il rapporto di forza è inaccettabile tra alleati

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Buongiorno! Sono Idafe Martín Pérez e, con Christian Spillmann e David Carretta, vi proponiamo il Mattinale Europeo, uno strumento per offrire analisi, contesto e prospettiva a chi è interessato all’Ue.

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La Spagna di fronte a Trump: il rapporto di forza è inaccettabile tra alleati

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La relazione tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti rischia di trasformarsi in un rapporto di forza se il nuovo presidente americano, Donald Trump, darà seguito alle sue minacce. Questo non è accettabile tra alleati. Cosa deve fare l’Europa? L’Europa ha la capacità di difendersi e di combattere per i propri valori. Si è dotata degli strumenti necessari a questo scopo e deve avere la volontà politica di usarli. Il Mattinale Europeo ieri mattina, poco prima di una riunione del Consiglio Affari esteri dell’Ue durante la quale si è dscusso delle relazioni con gli Stati Uniti, ha incontrato con José Manuel Albares, ministro degli Affari Esteri della Spagna. Ex sherpa del presidente del governo Pedro Sánchez e già ambasciatore a Parigi, Albares esprime al contempo convinzioni e prudenza. Vede un pericolo in relazioni impulsive tra l’Ue e gli Stati Uniti. Ma invita alla moderazione e a giudicare “dai fatti”: le decisioni concrete che si celano dietro la retorica di Donald Trump.

“Il rapporto con gli Stati Uniti non deve essere un rapporto di forza da nessuna delle due parti”, perché “gli Stati Uniti sono l’alleato naturale dell’Europa e l’Europa è l’alleato naturale degli Stati Uniti, soprattutto oggi, quando celebriamo l’80esimo anniversario della liberazione di Auschwitz. L’ordine mondiale esistente è stato costruito insieme da europei e nordamericani e dobbiamo difenderlo insieme”, spiega Albares. Il ministro spagnolo richiama i fondamenti del rapporto, l’atlantismo classico, il “dialogo multilaterale, il rispetto dei principi della Carta delle Nazioni Unite”. “Abbiamo i nostri valori e i nostri interessi in Europa – ci dice – e l’Europa deve difenderli contro chiunque”.

Quando gli viene fatto notare che Trump, la settimana scorsa, ha chiamato il primo ministro danese, Mette Frederiksen, per dirle che la sua idea di annettere la Groenlandia era seria, Albares riconosce il problema. “E’ evidente che ogni relazione necessita di due parti. E se una delle due non è d’accordo, non si potrà mantenere (un buon rapporto). Ma la verità è che, quando Europa e Stati Uniti agiscono insieme, ne traggono vantaggio sia gli europei sia i nordamericani”. Gli esempi non mancano: la reazione al Covid, la crisi energetica o la guerra in Ucraina.

Albares non si discosta dalla linea multilaterale e dal rispetto del diritto internazionale: “L’Europa ha principi molto chiari. Uno di questi è la sovranità, l’uguaglianza sovrana degli Stati. L’Europa difenderà il rispetto dell’integrità territoriale degli Stati e dispone di strumenti per farlo: strumenti commerciali, politici, e per contrastare le ingerenze straniere. Credo che ciò che abbiamo fatto con la Russia lo dimostri. Abbiamo eliminato Russia Today e Sputnik dallo spazio mediatico, e abbiamo imposto sanzioni commerciali”.

Durante il suo primo mandato come presidente, dal 2017 al 2021, Donald Trump ha costretto gli alleati della Nato a rispettare l’impegno di destinare il 2 per cento del proprio Pil alla difesa entro il 2024. Ora ha intenzione di continuare a fare pressione durante il suo secondo mandato per accelerare il riarmo degli alleati e aumentare tale spesa al 5 per cento del Pil. La Spagna è uno dei paesi dell’alleanza in ritardo. Spende solo l’1,5 percento del Pil della difesa. Il governo spagnolo si è impegnato a raggiungere il 2 per cento entro il 2029, destinando il 20 per cento alle capacità militari, dispiegando soldati in numerosi teatri di operazioni e mettendo i propri aerei a disposizione di quegli alleati che non hanno aviazione propria, ricorda Albares.

“Le decisioni della Nato non sono prese da un solo Stato, ma dai 32 membri dell’Alleanza atlantica all’unanimità”, dice ALbares. “Sebbene la Spagna spenda meno rispetto alla maggioranza, contribuisce in modo significativo alle missioni della Nato, ad esempio con la copertura aerea nel Baltico, truppe in Slovacchia o in Romania e navi militari nel Mar Nero”.

