Dopo l’avviso di garanzia “per favoreggiamento e peculato” a Meloni, Nordio, Piantedosi e Mantovano nel caso Almasri, il centrodestra attacca i magistrati e dice che la riforma della Giustizia è più necessaria che mai. Le opposizioni contro la premier: “Spieghi agli italiani perché ha rilasciato il libico”
In un video pubblicato sui social, Giorgia Meloni ha detto di aver ricevuto un avviso di garanzia “per i reati di favoreggiamento e peculato in relazione alla vicenda del rimpatrio del cittadino libico” Osama al Njeim Almasri, capo della polizia giudiziaria libica. Insieme alla premier risultano indagati anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio, quello dell’Interno Matteo Piantedosi e il sottosegretario Alfredo Mantovano. A inviare gli avvisi, ha spiegato la presidente del Consiglio, è stato il procuratore della Repubblica Francesco Lo Voi, “lo stesso del fallimentare processo a Matteo Salvini per sequestro di persona”, dopo che l’avvocato Luigi Li Gotti ha presentato denuncia contro il governo. L’avvocato Li Gotti all’Adnkronos dice che adesso si aspetta “chiarezza, quello che non c’è stato finora. Nel mio esposto ho ipotizzato i reati di favoreggiamento e peculato, ma ora sarà la magistratura a indagare e fare accertamenti”. “L’iscrizione è un atto dovuto per legge, la procura non ha potuto iscrivere contro ignoti perché la denuncia è nominativa, ma è un atto consequenziale, scontato”, aggiunge il legale.
La nota dell’Anm
“Si segnala, al fine di fare chiarezza, il totale fraintendimento da parte di numerosi esponenti politici dell’attività svolta dalla procura di Roma, la quale non ha emesso, come è stato detto da più parti impropriamente, un avviso di garanzia nei confronti della presidente Meloni e dei ministri Nordio e Piantedosi ma una comunicazione di iscrizione che è in sé un atto dovuto perché previsto dall’art. 6 comma 1 della legge costituzionale n. 1/89″, scrive in una nota l’Associazione nazionale magistrati. “La disposizione – prosegue l’Anm – impone al procuratore della Repubblica, ricevuta la denuncia nei confronti di un ministro, e omessa ogni indagine, di trasmettere, entro il termine di quindici giorni, gli atti al Tribunale dei ministri, dandone immediata comunicazione ai soggetti interessati affinché questi possano presentare memorie al collegio o chiedere di essere ascoltati. Si tratta, dunque, di un atto dovuto”.
La maggioranza a difesa di Meloni
Ma dalla maggioranza la levata di scudi è immediata. “Vergogna, vergogna, vergogna“, ha scritto sui social il ministro dei Trasporti e vicepremier Matteo Salvini. “Lo stesso procuratore che mi accusò a Palermo ora ci riprova a Roma con il governo di centrodestra. Riforma della Giustizia, subito!”. Analoga solidarietà anche dal collega di coalizione e ministro degli Esteri Antonio Tajani: “Sono dalla parte di Giorgia Meloni, Piantedosi, Nordio e di Mantovano. Difendo la separazione dei poteri e condanno scelte che suonano come una ripicca per la riforma della Giustizia“.
A difendere Meloni c’è anche il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, che parlando con Affaritaliani.it riprende le parole della premier e dice: “Avviso ai naviganti: Giorgia Meloni non era, non è e non sarà mai ricattabile. E le riforme della giustizia (e non solo) andranno avanti”. Mentre Maurizio Gasparri, senatore di FI, si è detto sconcertato e preoccupato dalla vicenda: “Un magistrato già sconfitto mette in discussione mezzo governo con un atteggiamento che conferma l’uso politico della giustizia da parte di molta magistratura. Dobbiamo scendere in campo per difendere la libertà, democrazia e la costituzione, messe in discussione da queste offensive incommentabili”. La magistratura, dice il capogruppo di Forza Italia in Senato, più che riformata “andrebbe rifondata”.
“Siamo dinanzi all’ennesimo esempio di giustizia politicizzata che punta al colpire il governo Meloni” ha dichiarato il capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, Lucio Malan, secondo cui l’avviso di garanzia ai membri dell’esecutivo “conferma che la riforma della giustizia è più necessaria che mai”, oltre a testimoniare “una strana alleanza tra la sinistra da sempre anti-italiana e un pezzo della magistratura, politicizzata, che per via giudiziaria cerca di fare opposizione a un governo che continua a crescere nel consenso tra gli italiani”.
Le opposizioni attaccano la premier
Le opposizioni invece attaccano il governo. Per Giuseppe Conte, leader del M5s, “la ricetta di Meloni e soci è sempre la stessa: complottismo e vittimismo, dai treni ai migranti. Non lasciatevi distrarre: lo fanno per non parlare dei loro errori e dei problemi reali dei cittadini, dei tagli sulle buste paga, delle zero-soluzioni su carovita e crisi industriale”. Il deputato pentastellato ha invitato la premier a togliersi “il guscio da calimero”, aggiungendo: “Se ora Meloni ha ricevuto un avviso di garanzia su questa vicenda – che peraltro è un atto dovuto – ne risponda serenamente, se non ha nulla da nascondere: è successo anche a me sul Covid ma nessuno di voi mi ha sentito frignare contro i magistrati, fino all’archiviazione”.
“Le questioni giudiziarie non attengono al nostro lavoro” ha affermato la segretaria del Pd, Elly Schlein, “è sul piano politico che insistiamo dall’inizio chiedendo a Giorgia Meloni di non nascondersi dietro ai suoi ministri e venire lei domani in aula per chiarire al Paese per quale motivo il governo ha scelto di riaccompagnare a casa un torturatore libico per il quale la Corte penale internazionale aveva spiccato un mandato di arresto”.
Il segretario di Italia viva Matteo Renzi ha assicurato che quella “di rimpatriare il criminale libico è una scelta politicamente sbagliata, compiuta da Giorgia Meloni e da questo governo. Sono stato tra i primi a definirla, in Aula, una follia”, ma “sul punto di vista giudiziario, invece, non mi esprimo. Non tocca a me giudicare e sono sinceramente garantista. Quindi non faremo a Giorgia Meloni quello che lei ha fatto a noi e alle nostre famiglie”. Anche se, ha aggiunto il senatore, “ho l’impressione che Giorgia Meloni voglia cavalcare questo avviso di garanzia – che è un atto dovuto – per alimentare il suo naturale vittimismo”.
“Su Almasri il governo italiano ha combinato un disastro, raccontando un mare di balle agli italiani” ha scritto il segretario di Azione Carlo Calenda, “dopodiché che un presidente del Consiglio venga indagato per un atto che risponde evidentemente ad una ‘ragione di Stato’ (mai ammessa) è surreale e non accadrebbe in nessun altro paese occidentale”.
Ben più dura è stata la reazione del deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli: “La premier Giorgia Meloni la smetta di fare la vittima, invocando ancora una volta nemici immaginari utili solo ad alimentare la propaganda: il governo ha violato la legge. E a lei che dice di non essere ricattabile, rispondo che è ricattabile dai libici!”. Secondo il leader di Avs “la premier Meloni ha il dovere di spiegare agli italiani perché Almasri stupratore di bambini, assassino e torturatore è stato rilasciato per voluta omissione del governo”.
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