“Un documento che parte dai Circoli del comprensorio catanese e di provincia in provincia, di militante in militante, attraversa tutta la Sicilia. Si chiama ‘Pd bene comune’ e viene dal basso, dalla base, da quelli che non vogliono contare solo al momento del confronto elettorale. Da quelli che non vogliono e non credono in un partito fatto solo di eletti”, dichiara la segretaria provinciale del Pd, Maria Grazia Leone.
Trenta i segretari e le segretarie che sottoscrivono il documento dalla provincia di Catania e arrivano in queste ore sottoscrizioni dai Circoli di tutte le altre province siciliane. “Chiediamo di contare, di potere dire la nostra, chiediamo che la militanza venga posta al centro del congresso regionale. Vogliamo che i temi e la politica tornino al centro di questo congresso, che non si può ridurre ad un referendum su primarie SI/primarie NO. Vogliamo non solo scegliere il segretario o la segretaria, ma incidere sulla direzione stessa del partito”, dichiara Mariagrazia Scuderi segretaria del circolo “Nilde Iotti” di Aci Sant’Antonio. Le fa eco un’altra Segretaria, Linda Auditore, del circolo di Riposto, “Nel solco di quanto già portato avanti con successo a livello nazionale, dalla nostra Segreteria, Elly Schlein, riteniamo che questa sia la strada giusta: valorizzare i militanti che sono l’anima di questo partito e aprirci alla società civile. Ma non solo quando servono i voti, anche quando c’è da decidere la linea politica di questa nostra opposizione”. “Le primarie sono uno strumento fondamentale per il PD, nessuno mai si esprimerà contro il loro utilizzo, ma serve dire con chiarezza che non è questo l’oggetto del contendere, non possono essere brandite per fini che nulla hanno a che fare con il loro scopo originario” chiosano all’unisono.
Il documento
“Siamo noi. Noi, uomini e donne, che giornalmente facciamo vivere le ragioni del Pd nei quartieri e nei paesi. Siamo noi che teniamo aperte le sedi contribuendo di tasca nostra. Che stampiamo e distribuiamo volantini, che ci candidiamo per consentire di presentare le liste. E lo facciamo sapendo di non rientrare nel grande gioco degli eletti. Siamo sempre noi che, alle primarie, presidiamo e montiamo i gazebo. Sono le nostre facce che devono subire i rimproveri, alle volte giusti, per gli errori dei nostri gruppi parlamentari. Siamo, insomma, il Pd. Quello che non va sui giornali e non sale sui palchi. Ma siamo la carne viva di una comunità che, con fatica, sta tornando a crescere e a sperare. E chiediamo di contare. Di poter dire la nostra. Di mettere la nostra militanza al centro del congresso regionale. Di poter scegliere non solo un segretario o una segretaria ma la direzione stessa del nostro partito. Non per chiuderci in soluzioni identitarie. Tutt’altro. Chiediamo di aprire davvero il Pd alla società, come ci ha chiesto la nostra segretaria Elly Schlein. Un’apertura che non sia di facciata e una tantum solo al momento del voto. Vogliamo intrecciare il percorso del Pd alle reti associative, ai movimenti ambientalisti, ai gruppi che si battono per i diritti sociali e civili, ai comitati per la difesa della sanità pubblica e della scuola. Tessere con loro una trama in cui il Pd sia protagonista e strumento di partecipazione e non terreno di scontro. Un luogo dove si discute e si costruisce l’alternativa senza delegare tutto questo alle aule parlamentari. Vogliamo poterci sentire alfieri di questo percorso. Vivendo il congresso come un grande momento di rigenerazione e non di conta per interessi particolari. Un momento in cui sia la natura del Pd stesso e il suo modo di essere opposizione in Sicilia, come passaggio necessario per costruire una alternativa, il tema centrale della nostra discussione. Chiediamo di poterlo fare. Chiediamo di mettere al riparo lo strumento delle primarie dal trasformarsi in arma ai fini di un congresso che rischierebbe, in tal modo, di essere solo una questione di confronto tra uomini e donne e non un passaggio di crescita collettiva. Chiediamo di mettere i nostri circoli, che rappresentano il tessuto connettivo del nostro partito, al centro della scena. Di ascoltarci. Di partire da noi. E per questo chiediamo che il congresso sia un momento di ascolto. Delle difficoltà che incontriamo giornalmente e delle idee che prendono forma nei nostri circoli. Dell’intelligenza collettiva dei militanti e delle militanti. Chiediamo che il nuovo gruppo dirigente ci rappresenti e non ci faccia sentire inutile orpello della discussione. Chiediamo ascolto, attenzione, partecipazione reale. Perché in ogni nostra tessera c’è un pezzo del nostro cuore, del tempo che sottraiamo alle famiglie e alle nostre vite, della nostra fatica. Il Pd è lo strumento che abbiamo individuato per cambiare la società. Consentiteci di farlo”.
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