, nella Serbia centrale,costeggiata da un’autostrada. Si tratta di una città relativamente piccola, con poco meno di 65mila abitanti. Tutti questi dati sono importanti, considerando che negli ultimi tredici anni – quanti ne sono passati da quando Vučić è salito al potere – l’SNS, insieme ai suoi alleati, ha sempre organizzato comizi facendo arrivare persone da tutte le parti della Serbia.

È ormai risaputo che ad ogni comitato locale dell’SNS viene indicata una “quota” di persone da portare alle manifestazioni organizzate dal regime, alle aziende di trasporto una “quota” di autobus da fornire, ai direttori delle aziende pubbliche e degli enti statali una “quota” di dipendenti obbligati a recarsi ai comizi.

Stando alle informazioni trapelate sui social, il compenso per la partecipazione al comizio a Jagodina oscillava tra i 15 e i 35 euro, accompagnato dall’immancabile panino, motivo per cui i sostenitori di Vučić vengono colloquialmente chiamati “uomini-sandwich”.

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L’evento, anziché alle 17.00 come inizialmente annunciato, è cominciato con un’ora di ritardo perché ci sarebbe stato un forte afflusso di persone. Un copione già visto in occasione dei precedenti comizi dell’SNS: un grande palco, un impianto audio professionale, i presentatori, le bandiere serbe, e sullo sfondo il messaggio del presidente: “Non c’è compito né obiettivo più bello e importante che proteggere e amare il proprio paese”. Una messinscena stereotipata, seguendo una formula rivelatasi efficace.

Al comizio è intervenuta Olivera Jovović, presidente dell’Associazione nazionale per le malattie rare, affermando che lo stato investe molto nella cura delle patologie rare. Đuro Macut, professore alla Facoltà di Medicina di Belgrado, ha sostenuto la fondazione del Movimento per il popolo e lo stato, dichiarando che negli ultimi anni in Serbia la sanità ha compiuto “un salto di qualità”.

Miloš Pavlović, studente di medicina, si è detto “entusiasta di poter contribuire alla creazione di un movimento che troverà un modo per riunire tutti noi che desideriamo partecipare allo sviluppo del nostro paese”.

Ivica Dačić, ministro dell’Interno e leader dell’SPS, ha dichiarato che “la Serbia è forte tanto quanto è unita, pertanto è necessario che le forze patriottiche combattano insieme contro i tentativi di minare gli interessi statali e nazionali”.

Il discorso di Vučić

Quanto al discorso di Vučić, a colpire maggiormente è stato il suo entusiasmo per il numero di persone riunite a Jagodina. “Sono quasi scoppiato a piangere quando ho visto tutte quelle persone che non sono riuscite a raggiungerci. La mia Serbia capisce come viene attaccata, dall’esterno e dall’interno”, ha affermato Vučić, ringraziando più volte i presenti per l’enorme sostegno.

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Per i cittadini serbi questa retorica non è certo un fenomeno nuovo. Il presidente ha parlato della difficile situazione in Kosovo e di quelli che hanno tradito il Kosovo, dei tentativi di destabilizzazione e di rivoluzioni colorate, delle minacce di secessione della Vojvodina, dei successi economici, della strumentalizzazione dei giovani a scopi politici, approfittando dell’occasione anche per criticare l’opposizione.

Ha menzionato anche gli episodi, sempre più frequenti, in cui gli studenti durante i blocchi stradali vengono investiti. Secondo Vučić, la polizia sarebbe pronta a proteggere chi protesta, ma “come può farlo se le manifestazioni vengono organizzate senza alcun preavviso?”.

“Invito gli studenti al dialogo – ha affermato il presidente – i ragazzi devono andare a scuola, diteci quale richiesta non è stata esaudita. Se non lo volete dire a me, ditelo pubblicamente”.

Nel corso del suo discorso, durato più di quaranta minuti, Vučić ha sottolineato di non essere soddisfatto di alcuni “uomini potenti” che non ascoltano la voce dei cittadini, ha rilanciato per l’ennesima volta la lotta alla corruzione, si è soffermato sull’Expo 2027 che dovrebbe tenersi a Belgrado, l’arrivo dei nuovi investitori e la crescita economica.

Vučić ha più volte menzionato en passant quello che avrebbe dovuto essere il tema centrale dell’incontro: la creazione del Movimento per il popolo e lo stato. Tutti sono benvenuti, ha affermato Vučić, chi vuole unirsi al movimento lo farà, chi non vuole non lo supplicheremo. Sarà un movimento sovrapartitico perché la Serbia ha bisogno di “una nuova energia”. Sarà un grande movimento per il futuro che si opporrà a qualsiasi ritorno al passato.

Le iscrizioni saranno aperte dal 15 marzo. Nessun’altra informazione è stata fornita, anche se i presenti, così come l’opinione pubblica in generale, con ogni probabilità si aspettavano di ricevere maggiori chiarimenti sul nuovo movimento.

Stando ai media allineati, al comizio avrebbero partecipato tra le cinquantamila e le centomila persone, mentre l’Archivio delle manifestazioni pubbliche parla di circa quindicimila persone. Tenendo conto delle dimensioni della città e della piazza, la seconda ipotesi è decisamente più verosimile.

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La maggior parte dei partecipanti al comizio è arrivata a bordo degli autobus e dei treni provenienti da tutte le parti della Serbia. Poche ore prima dell’evento promosso da Vučić, gli abitanti di Jagodina hanno organizzato una manifestazione a sostegno degli studenti, alla quale hanno partecipato migliaia di persone.

Il giorno dopo il comizio a Jagodina, organizzato contemporaneamente allo sciopero generale lanciato dagli studenti, con blocchi stradali e mobilitazioni in quasi tutte le città della Serbia, dopo aver contato tutti i cittadini che hanno partecipato alle proteste, Vučić, parlando dal balcone del palazzo della Presidenza della Repubblica, ha invitato la polizia a garantire la sicurezza delle manifestazioni di protesta, chiedendo alle autorità competenti di pubblicare tutta la documentazione, compresa quella contrassegnata come riservata, relativa alla ricostruzione della stazione ferroviaria di Novi Sad.

Con questo gesto il presidente ha dimostrato che, contrariamente a quanto sostenuto dalle autorità, non tutte le richieste degli studenti sono state esaudite.

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