Il Parlamento europeo ha adottato, giovedì 23 gennaio, una risoluzione per condannare l’arresto e la detenzione dello scrittore Boualem Sansal, e sollecitarne la liberazione immediata e incondizionata. Tutti i gruppi politici del Parlamento, o quasi, hanno unito le loro voci pretendendo il rilascio immediato dello scrittore franco-algerino. Non c’è stata, infatti, l’unanimità: i 24 voti contrari e i 48 astenuti sono un caso.
Dallo scorso 16 novembre Sansal è in carcere ad Algeri per le sue idee, in condizioni di salute drammatiche. E tra i contrari più noti alla sua scarcerazione, ci sono Rima Hassan, Anthony Smith, Emma Fourreau. Tra gli astenuti, Manon Aubry e Younous Omarjee. Tutti di La France Insoumise (Lfi), il partito della sinistra francese capitanato da Jean-Luc Mélenchon e noto per le sue simpatie per l’islamizzazione oltralpe.
Quando le polemiche hanno iniziato ad imperversare, la Hassan, a capo della squadra di deputati di sinistra, s’è vista costretta a giustificarsi: «Lo scrittore in realtà difende tesi identitarie di estrema destra, stigmatizza gli esuli. Inoltre è francese da pochi mesi». Un argomento che suona bizzarro sulla bocca di un eletto di France Insoumise, il partito che nel suo programma elogia l’ibridazione di lingue e culture e promuove misure a favore dell’espansione del diritto d’asilo. Parliamo della stessa Hassan che a inizio anno veniva denunciata per apologia del terrorismo dopo aver invitato i palestinesi di Francia ad unirsi alla «resistenza armata».
«Oggi gli eletti di sinistra, fortunatamente in minoranza, scelgono di votare contro una risoluzione che chiede il rilascio di Boualem Sansal, preferendo fare da tramite al regime algerino che lo ha preso in ostaggio», ha protestato François-Xavier Bellamy su Le Figaro, indignato dalle astensioni e dall’opposizione dei suoi colleghi del Parlamento europeo. Contro Sansal all’Europarlamento non c’è solo la sinistra francese, ma anche quella italiana: Dario Tamburrano, Pasquale Tridico, Gaetano Pedullà, Valentina Palmisano e Giuseppe Antoci, eletti nelle file del Movimento 5 Stelle.
Quel che è in corso è un timido tentativo di dare respiro europeo alla causa di Sansal. Tutti i comitati a suo sostegno partecipano ad una mobilitazione, non solo francese, per il suo rilascio. Ma non c’è l’eco che ci si aspettava. L’Algeria fa la sua parte, la Francia sembra paralizzata. Sono trascorse due settimane prima che il ministro della Cultura francese, Rachida Dati, sostenesse pubblicamente lo scrittore tramite un post su X. Inizialmente, la strategia adottata dall’Eliseo è consistita nel mantenere un profilo basso ed evitare di fare commenti che potessero fornire all’Algeria il pretesto per inasprire ulteriormente le condizioni di detenzione di Sansal. Resta il fatto che questa prudenza non ha, finora, prodotto risultati, anzi. A Parigi c’è chi enfatizza l’eccessiva prudenza di Macron, che, pur non avendo intrapreso nessun braccio di ferro con Algeri, s’è abbandonato ad alcune dichiarazioni potenti contro l’Algeria, specie durante la Conferenza annuale degli ambasciatori dello scorso 6 gennaio. «Non rilasciando Sansal, l’Algeria disonora sé stessa», aveva detto.
La risoluzione – presentata da cinque degli otto gruppi dell’Europarlamento (Ppe, S&D, Ecr, Renew e Verdi) – condanna l’arresto ed esorta «le istituzioni e la delegazione dell’Ue a condividere pubblicamente le loro preoccupazioni con le autorità algerine e a organizzare una missione medica per valutare lo stato di salute di Boualem Sansal».
Lo scrittore di fama mondiale, che ha ottenuto la nazionalità francese nel 2024, ha un cancro. E il regime di Algeri gli ha negato ogni cura, oltre che la difesa del suo avvocato. È dietro le sbarre della prigione di Koléa, dove sono rinchiusi gli oppositori del regime, ex dignitari, imprenditori, giornalisti e intellettuali accusati di terrorismo, o atti sovversivi, perché accusato di «attacchi all’integrità territoriale e all’unità nazionale». Sopratutto per una delle ultime interviste rilasciate sulla questione del Sahara occidentale, il territorio conteso tra il Marocco e il Fronte Polisario sostenuto dall’Algeria. A Frontières aveva infatti ripreso la posizione marocchina per cui una parte del territorio del Paese sarebbe stata presa a vantaggio dell’Algeria. Per Algeri non è di certo un tema banale. La stampa algerina, da tempo, giudica le dichiarazioni di Sansal su Algeria e Marocco «un attacco ai simboli della nazione e della Repubblica».
A fine dicembre 2024, il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune ha definito Sansal «un impostore, mandato dalla Francia, che non conosce la propria identità». E il reato contro l’articolo 87 bis del Codice penale algerino, quello per cui è formalmente dietro le sbarre, trova nella pena di morte la sanzione massima prevista. Se Sansal, l’algerino più famoso, «può essere arrestato e messo in prigione, significa che nessuno è al sicuro», spiega lo storico francese Pierre Vermeren, aggiungendo che il suo arresto mira anche a riunire gli algerini dietro il regime contro la Francia.
Sansal nasce a Theniet El Had, ma cresce ad Algeri, a pochi passi dalla casa di Albert Camus. A 13 anni si ritrova nel Paese che ha conquistato l’indipendenza. È un’Algeria atea e comunista, capitale della sinistra terzomondista. Poi, il colpo di stato di Boumédiène segna l’inizio della via algerina al socialismo. Sansal si rifugia nella matematica e diventa il numero due del Ministero dell’Industria. A 50 anni, pubblica il suo primo romanzo, Le serment des barbares. È la storia della sanguinosa guerra civile algerina e denuncia la violenza della società, la corruzione dilagante nell’amministrazione statale e la strumentalizzazione della guerra di indipendenza da parte del regime. Il romanzo, pubblicato da Gallimard, una delle più grandi case editrici di Francia, riscuote un successo internazionale, eppure in Algeria viene censurato. Da quel momento, inizia la sua vita da emarginato, da dissidente. Libro dopo libro denuncia i soprusi, le menzogne e l’islamismo che soffoca la sua amata Algeria. E non smette di farlo fino al 16 novembre 2024, allertando anche i Paesi occidentali: l’islamismo non si fermerà alle frontiere dell’Algeria.
Lo scrittore algerino non è mai stato il candidato giusto per le prime pagine della stampa internazionale: è arabo, ma filoisraeliano, non ha mai consegnato una maschera all’islam, è contro il wokismo, ed è un ateo che piange il declino del cristianesimo europeo. Agli amici che gli chiedevano perché non si fosse autoimposto l’esilio in Francia come tanti altri intellettuali arabi, Sansal rispondeva: «Spetta a loro andarsene, non a me!». Tornava sempre sulla costa algerina. Come quando è stato arrestato.
Per Algeria Patriotic, organo ufficiale algerino, Sansal «è un fascista filosionista». E per La France Insoumise, che tifa Hamas, Sansal può morire in galera.
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