Albares tocca un tasto dolente quando afferma che, al di là di spendere il 2 o il 5 per cento del Pil in difesa, “dobbiamo stabilire una spesa militare che garantisca la sicurezza dei nostri cittadini, ma che sia sostenibile. E su questo c’è praticamente un accordo totale tra tutti gli europei. Non possiamo raggiungere cifre che siano insostenibili”. Come il famoso 5 per cento.

Quando gli vengono riproposte le richieste di Donald Trump sulla spesa, Albares dice che “ciò che è veramente importante è quel che faremo noi europei per la sicurezza euro-atlantica e per la sicurezza dell’Europa stessa, quali decisioni prenderemo. Ci sono una serie di misure che la Spagna intende promuoveràe come continuare ad aiutare l’Ucraina, proseguire la costruzione di un’Europa della difesa e cercare di mantenere e rafforzare la relazione transatlantica, che è importante per la sicurezza”.

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La Spagna mantiene un discorso diplomatico di buone relazioni con gli Stati Uniti, ma il suo presidente, Pedro Sánchez, attacca duramente i princiali alleati di Trump, quelli che lui chiama la “tecnocasta”. Albares spiega che la Spagna “non fa politica contro una persona o un gruppo di persone, non fa politica in negativo, ma in positivo, e fa politica a favore degli interessi dell’Europa, che coincidono con quelli della Spagna”. Il ministro lascia intendere che, al di là dei discorsi, la scelta politica è quella tradizionale, ovver rafforzare la relazione con Washington. “I governi e i paesi sono due cose diverse”, spiega Albares: “avere il miglior rapporto possibile con gli Stati Uniti è stato vantaggioso per decenni per gli europei”.

Alleati molto vicini a Donald Trump, come Elon Musk, stanno interferendo da settimane nelle elezioni tedesche, con tutta la potenza che danno loro le piattaforme come X. Il ministro spagnolo assicura che “quando ci sono interferenze straniere nelle elezioni di un paese, indipendentemente da dove provengano, l’Europa deve difendersi e ha gli strumenti per farlo”. Albares sostiene che l’Europa deve usare questi strumenti contro le interferenze straniere nei processi elettorali europei, come accade ora con X e il suo proprietario Elon Musk nelle elezioni tedesche. Ritiene che ci sia “volontà politica” di farlo, ma precisa che “questa non è la relazione che vogliamo avere con gli Stati Uniti”.

La Commissione sta cercando nuovi accordi commerciali, spingendo per accelerare quelli in corso di negoziazione e rinnovare i più vecchi. La strategia comunitaria è quella di forgiare alleanze per proteggersi da Donald Trump. L’accordo più importante, quello con il Mercosur, è stato negoziato per 25 anni. Albares spiega che “la Spagna spingerà” affinché venga ratificato. Il ministro dice di sperare “che venga ratificato all’unanimità e per consenso, perché è un accordo vantaggioso per l’Europa sul piano commerciale, ma anche per coloro che vogliono includere definitivamente l’America Latina negli accordi di Parigi sul clima o in standard lavorativi elevati”. Tuttavia, la Spagna lavorerà affinché l’accordo venga approvato anche senza unanimità. Se necessario, contro la posizione della Francia.

Albares guarda dall’altra parte dell’Atlantico, dove i suoi omologhi europei guardano di meno, e ricorda che il Mercosur chiede “di essere riconosciuto come un vero partner. L’accordo commerciale è la garanzia di un impegno a lungo termine” con l’America Latina, aggiunge. La cattiva relazione personale tra il presidente argentino Javier Milei e il presidente del governo spagnolo Pedro Sánchez non influirà, secondo Albares, perché “le relazioni con l’America Latina per la Spagna vanno ben oltre qualsiasi governo”.

La frase

“Il crimine dell’Olocausto non deve mai più ripetersi, ma a poco a poco, purtroppo, la memoria dell’Olocausto sta svanendo. E il male che tenta di distruggere la vita di intere nazioni rimane ancora nel mondo”.

Volodymyr Zelensky, in occasione dell’80° anniversario dell’apertura del campo nazista di Auschwitz-Birkenau, invitando il mondo a “impedire al male di vincere”.

