Quali rischi lungo il Corridoio di Lobito

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Potenziali ricadute negative del vasto progetto infrastrutturale sul piano della sicurezza, ma anche su quello sociale e sanitario

Aumentano le perplessità delle comunità locali che vivono nei territori attraversati dal nuovo percorso ferroviario, a cominciare da quelli della Rd Congo. I potenziali impatti dell’opera erano già stati segnalati mesi fa in un report dell’ufficio delle Nazioni Unite dello Zambia

28 Gennaio 2025

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Articolo di Rocco Bellantone

Tempo di lettura 5 minuti

Quando il 2 dicembre scorso Joe Biden è atterrato in Angola per la sua unica visita di Stato in Africa nel suo mandato alla Casa Bianca, tutte le attenzioni erano rivolte sul progetto del Corridoio di Lobito. L’Amministrazione USA ha già impegnato oltre 4 miliardi di dollari per i lavori di sviluppo della linea ferroviaria che in prospettiva potrebbe arrivare a collegare il porto angolano di Lobito, sull’Oceano Atlantico, a quello tanzaniano di Dar es Salaam, sull’Oceano Indiano, passando per Repubblica democratica del Congo e Zambia.

Lungo il corridoio sono però fortissimi non solo gli interessi di governi e multinazionali interessati a rendere sempre più veloci i traffici dei minerali estratti in questa regione dell’Africa, ma anche quelli dei gruppi criminali attivi soprattutto in Rd Congo.

Un rischio che era stato segnalato già nell’ottobre scorso in un policy brief dell’ufficio delle Nazioni Unite dello Zambia in cui veniva posta l’attenzione sugli impatti potenziali dell’opera nel processo di trasformazione dell’intera regione non solo sul piano della sicurezza, ma anche su quello sociale e sanitario.

Le preoccupazioni dei congolesi

Nel suo tracciato in Rd Congo il nuovo Corridoio di Lobito accelererà i collegamenti tra le province minerarie di Tanganica, Haut-Lomami, Lualaba e Haut-Katanga, dove si trovano alcuni dei più grandi giacimenti al mondo di minerali strategici tra cui cobalto (di cui il paese detiene le riserve maggiori nel pianeta controllandone il 70% a livello mondiale) e rame (settimo al mondo).

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Sulla carta i lavori di ammodernamento in queste tratte creeranno circa 30mila posti di lavoro tra diretti e indiretti. Si tratta di innesti occupazionali importanti per uno dei paesi più poveri al mondo (secondo recenti stime della Banca Mondiale circa il 73% dei cittadini della Rd Congo vive con poco più di 2 dollari al giorno). C’è chi sostiene però che i posti di lavoro promessi siano comunque pochi e che, considerati i grandi investimenti, avrebbero dovuto essere almeno più di un milione.

In Rd Congo si sta facendo largo il timore che all’ombra dei proclami trionfalistici del presidente Felix Tshisekedi, che a Benguela in Angola aveva incontrato Biden con gli omologhi di Zambia Hakainde Hichilema e Angola Joao Lourenco e con il vicepresidente della Tanzania Philip Mpango, si stia in realtà consumando l’ennesima svendita delle risorse naturali del paese.

C’è chi teme che l’estensione del percorso ferroviario toglierà lavoro a chi finora ha trasportato materie prime e merci con i camion su strada. Ma la preoccupazione maggiore riguarda il fatto che l’opera non assegnerà un nuovo ruolo alla Rd Congo, destinata a rimanere uno Stato-miniera da cui si estrae materia prima che poi viene però lavorata in altri paesi.

Attualmente i carichi di minerali estratti nelle province meridionali del paese transitano infatti per lo snodo di Kolwezi e da qui raggiungono i porti di Durban in Sudafrica o Dar es Salaam in Tanzania, per poi raggiungere i principali mercati occidentali e asiatici.

Chi si oppone al progetto chiede che i minerali estratti in Rd Congo vengano raffinati nella provincia di Lualaba, di cui Kolwezi è il capoluogo. Qui, oltre che un upgrade sul piano industriale, le comunità locali chiedono anche che si costruiscano ospedali, scuole e strade.

Le perplessità di questa gente sono d’altronde le stesse di quelle contenute nel rapporto delle Nazioni Unite. Così come si sta sviluppando, il Corridoio di Lobito non prevede infatti che alcun anello della catena del valore del settore minerario – e nello specifico di quello delle batterie prodotte con i minerali estratti qui e che alimentano veicoli elettrici, dispositivi elettronici e pannelli fotovoltaici – possa essere sviluppato in Rd Congo.

Chi appare invece favorito dal nuovo Corridoio di Lobito è l’Angola. La nuova linea ferroviaria ridurrà infatti tempi e costi del trasporto delle materie prime, con i circa 1.600 chilometri che separano Kolwezi da Lobito che arriveranno a essere coperti in otto giorni. Ciò comporterà ovviamente anche una riduzione dei tempi di attraversamento dell’Oceano Atlantico da più di un mese a pochi giorni.

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Rischi sanitari e per donne e minori

Tra gli scenari più delicati analizzati nel report delle Nazioni Unite c’è quello che rimanda a un’esacerbazione dei conflitti armati lungo il tracciato del Corridoio all’interno della Rd Congo. In aree in cui si combatte da decenni per il controllo di miniere e traffici illeciti, l’avvio di importanti lavori come quelli previsti attirerà inevitabilmente gli interessi dei gruppi criminali locali, portandoli allo scontro. E a farne le spese saranno le comunità locali inermi che rischiano di essere bersagliate da nuove ondate di attacchi e soprusi.

Un’altra dinamica da non sottovalutare, segnala il report dell’ONU, riguarda i rischi per la salute. Il massiccio afflusso di lavoratori lungo l’intero percorso della ferrovia, provenienti da altri paesi africani e non, implicherà un aumento delle probabilità di diffusione di malattie e infezioni facilmente trasmissibili, tra cui tubercolosi, HIV/AIDS e malaria.

Per impedire che ciò avvenga sarà necessario garantire forniture mediche essenziali nei cantieri e nei centri abitati vicini, attivare campagne di educazione sanitaria, mettere a disposizione di tutti acqua potabile e servizi igienici dignitosi.

In questi contesti chi rischia di più per la propria incolumità sono ovviamente le donne e i minori. Le prime in cerca di lavori informali potrebbero andare incontro a minacce di discriminazione e abusi sessuali e, nei contesti più critici, essere costrette a prostituirsi pur di sopravvivere.

Sempre per spirito di sopravvivenza i secondi finiranno con ogni probabilità a lavorare nei cantieri in condizioni disumane.

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Secondo l’ONU investire in interventi minimi per la salvaguardia dei più vulnerabili è pertanto prioritario. È una responsabilità che sono chiamati ad assumersi non solo i governi interessati dai lavori, ma anche tutte le potenze globali e le aziende che stanno investendo nel potenziamento del Corridoio di Lobito. Saranno loro, per primi, a beneficiare di questa grande opera.

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