La ricerca storica inerente la Shoah si è occupata, per lungo tempo, delle vicende riguardanti lo sterminio, la diffusione e l’organizzazione dell’eccidio, le dimensioni della strage, le modalità di realizzazione.
In seguito si è assistito all’ingresso delle storie di vita private, delle singole vicende di persecuzione e di sopravvivenza, che hanno fatto emergere altre dimensioni della soluzione finale.
Nella grande tragedia collettiva, inizia ad imporsi l’analisi della vita quotidiana, lo studio delle trasformazioni dell’ambiente, dei comportamenti, dei vissuti dei perseguitati, dei persecutori e della fascia intermedia degli spettatori.
Nel processo di trasmissione degli eventi storici, subentrano le voci testimoniali, per poi passare alle seconde e terze generazioni della memoria, con le questioni della conservazione e divulgazione della storia.
Si pone il problema di come gestire, classificare, schedare racconti orali, come supporto e approfondimento, nell’epoca della scomparsa fisica dei testimoni diretti non solo nella Giornata della Memoria. Subentra la necessità di raccogliere tutte le testimonianze dei carnefici e delle vittime, degli osservatori e degli attori che non si possono escludere dai processi di ricostruzione della storia e della memoria collettiva, in quanto la Shoah non è una sequenza definita di vicende e di azioni, ma una continuità di contrattazioni di vite umane, di modalità di sopravvivenza, di ricerca di luoghi adibiti a morte o a protezione.
La soluzione finale consiste nel patteggiare con altri e verificare, in questa dinamica, la capacità, la solidità, la labilità e le lacerazioni di gruppi umani culturalmente caratterizzati.
Lo studio, la documentazione e la trasmissione degli eventi storici connessi alla Shoah implicano un legame diretto con dinamiche di trasformazione sociale, di evoluzione del sistema di valori e di costruzione della società civile stessa.
I temi dell’emancipazione dell’individuo e dell’affermazione dei diritti inalienabili della persona, in relazione con lo sviluppo della democrazia, sono il risultato di un processo di elaborazione illuministica e marxista che ha accompagnato l’evoluzione di una coscienza politica indipendente da strategie di potere.
Questi principi imprescindibili sono stati invece accompagnati dallo sviluppo contraddittorio di intolleranze, razzismi, nazionalismi, fino alla tragedia stessa della Shoah.
Il dibattito sull’identità nelle società contemporanee occidentali si accompagna alla convinzione della necessità di forme di identificazione collettiva che possono sfociare in organizzazioni sociali totalitarie.
Il tema della Shoah deve essere affrontato, considerando che i processi di trasformazione sociale ed economica si connettono a forme diverse di legami con luoghi e dinamiche della geografia e della storia.
L’evento della Shoah si colloca nella complessa relazione fra tradizioni di collettività, di nazioni, di gruppi, di relazioni tra popoli.
Nella Torah, il ricordo non consiste semplicemente nel rievocare e rammentare un evento passato, ma significa riattivarlo, rimembrarlo, in forma potenziata e vitale, nel momento in cui viene rimesso nel circolo della narrazione, in una storia della memoria in cui le libere associazioni assumono un approccio tematico alla Shoah.
La memoria individuale e collettiva diventa sede confusa di connessioni e associazioni di date e avvenimenti, che vedono episodi tragici richiamare alla mente continui eventi drammatici di atrocità sociali e individuali, in un richiamo, in una riproposizione della memoria vicendevole e reciproca. In questo contesto, per la tradizione ebraica, si è liberi solo nel ricordo e la dimensione narrativa, l’evoluzione del racconto, radicati nella memoria, diventano condizioni fondanti della propria esperienza individuale.
La memoria dell’evento non deve essere considerata come particolaristica, ossia riferita solo agli ebrei, in una riflessione solamente ebraica, perché il ricordo della Shoah è attualmente il modello della costruzione civile della memoria, il paradigma a cui si fa riferimento, a livello culturale e politico, per analizzare il passato e il presente occidentali.
La memoria della Shoah non appartiene solo al popolo ebraico, a tutti coloro che l’hanno vissuta e ai loro discendenti, ma anche a una società civile capace di analizzare una parte triste e dolorosa della propria storia, in cui chi sa ascoltare un testimone, diviene esso stesso traduttore della memoria degli eventi storici, che si devono tramandare alle nuove generazioni.
Risulta difficile comprendere come sia stato possibile per i sopravvissuti ritrovare il desiderio e la gioia di vivere, dove la memoria è connessa non solo al passato, ma al futuro, alla capacità di valorizzare le esperienze trascorse e al reinserimento dell’ex deportato in un’idea di società civile.
La Shoah costituisce un cambiamento irreversibile che ha investito la civiltà nei suoi fondamenti.
All’idea di un processo fondato sulla semplice illustrazione degli eventi si oppone la tesi di un’attività di ricerca e di elaborazione di un ricordo collegato alla conoscenza, di una formazione connessa alla più ampia promozione della coscienza civile e democratica, in modalità di analisi delle realtà, in cui trovi spazio una memoria storica, dove risultino collegati valori di riferimento e conoscenza degli eventi. Una sfida importante anche nella celebrazione della Giornata della Memoria.
Docente, giornalista e scrittrice, si occupa di pedagogia nonviolenta e interculturale. Ha conseguito cinque lauree specialistiche in formazione degli adulti e consulenza pedagogica nell’ambito delle scienze della formazione e dell’educazione. Coordinamento Italia Campagna Internazionale ICAN – Premio Nobel per la Pace 2017 per il disarmo nucleare universale, collabora con diverse riviste telematiche tra cui Pressenza, Peacelink, Ildialogo, Unimondo, AgoraVox ed ha ricevuto il premio per l’impegno civile nel 70esimo Anniversario della Liberazione M.E.I. – Meeting Etichette Indipendenti, Associazione Arci Ponti di Memoria e Comune di Milano. Autrice dei libri: Sacro (EMI 2009), Memorie e Olocausto (Aracne 2009), Il dovere di ricordare (Aracne 2009), Il pensiero delle differenze(Aracne 2011), Educazione e pace (Mimesis 2012), Un racconto di vita partigiana – con Fabrizio Cracolici, presidente ANPI Nova Milanese (Mimesis 2012), Dare senso al tempo-Il Decalogo oggi. Un cammino di libertà (Paoline 2012), Il dialogo per la pace. Pedagogia della Resistenza contro ogni razzismo (Mimesis 2014), Giovanni Pesce. Per non dimenticare (Mimesis 2015) con i contributi di Vittorio Agnoletto, Daniele Biacchessi, Moni Ovadia, Tiziana Pesce, Ketty Carraffa, Antifascismo e Nonviolenza (Mimesis 2017), con Alfonso Navarra, Adelmo Cervi, Alessandro Marescotti. Collabora con diverse riviste di settore, tra cui: “Scuola e didattica” – Editrice La Scuola, “Mosaico di Pace”, “GAIA” – Ecoistituto del Veneto Alex Langer, “Rivista Anarchica”. Promotrice del progetto per non dimenticare delle Città di Nova Milanese e Bolzano www.lageredeportazione.org e del progetto Arci Ponti di memoria www.pontidimemoria.it. Qui il suo canale video.
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