“I soggetti richiedenti devono rilasciare apposita dichiarazione a favore della Costituzione e contro atteggiamenti di espressione fascista, razzista, sessista tipici delle ideologie assolutiste e totalitarie”. Recita così l’articolo 17 del nuovo regolamento per la concessione dei patrocini, collaborazioni e delle sale comunali ad enti e associazioni, intorno al quale si è avvitata la discussione in consiglio a Palazzo Mercanti per alcune ore lunedì 27 gennaio, Giorno delle Memoria. Alla fine il provvedimento che disciplina una materia alquanto variegata, per la prima volta all’interno di un testo unico, è stato approvato coi voti del centrosinistra più Alternativa per Piacenza; contrario il centrodestra, che aveva cercato di emendare il testo, con l’eccezione di Massimo Trespidi, astenuto.
L’assessore Gianluca Ceccarelli ha spiegato che il nuovo regolamento si configura come un testo unico, che raccoglie in un solo documento diverse norme risalenti a provvedimenti diversi e la loro unificazione risponde anche a un’esigenza di semplificazione e organicità. Tra le novità introdotte è la possibilità per il Comune di Piacenza di concedere patrocini o collaborazioni anche su base pluriennale per manifestazioni o eventi che si ripetono negli anni.
La polemica si è accesa intorno ai contenuti dell’articolo 17 del regolamento per la concessione delle sale comunali che introduce una sorta di dichiarazione di antifascismo e di antitotalitarismo da sottoscrivere insieme alla domanda di utilizzo degli spazi pubblici del Comune. Un articolo che andrebbe contro la libertà di pensiero secondo diversi esponenti del centrodestra, mentre il centrosinistra compatto si è schierato per la nuova disposizione, perchè si tratta di un “semplice controllo di conformità della Costituzione”.
Patrizia Barbieri (civica di centrodestra) si è detta imbarazzata dal nuovo regolamento perchè così come è stato presentato rappresenta “un’offesa alla libertà di pensiero”. “Siete riusciti a fare in modo che questa richiesta di questa dichiarazione, definita “bollino”, come un’iniziativa fascista. Sarebbe bastato chiedere una dichiarazione a favore della Costituzione e contro tutti i regimi totalitari. Chi può essere favorevole alle discriminazioni ma volete andare inserire qualcosa di non pertinente con la Costituzione, questa è una regola fascista contro la libertà di pensiero”.
Favorevole all’articolo contestato del nuovo regolamento Matteo Anelli (Piacenza Coraggiosa), che ha sottolineato che fa specie “come sia così difficile per alcuni dichiararsi antifascisti, proprio oggi nel Giorno della Memoria in cui si ricordano le vittime dei regimi nazifascisti”.
Jonathan Papamarenghi (civica di centrodestra) ha rimarcato l’esigenza di non trasformare un tema come questo una “battaglia di bandiera per chi è carente di argomenti veri”. “Su quei principi non si può non essere favorevoli, ma bisogna prestare attenzione a come vengono scritti. Non ritengo divisivo – ha sottolineato – richiedere a qualcuno di dichiararsi antifascista, alla luce di quello che dovrebbe fare una società libera che guarda alla libertà e alla democrazia. Ma da cittadino non mi sento tutelato un regolamento come questo, non c’è solo il fascismo, ci sono anche altri regimi politici che vanno condannati allo stesso modo. Definire allora un provvedimento a metà è un atto di demagogia”.
“Perché gli atteggiamenti omofobi, classisti, xenofobi, non sono inseriti in questo elenco? Perché contemplarne alcuni e non altri, con che criterio sono stati scelti? – chiede Gloria Zanardi (Fratelli d’Italia) – Con quale criterio, rispetto agli atteggiamenti e alle espressioni, si decide chi è dalla parte dei buoni e dei cattivi? Con quale arroganza ci si erge poi su un piedistallo per giudicare se il richiedente di una sala comunale sia degno o non degno rispetto alle proprie idee o ai propri pensieri? Il vero problema è che si fa selezione sulle idee e non sulle iniziative proposte. Si chiede il rispetto della Costituzione e al tempo stesso si violano le libertà e i diritti che proprio la Costituzione tutela: penso sia una contraddizione nei fatti e di diritto”.
“Si tratta di fumo negli occhi, una pagliacciata che ci ha portato alla ribalta nazionale – afferma la collega di partito Sara Soresi – La democrazia, i valori costituzionali, non si difendono con dichiarazioni ideologiche preventive o bollini simbolici, ma con il confronto aperto, l’educazione, il rispetto delle libertà fondamentali sancite dalla Costituzione. Reputo il “bollino” una misura inappropriata e anche pericolosamente divisiva, perché questi provvedimenti mascherati da tutela dei valori democratici rischiano di generare l’effetto opposto. Io non mi dichiaro antifascista, perché dovrei dichiararmi “anti” qualcosa che non è più attuale? Si tratta di un periodo passato, non è più attuale. Cos’è il fascismo oggi? Io credo che nessuno di voi saprebbe rispondermi”.