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L’Ue e Trump

L’Ue non vuole temporeggiare di fronte alle minacce di Trump – “La nuova amministrazione americana ha un linguaggio molto transazionale e noi dobbiamo usare lo stesso linguaggio”. Kaja Kallas è uscita rinvigorita ieri da una riunione dei ministri degli Affari esteri a Bruxelles. La discussione sulle relazioni tra l’Ue e gli Stati Uniti, tenutasi all’ora di pranzo, è stata “interessante” e “sono state messe sul tavolo molte idee”, ha dichiarato l’Alto rappresentante. “È stata sollevata la possibilità di cambiare il nostro approccio alle relazioni transatlantiche”, ha aggiunto. È chiaro che l’Ue non intende dividersi o piegarsi di fronte alle minacce di Donald Trump. “Quando siamo uniti e quando ci sosteniamo a vicenda di fronte alle difficoltà, siamo forti”, ha spiegato Kallas. I leader danesi sono rimasti stupiti dalla volontà del presidente americano di annettersi la Groenlandia. L’argomento è stato sollevato durante l’incontro. “Stiamo sentendo segnali dal nuovo presidente americano. Dobbiamo prenderlo molto sul serio”, ha sottolineato il ministro danese, Lars Lokke Rasmussen: “Abbiamo il pieno sostegno degli altri membri dell’Ue”. “Non negoziamo sulla Groenlandia”, ha dichiarato Kallas dopo la riunione del Consiglio. “La Groenlandia è una parte autonoma della Danimarca”, ha detto. “Ascoltiamo le parole del presidente degli Stati Uniti, ma non dobbiamo sempre prendere per buono tutto ciò che dice”, ha aggiunto l’Alto rappresentante, citando un ministro. “L’Ue ha i suoi punti di forza. Siamo una potenza economica e abbiamo uno stretto rapporto con gli Stati Uniti. Non dobbiamo sottovalutare la nostra forza quando dobbiamo discutere con i nostri partner o agire contro i nostri avversari”, ha avvertito Kallas.

Tour delle capitali per Mette Frederiksen – Il primo ministro danese ha preso le misure delle minacce di Donald Trump e sta intensificando i contatti con le controparti dell’Ue. Domenica Mette Frederiksen ha incontrato il primo ministro svedese Ulf Kristersson, il primo ministro norvegese Jonas Gahr Støre e il presidente finlandese Alexander Stubb per una “cena di lavoro informale”, prima di recarsi lunedì in Polonia per le commemorazioni dell’80esimo anniversario della liberazione di Auschwitz. Secondo le nostre informazioni, Mette Frederiksen intende poi visitare Berlino, Parigi e Bruxelles. Domenica ha annunciato la sua intenzione di incontrare diversi colleghi dell’Ue, senza però specificare quali. La Danimarca assumerà la presidenza semestrale del Consiglio dell’Ue dalla Polonia il primo luglio. Il tour delle capitali fa parte dei preparativi. Tuttavia, Frederiksen coglierà l’occasione per consultare i suoi partner sulla strada da seguire e sul sostegno nel caso in cui Donald Trump imponga sanzioni economiche alla Danimarca, come ha minacciato di fare per ottenere la Groenlandia.

Geopolitica

Orban rinuncia al veto sul rinnovo delle sanzioni contro la Russia – Dopo aver tenuto in ostaggio l’Unione europea per oltre un mese, a quattro giorni dalla loro scadenza, Viktor Orban ha rinunciato al veto sul rinnovo delle sanzioni contro la Russia. I ministri degli Esteri dell’Ue ieri hanno prorogato per altri sei mesi le misure restrittive settoriali adottate sin dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina. La decisione è “cruciale”, ha detto il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa. Se l’Ungheria avesse mantenuto il veto, le sanzioni sarebbero scadute e il primo febbraio Vladimir Putin avrebbe potuto rimpatriare i 200 miliardi di euro di attivi della Banca centrale russa che sono stati congelati dall’Ue. Sarebbe stata un’enorme boccata d’ossigeno per un’economia esangue e altra benzina per la sua macchina da guerra. Cosa ha ottenuto Orban? Solo una vaga dichiarazione della Commissione di solidarietà sulla sicurezza energetica. Ma non c’è alcun impegno a fare pressione sull’Ucraina per riaprire il gasdotto usato da Gazprom fino alla fine dell’anno per trasportare il gas in Slovacchia e Ungheria. L’Alto rappresentante, Kaja Kallas, ha sottolineato che, citando RePowerEU, la dichiarazione della Commissione ribadisce l’impegno a “liberarsi” dagli idrocarburi russi.

