Meloni indagata per favoreggiamento e peculato nel caso Almasri: “Ho ricevuto un avviso di garanzia, non mi faccio intimidire” – VIDEO

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“La notizia di oggi è questa il procuratore della Repubblica Francesco Lo Voi, lo stesso del fallimentare processo a Matteo Salvini per sequestro di persona mi ha appena inviato un avviso di garanzia per i reati di favoreggiamento e peculato in relazione alla vicenda del rimpatrio del cittadino Almasri avviso di garanzia inviato anche al ministro Carlo Nordio, Matteo Piantedosi e Alfredo Mantovano presumo al seguito di una denuncia che è stata presentata dall’avvocato Luigi Ligotti ex politico di sinistra molto vicino a Romano Prodi conosciuto per avere difeso pentiti del calibro di Buscetta, Brusca e altri mafiosi”, sono queste le parole della premier Giorgia Meloni che annuncia di essere indagata per i reati di favoreggiamento e peculato per il caso dell’espulsione verso la Libia del capo della polizia giudiziaria di Tripoli Almasri.

Meloni indagata per favoreggiamento e peculato nel caso Almasri

“Ora i fatti sono abbastanza noti la Corte penale internazionale dopo mesi di riflessione emette un mandato di arresto internazionale nei confronti del capo della polizia giudiziaria di Tripoli, curiosamente la Corte lo fa proprio quando questa persona stava per entrare sul territorio italiano dopo che per 12 giorni aveva serenamente soggiornato in altri tre Stati europei”, ha proseguito Meloni.

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“Penso che valga oggi quello che valeva ieri – continuato Meloni – non sono ricattabile non mi faccio intimidire. È possibile che per questo sia invisa a chi non vuole che l’Italia cambi e diventi migliore, ma anche e soprattutto per questo intendo andare avanti per la mia strada a difesa degli italiani, soprattutto quando è in gioco la sicurezza della nazione. A testa alta e senza paura“.

Il caso Almasri

Najeem Osema Almasri, capo della polizia giudiziaria di Tripoli, era stato arrestato domenica 19 gennaio a Torino per poi essere espulso in Libia in tutta urgenza con un Falcon del governo italiano. 

La scarcerazione e l’espulsione di Najeem Osema Almasri hanno creato un conflitto tra la Corte penale internazionale che ne aveva chiesto l’arresto e l’Italia, che prima lo ha incarcerato, poi liberato e rispedito in Libia, nonostante fosse accusato di torture, stupri e omicidi.

Dopo il suo arresto la Corte d’Appello di Roma ha rilevato irregolarità nella procedura: l’arresto infatti era stato effettuato secondo le norme sugli arresti estradizionali, ma avrebbe dovuto seguire le leggi italiane sulla cooperazione con la Corte Penale Internazionale, che richiedono un’autorizzazione preventiva del ministro della Giustizia.

Dopo che l’arresto è stato definito “irrituale” ma non illegittimo dal procuratore della Corte d’Appello di Roma, il ministero della Giustizia, guidato da Carlo Nordio, è stato sollecitato a intervenire per autorizzare la procedura. Tuttavia Nordio non ha dato seguito alle richieste, impedendo di fatto la convalida dell’arresto.

Di conseguenza, la Corte d’Appello ha disposto la scarcerazione di Almasri, poiché mancavano i requisiti legali per trattenerlo. Almasri è stato successivamente espulso in Libia con un volo organizzato dai servizi segreti italiani.

Le critiche della Corte Penale Internazionale

La vicenda ha suscitato critiche a livello internazionale, con la CPI che ha chiesto spiegazioni all’Italia per la scarcerazione, avvenuta senza preavviso o consultazione. 

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La Cpi sostiene infatti di aver seguito tutte le regole necessarie per avviare l’arresto del comandante libico, prima inviando una nota all’ambasciata in Olanda, poi trasmettendo il mandato d’arresto motivato da centinaia di pagine di prove dall’ambasciata a Roma tramite un magistrato italiano di collegamento presente in Olanda. Il 17 gennaio infatti, dopo aver avuto notizia della presenza di Almasri in Italia, la Cpi ha riunito d’urgenza i giudici per esaminare la richiesta di arresto presente nei cassetti del tribunale già dall’ottobre 2021. Il provvedimento di cattura è stato poi inviato a Italia, Germania, Austria, Francia, Svizzera e Olanda il 18 gennaio.

Almasri uomo forte di Tripoli

Il Giornale d’Italia aveva anticipato la sua liberazione parlando del suo influente ruolo nella lotta al flusso di migranti che dalla Libia partono verso l’Italia. Almasri infatti è un uomo forte di Tripoli, capo della polizia giudiziaria libica e ritenuto responsabile di aver coordinato e eseguito omicidi e torture nelle carceri della capitale libica e nella prigione di Mitiga, dove vengono imprigionati i migranti che si apprestano ad affrontare il Mediterraneo.

La sua espulsione, nonostante il mandato d’arresto emanata dalla Corte penale internazionale nei suoi confronti, sarebbe secondo molte fonti il segno della volontà politica del governo di Giorgia Meloni di non voler generare reazioni da parte del governo di Tripoli, regime su cui l’esecutivo conta per evitare le partenze dei barconi di migranti dalle coste libiche.





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