“Io sono convintamente antifascista e non ho nessun problema a dichiararlo – la posizione di Massimo Trespidi (Civica Barbieri-Liberi) -. La guerra civile è finita 80 anni fa, per fortuna il fascismo ha perso. La Repubblica nasce dal crollo del fascismo, che è stato una immane tragedia per il nostro Paese; sarebbe bene che di storia non si parlasse, da una parte e dall’altra, per fare propaganda. Oltre al 27 gennaio, Giorno della Memoria, bisognerebbe istituire una giornata anche per il 18 settembre 1938, quando sono introdotte le leggi razziali in Italia, qualcosa di cui dovremmo vergognarci. Non è vero, come sostiene qualcuno, che il fascismo è morto: c’è ancora, come il nazismo, perchè i totalitarismi quando rinascono lo fanno in forme diverse rispetto al passato. Anche in Italia c’è chi spera nel ritorno del fascismo e nei confronti di queste persone la destra italiana deve imparare a prendere convintamente le distanze. Che nel regolamento ci sia la parola fascista a me non dà alcun disturbo. Ma è incompleta: è vero che la nostra storia ha conosciuto il totalitarismo fascista e nazista, ma nel mondo ci sono stati altri totalitarismi. Se l’ideologia è un male, tutte le ideologie lo sono, non solo alcune, e quando si decide di non fermarsi alla parola Costituzione ma di fare un elenco questo deve essere completo”.
“Quando si sceglie di redigere un elenco c’è sempre il pericolo di dimenticarsi qualcosa – concorda Nicola Domeneghetti (Fratelli d’Italia) – Limitarsi a fascismo, razzismo e sessismo esclude potenzialmente altre forme di discriminazione o violenza ideologica. Sarebbe preferibile fare riferimento ad un principio generale di rispetto della dignità umana, della parità e dei diritti fondamentali, in linea con la Costituzione e le convenzioni internazionali”. Parla di “grande pasticcio” Barbara Mazza (Civica Barbieri-Liberi): “Bastava limitarsi a chiedere che i soggetti richiedenti lasciassero apposita dichiarazione a favore della Costituzione e dei suoi principi fondamentali. Non dividiamoci su un punto che dovrebbe vederci uniti”.
“Questo articolo non vuole essere assolutamente divisivo” – ha sottolineato dai banchi del Pd Tiziana Albasi. “Sia in Italia che a livello internazionale assistiamo a manifestazioni che evidenziano un autoritarismo strisciante da non sottovalutare – aggiunge Stefano Perrucci – E’ quindi necessario mantenere sempre viva la consapevolezza collettiva su queste tematiche, anche con una “semplice” dichiarazione di antifascismo”. “Si tratta – afferma Salvatore Scafuto – di un semplice controllo di conformità al rispetto della Costituzione, che dovrebbe essere alla base di ogni attività in spazi pubblici. Non si tratta né di ideologia, né di etichette ma di tutelare i principi della nostra Costituzione”. “Crediamo – fa eco Andrea Fossati – che questa dicitura sia semplicemente uno strumento a tutela della Costituzione”. “Sapere dalla collega Soresi che mai si dichiarerà anti fascista ci fa capire quanto sia necessario oggi più che mai questo bollino – argomenta Luigi Rabuffi (Alternativa per Piacenza) -. Se una persona non sottoscrive una dichiarazione di antifascista le riunioni le organizza a casa sua, non in una sede comunale”.
“Si tratta di un regolamento innovativo, che ha alle spalle un lavoro durato mesi per il quale ringrazio gli uffici, mi dispiace che alla fine la discussione, seppur legittimamente, si sia concentrata su un unico aspetto – le parole del sindaco Katia Tarasconi -. Abbiamo già fatto questa discussione perché l’argomento si ripropone ogni volta nel Dup. Sono cresciuta in un Paese, gli Stati Uniti, in cui esiste davvero la libertà di parola: ritengo però ci sia una grossa differenza nell’esternare il proprio pensiero e utilizzare il bene pubblico; sono convinta sia giusto che ognuno si libero di pensare e dire ciò che ritiene corretto, invece come istituzione esiste anche un tema di corretto svolgimento di alcune funzioni. Grazie a chi ha lavorato a questo regolamento che semplifica la vita anche oltre l’articolo 17″.
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