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Trump salva l’Ue dal veto di Orban – Più della blanda solidarietà dell’Ue sulla sicurezza energetica, potrebbe essere stato il presidente americano, Donald Trump, a salvare l’Ue dal veto di Viktor Orban. Diversi diplomatici ce lo hanno suggerito anonimamente. Il ministro degli Esteri polacco, Radosław Sikorski, lo ha detto pubblicamente. “Penso che a Donald Trump debba essere riconosciuto il credito su questo. Nella sua dichiarazione sul social Truth ha identificato Putin come l’aggressore e lo ha minacciato di sanzioni. Spero che la leadership ungherese abbia compreso il buon senso delle sanzioni”, ha detto Sikorski. Trump aveva un interesse finanziario molto preciso per spingere Orban a non minacciare le sanzioni europee. I proventi straordinari dei 200 miliardi di euro di attivi della Banca centrale russa garantiscono anche la quota americana del prestito concesso dal G7 all’Ucraina per finanziarsi nel 2025. “Gli Stati Uniti sarebbero stati costretti a pagare la loro parte del prestito in caso di mancata proroga delle sanzioni europee”, ci ha spiegato una buona fonte. “Sarebbe stato troppo per Trump”.

Un altro veto di Orban in arrivo sul sedicesimo pacchetto di sanzioni? – Data l’imprevedibilità del presidente americano, meglio non contare troppo su Donald Trump in futuro. Il veto di Orban sulla proroga delle sanzioni potrebbe riproporsi tra sei mesi. Un’altra minaccia di veto dell’Ungheria potrebbe arrivare molto prima. Questa settimana la Commissione dovrebbe presentare il sedicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia. I cosiddetti “confessionali” (le consultazioni bilaterali) tra la Commissione e gli ambasciatori dei ventisette Stati membri si sono già concluse. “Nei prossimi giorni devono arrivare i testi”, ci ha confermato un diplomatico. Ma il pacchetto rischia di essere più simbolico che sostanziale. L’obiettivo è farlo approvare entro il 24 febbraio, terzo anniversario della guerra di aggressione della Russia. I tempi per negoziare un accordo in tempo sono molto stretti, tanto con una minaccia di veto dell’Ungheria.

La Commissione mette 30 milioni per far arrivare il gas alla Transnistria – La Commissione ieri ha proposto un pacchetto di assistenza di emergenza da 30 milioni di euro come primo passo per supportare la Repubblica di Moldavia nella crisi energetica provocata da Gazprom nella regione separatista e filo russa della Transnistria. Il pacchetto dovrebbe servire a finanziare l’acquisto e il trasporto di gas naturale in Transnistria per aiutare a ripristinare l’elettricità e il riscaldamento per i 350 mila abitanti della regione fino al 10 febbraio 2025. Il pacchetto dovrebbe consentire anche la fornitura di elettricità. Attraverso i finanziamenti la Moldavia potrà acquistare gas da fornitori in Ucraina e sul mercato europeo. Dal primo gennaio, Gazprom ha smesso di onorare il suo obbligo contrattuale di fornire gas alla regione, costringendo le autorità locali a fare affidamento sulle riserve di carbone e gas. “Nel bel mezzo dell’inverno, più di 350 mila residenti nella regione della Transnistria sono rimasti al buio e al freddo perché la Russia ha deciso di interrompere le sue forniture di gas. Semplicemente non possiamo accettare che le persone nel nostro continente non abbiano accesso ai servizi più basilari”, ha detto la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen.

Una road map per allentare le sanzioni alla Siria – Il Consiglio Affari esteri ieri ha deciso di sospendere una parte delle sanzioni contro la Siria per permettere l’avvio della ricostruzione del paese dopo la caduta del regime di Bashar Al Assad. Ma l’approccio scelto dai ministri degli Esteri resta prudente. Le sanzioni potrebbero tornare in vigore se il nuovo uomo forte di Damasco, Ahmad al-Sharaa, non rispetterà gli impegni su governo inclusivo, minoranze e diritti fondamentali. L’Alto rappresentante, Kaja Kallas, ha parlato di un approccio incrementale “passo dopo passo” sulle sanzioni. I ventisette hanno approvato una “road map” che prevede di sospendere gradualmente le misure restrittive, in base ai progressi realizzati dalle nuove autorità siriane. “Vogliamo agire rapidamente ma la decisione di togliere le sanzioni può essere annullata se fossero prese decisioni non positive”, ha detto Kallas.

