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Matteo Salvini accelera sull’ingresso dei privati nel perimetro di Ferrovie. Ma per il principale vettore dei trasporti italiani non si apriranno le porte verso una vera e propria privatizzazione. Si guarda, invece, all’intervento di investitori istituzionali per affiancare piazza della Croce Rossa nei nuovi investimenti infrastrutturali sulle reti veloci. E già nei prossimi mesi sono attesi i primi passaggi formali.
Intervistato da Affariitaliani.it, il ministro delle Infrastrutture ha spiegato: «Non vogliamo svendere o anche semplicemente privatizzare, al massimo intendiamo valorizzare il gruppo Fs coinvolgendo eventuali energie e risorse private per fare sempre più lavori, ancora meglio e più in fretta». Parole che hanno scatenato non poche polemiche sul fronte politico.
IL PIANO
Il riferimento di Salvini va al progetto già annunciato dall’amministratore delegato di Ferrovie, Stefano Antonio Donnarumma, lo scorso dicembre durante la presentazione del piano strategico 2025-2029. Nei prossimi anni il gruppo vuole conquistare 195 milioni di passeggeri in più sulle reti veloci (100 milioni su quelle ferroviarie, 95 milioni su quelle su gomma). Ma per farlo deve potenziare i 17mila i chilometri di binari gestiti attraverso Rfi e mantenere l’alto livello di investimenti garantito fino al giugno del 2026 dal Pnrr, che ha già finanziato e finanzierà oltre 2mila cantieri con 25 miliardi complessivi tra la costruzione di nuove infrastrutture e interventi di manutenzione.
In questa direzione, nel suo piano industriale, Donnarumma ha già inserito da qui al prossimo decennio investimenti per 60 miliardi sulla rete, necessari anche per decongestionare i nodi delle grandi stazioni cittadini o per creare nuove direttrici. Altri 50 miliardi sono destinati alla manutenzione e al miglioramento – tecnologico in primis – dei servizi attuali.
Un piano ambizioso, che necessità di oltre cinque punti di Pil, tra l’altro in una fase storica nella quale l’Italia deve ridurre la spesa primaria in media di un 1,5 per cento di prodotto interno lordo. Da qui, il progetto allo studio tra il ministero dei Trasporti e il gruppo Fs: coinvolgere investitori istituzionali in un apposito veicolo per raccogliere fondi per le infrastrutture, per alleggerire l’impegno dello Stato e recuperare risorse da utilizzare per potenziare infrastrutture e corse sulla rete storica, quella più utilizzata dai pendolari.
A dicembre Donnarumma ha definito l’ipotesi come un «basket strategico», uno strumento ulteriore per accelerare il suo piano. Anche se le parole di Salvini fanno capire che la strada è tracciata tanto che sono attese novità nei prossimi mesi. Il Mit e Fs stanno studiando di creare sotto la controllata Rfi, quella che gestisce la rete ferroviaria, una newco, una scatola societaria dove conferire l’infrastruttura dell’alta velocità, cioè i quasi i 1.500 chilometri di binari che valgono 8 miliardi. L’obiettivo è quello di far sottoscrivere a investitori istituzionali (si guarda in primis a Cassa depositi e prestiti o il F2i), a fondi pensioni o a fondi infrastrutturali con orizzonte di lungo periodo quote di questo veicolo. Siccome parliamo di operazioni non speculative e con un ritorno temporale lungo, si guarda anche al modello del Rab (Regulatory Asset Base): in estrema sintesi la remunerazione dell’investimento è fissata a priori, recupera i costi fissi ed è legata al raggiungimento di determinati obiettivi. Va da sé che con questo schema, i privati non potrebbero entrare nell’azionariato della controllante Fs né nella ricca gestione del servizio di Trenitalia.
LE POLEMICHE
Come detto, l’uscita di Salvini ha scatenato non poche polemiche. «Apprendiamo che il vice presidente del Consiglio Matteo Salvini, ministro dei trasporti, che di trasporti pero non si occupa, ha affermato che Fs e “pronta ad aprirsi ai privati per fare meglio”», ha fatto sapere il capogruppo Pd al Senato, Francesco Boccia. Ha aggiunto il suo omologo del M5S, Stefano Patuanelli: «”Valorizzare’”, tutte le svendite di patrimonio pubblico iniziano con questa parola». A loro replica da Forza Italia il deputato Maurizio Casasco: «È chiaro che si parla di partecipazioni. Da parte nostra non c’è alcuna preclusione all’ingresso di privati in Fs, purché la maggioranza resti nelle mani pubbliche».
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