RSA, rette insostenibili per le famiglie e liste d’attesa

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Continua il calvario per le famiglie salentine con anziani non autosufficienti: ne sono morti 3 proprio questo mese, in attesa di entrare in una RSA. Servono i nuovi posti letto promessi dai vertici della sanità e l’adeguamento delle tariffe fermo al periodo pre-covid.

Le famiglie non sono in grado di gestire da sole patologie molto gravi, che necessitano di monitoraggio costante e cure continue. L’unica strada percorribile è quella degli accreditamenti veloci: impossibile aspettare una burocrazia elefantiaca. Liste d’attesa infinite, tariffe non adeguate, dipendenti a rischio, costi enormi per le famiglie che riescono a ottenere un posto e Regione Puglia che continua a prendere tempo per gli accreditamenti. Le leggi ci sono, ma non vengono attuate: il D.P.C.M.del 14 febbraio 2001 prevede il pagamento totale del ricovero in RSA a carico del servizio sanitario nazionale per i malati gravi di alzheimer.

Ma ci sono famiglie salentine costrette a gestire da sole pazienti gravi, malati di alzheimer, come ha denunciato la signora Maria Capriati, che ha raccolto 70mila firme per chiedere “RSA più accessibili” e che è stata costretta a dimettersi dal lavoro di soccorritrice del 118 a Lecce per seguire sua madre.

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“Le spese sono altissime per le famiglie: visite mediche, medicine e retta in RSA sono impossibili da sostenere per chi vive con pensioni normali”, chiarisce la caregiver. Nel 2022 il colpo di grazia ai più deboli è arrivato con la delibera regionale per far passare dal 30% al 50% la quota che devono mettere le famiglie per mantenere nelle residenze sanitarie assistenziali il proprio caro. Il TAR aveva dato ragione alle famiglie ma poi il Consiglio di Stato ha ribaltato tutto (Sez. III, Sent., data udienza 14/11/2024, 27/11/2024, n. 9508): è stato chiarito che per i trattamenti
di lungo-assistenza, recupero e mantenimento funzionale, l’ imputazione del relativo onere a carico del Servizio sanitario nazionale si attua per una quota pari al 50% della tariffa giornaliera. Quindi, per le famiglie il passaggio dal 30% al 50% della quota di spese è ormai ineludibile. A Campi le famiglie si sono ribellate: è intervenuto il Codacons, ma i vertici sanitari tacciono. Alcune RSA chiedono gli arretrati. Chiedere alle famiglie 100 euro al giorno per assistere un anziano non autosufficiente è un enorme problema, se pensiamo agli stipendi e alle pensioni da fame che percepiscono la maggior parte dei pugliesi. Faccio nuovamente appello al presidente Emiliano e all’assessore alla Sanità Piemontese affinché risolvano l’annosa questione relativa all’aumento della retta nelle Rsa. Non c’è serenità, per i familiari dei pazienti delle RSA, atteso che sono state spedite, da alcuni giorni, le raccomandate con le quali si invitano le famiglie a provvedere al versamento delle quote di compartecipazione retroattive, che conterrebbero anche gli aumenti delle rette dal 30 al 50%, come deliberato dalla Regione Puglia. Importi di parecchie migliaia di euro che non possono essere portati nemmeno in detrazione perché riguardano il vitto e alloggio. Ulteriore aggravio economico per i parenti”.

”Ho sollevato, già nei mesi scorsi, la questione con una richiesta di audizione in Commissione Sanità e mi fu detto che fino al 30 settembre del 2022, la suddetta somma veniva ripartita per il 70% a carico delle ASL (circa 2.000 euro al mese) e il restante 30% (circa 1.000 euro al mese) a carico del paziente, ma a decorrere dal 1° ottobre 2022, il governo Emiliano stabilì le nuove tariffe: fermo restando la tariffa giornaliera di 100,33 euro, questi sarebbero stati sottoposti a una quota di partecipazione alla spesa pari al 50% (quindi 1.500 euro al mese) e non più al 30% – scrive vicepresidente della Commissione Sanità e capogruppo di Fratelli d’Italia, Renato Perrini –
Venivano esclusi da questo provvedimento tutti i pazienti ricoverati in RSA antecedentemente al primo ottobre 2022, che continuavano a pagare la quota parte del 30% della tariffa. Ma, poi, con la delibera di giunta 659/23 la Regione Puglia ha stabilito che a decorrere dal primo luglio 2023, anche i pazienti ricoverati antecedentemente al primo ottobre 2022 sarebbero stati soggetti al versamento della quota per il 50%, invece del 30% che pagavano. Per tale motivo, nelle scorse ore ho depositato una richiesta di audizione in commissione Sanità. Da sempre sono impegnato affinché siano accreditati tutti i posti letto e i posti in centri diurni rientranti nel fabbisogno programmato perché non è possibile ed è immorale che la quasi totalità dei pazienti deve pagare di tasca propria, nonostante la Regione abbia l’obbligo di garantire la quota sanitaria per tutti e non per alcuni”.

Altro capitolo è quello delle tariffe delle RSA non adeguate. I giudici, oltre a condannare la Regione Puglia ad adeguare le tariffe e a garantire il  trasporto dei disabili, con la sentenza n.195 del 6 dicembre 2024, ha spiegato che le spese per la sanità sono prioritarie: devono essere ridotte le altre spese indistinte prima di sacrificare quelle della sanità. I posti di tanti lavoratori sono a rischio senza un intervento tempestivo.  

G.G.



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