Cresce il debito del Sud: i Paesi più ricchi sulla spalle dei più poveri

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Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 


di
Giulio Sensi

Il debito del Sud verso il Nord del mondosottrae risorse ai popoli e la spirale cresce.L’esposizione sfiora i 30 trilioni di dollari.«Cancellare i crediti o sarà crisi infinita»

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Il debito pubblico colpisce e affama i Paesi più poveri. I quali devono a quelli ricchi 29 trilioni di dollari (in realtà adesso di più, perché il dato è del 2023). Per pagarli i loro governi tolgono risorse all’educazione e alla salute, peggiorando anno dopo anno la situazione economica e sociale di miliardi di persone. La morsa li attanaglia ancora e riguarda anche l’Italia che vanta crediti soprattutto con l’Africa, per circa 3,3 miliardi di dollari. La responsabilità non è in mano solo ai governi, ma anche ai fondi privati la cui esposizione sta crescendo con i relativi interessi. Per i Paesi a basso reddito è una crisi senza fine che ha spinto anche papa Francesco a invitare i Paesi «ricchi» a condonare i debiti in occasione dell’apertura del Giubileo.

Mobilitazione

L’economista Riccardo Moro fa parte del Comitato Scientifico dell’Istituto Toniolo ed è uno dei punti di riferimento per le organizzazioni che si occupano del debito: «È tornato ad essere rilevante – spiega – per una parte importante dei Paesi che chiamiamo “Sud globale”. Il debito sottrae risorse all’investimento in istruzione e salute, fondamentali per la promozione della vita. Ma anche alle infrastrutture e alla lotta contro i cambiamenti climatici. Esiste anche un “debito ecologico” del Nord verso il Sud: per le materie prime sottratte e i costi generati dallo sviluppo industriale inquinante. Sia pur difficile da calcolare, questo dovrebbe essere scontato dal debito finanziario».




















































La crisi sembrava superata dopo il Duemila grazie anche alla mobilitazione nata con quel Giubileo e a nuove politiche di indebitamento apparentemente più sostenibili. «L’Italia ha giocato un ruolo significativo diversi anni fa – commenta Luca De Fraia, segretario generale aggiunto di Action Aid – con una campagna di pubblica opinione su più fronti che ha portato all’adozione di un’importante normativa. Può fare ancora la propria parte facendosi forte di quell’esperienza». Ma dopo le cancellazioni i Paesi hanno dovuto indebitarsi di nuovo e oggi il peso del debito è insostenibile. «Alcuni – puntualizza Moro – non hanno rispettato le regole prefigurate. Molti si muovono ancora da soli e senza norme, è avvenuto sia per i creditori privati sia per la Cina sull’approvvigionamento di materie prime. Anche i leader del Sud del mondo hanno la responsabilità di aver preso denaro in modo spregiudicato, per ottenere consenso con disponibilità finanziaria immediata. Fra i privati ci sono due categorie: chi ha prestato e i “fondi avvoltoio” che comprano titoli di credito sui mercati secondari poi si rivalgono nei tribunali di diritto privato nel Nord del mondo. Pretendono il pagamento in toto, pena la confisca dei beni di questi Paesi».

Col debito le economie si contraggono e la povertà aumenta. In risposta è nata la campagna «Cambiare la rotta» per «ristrutturare o condonare i debiti dei Paesi poveri e trasformare l’iniqua architettura finanziaria internazionale». A promuoverla tante realtà di ispirazione cattolica e non solo. Fra queste Focsiv che ha 98 enti associati operanti in 80 Paesi del mondo ed è socia di Aoi, l’associazione delle ong italiane. «Nella consapevolezza – afferma la presidente Ivana Borsotto – che è un problema dei Paesi poveri che si sta aggravando, quello principale è la debole o mancata crescita, mentre il debito aumenta e non si traduce in sviluppo». Il network di ong Link2007 ha lanciato per il G20 di novembre in Brasile «Release G20», un meccanismo flessibile per la riduzione del debito e lo sviluppo sostenibile. «L’idea – spiega il presidente Roberto Ridolfi – è quella di riconvertire il debito: con la creazione, da parte del Paese debitore, di un fondo di contropartita in valuta locale, finalizzato allo sviluppo sostenibile. Così possono guadagnarci tutti».

Proposta rivolta anche a Paolo Gentiloni, nominato dal Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres nel gruppo di esperti di alto livello per risolvere la crisi del debito. E ribadita anche al Vaticano, al Segretario di Stato cardinale Pietro Parolin, e alla presidente del consiglio Giorgia Meloni nella cabina di regia del Piano Mattei.
A gestire i prestiti per l’Italia è dal 2016 la Cassa depositi e prestiti, l’istituzione finanziaria responsabile sia di quelli bilaterali agevolati sia di quelli al settore privato per lo sviluppo. E responsabile anche dei processi, quando vengono aperti, di rinegoziazione dei debiti. «I creditori pubblici – conclude Riccardo Moro – non vogliono cancellarli senza che i privati facciano altrettanto. Per questo motivo l’Italia ha promosso il “Common Framework”, un’iniziativa adottata dal G20 per affrontare il debito in un quadro comune. Ma si sta sviluppando troppo lentamente. Occorre decisamente di più». La speranza di superare la crisi del debito rimane appesa al filo dei negoziati diplomatici dei prossimi mesi.

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28 gennaio 2025 ( modifica il 28 gennaio 2025 | 11:17)

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