Lahbib non vede ritorni massicci di rifugiati siriani – “Per il momento, non ci sono aspettative di ritorni massicci” dei rifugiati siriani nel loro paese, ha detto ieri la commissaria per la Gestione delle emergenze, Hadja Lahbib, prima della riunione del Consiglio Affari esteri. Le speranze di alcuni governi di vedere centinaia di migliaia di siriani rientrare rapidamente dopo la caduta del regime di Bashar al Assad e i festeggiamenti che ne sono seguiti si sono scontrate con la realtà. “La situazione è troppo instabile e fragile e le esigenze sono immense. Le distruzioni sono enormi e i bisogni di base non possono essere soddisfatti per il momento”, ha spiegato Lahbib. Dopo aver visitato la regione, la commissaria ha detto di aver “parlato con molti” rifugiati siriani, “alcuni di loro vogliono tornare in Siria, ma ovviamente la maggior parte ha paura e non ha i mezzi per farlo”.

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Il danese Sorensen nuovo rappresentante speciale dell’Ue per il dialogo Belgrado-Pristina – Il Consiglio dell’Ue ieri ha nominato il danese Peter Sorensen rappresentante speciale dell’Ue per il dialogo Belgrado-Pristina. Diplomatico con vasta esperienza, già rappresentante speciale dell’Ue in Bosnia-Erzegovina, Sorensen avrà il compito di facilitare una normalizzazione completa delle relazioni tra Serbia e Kosovo, in particolare l’attuazione dell’Accordo sul percorso verso la normalizzazione e del suo allegato di attuazione adottato a febbraio e marzo 2023. Il grande interrogativo è se deciderà di seguire la linea del suo predecessore, lo slovacco Miroslav Lajcak, che è stato accusato di essere troppo clemente con Belgrado e troppo severo con Pristina nella gestione del dialogo. Sorensen assumerà le sue funzioni il primo febbraio 2025, con un mandato iniziale di 13 mesi.

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Vacca sacra

Von der Leyen nomina il Board europeo per l’agricoltura e l’alimentazione – La Commissione di Ursula von der Leyen ieri ha nominato le 30 organizzazioni che faranno parte del Board europeo per l’agricoltura e l’alimentazione (EBAF) per rappresentare gli attori attivi nel settore e nella filiera alimentare. Secondo la Commissione, le organizzazioni sono state selezionate per la loro competenza ed esperienza in settori rilevanti per l’agricoltura e l’alimentazione, ma anche la rappresentatività geografica tra gli Stati membri. La presidente della Commissione ha sottolineato la volontà di proseguire con “la nuova cultura della consultazione” che aveva caratterizzato il dialogo strategico sul futuro dell’agricoltura. Ma il rischio è quello di interiorizzare ancor di più alcune lobby privilegiate nel processo decisionale della Commissione. La prima riunione del Board, presieduto dal Commissario per l’alimentazione e l’agricoltura, Christophe Hansen, si terrà il 4 febbraio.

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Accade oggi

  • Consiglio Affari generali

  • Consiglio europeo: il presidente Costa incontra il primo ministro del Bhutan, Tshering Tobgay (alle 16.30)

  • Commissione: la presidente von der Leyen partecipa a una cena informale con la presidente della Bce Christine Lagarde e il Consiglio direttivo

  • Parlamento europeo: la presidente Metsola partecipa al Welt Economic Summit

  • Servizio europeo di azione esterna: l’Alta rappresentante per la Politica estera, Kaja Kallas, riceve Olha Stefanishyna, vicepremier ucraina per l’Integrazione europea

  • Commissione: la vicepresidente Minzatu incontra i rappresentanti di 144 regioni europee

  • Commissione: il vicepresidente Fitto incontra Marie Bjerre, ministro danese per gli Affari europei; Antonio Patuelli, presidente dell’Abi; Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia; Tommaso Foti, ministro per gli Affari europei

  • Commissione: i commissari Kubilius, Kadis e Zaharieva partecipano al 17esima conferenza europea sullo Spazio

  • Parlamento europeo: audizione dei commissari Minzatu e Dombrovskis davanti alle commissioni Occupazione e Affari economici

  • Parlamento europeo: audizione del vicepresidente Fitto alla commissione Sviluppo regionale

  • Parlamento europeo: audizione della commissaria Lahbib alla commissione Sviluppo

  • Eurostat: seconda pubblicazione dei conti settoriali del terzo trimestre; prezzi dei terreni agricoli nel 2023; dati sul trasporto marittimo nel 2023



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