Andrea D’Alessandro (Zambon): la compliance come driver di sostenibilità nel settore farmaceutico

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Il mercato farmaceutico si trova oggi di fronte a una duplice sfida. Da un lato, le risorse pubbliche destinate alla sanità sono sempre più limitate, mettendo sotto pressione la rimborsabilità e i prezzi dei farmaci. Dall’altro, le innovazioni terapeutiche richiedono investimenti crescenti in ricerca e sviluppo. A tutto ciò si aggiunge la rapida diffusione delle tecnologie digitali, con la comparsa di soluzioni di intelligenza artificiale e big data in grado di rivoluzionare i processi, ma anche di introdurre nuove aree di rischio.

In uno scenario simile, la parola “compliance” non può più essere associata soltanto a una funzione di mero controllo. Deve, piuttosto, farsi interprete di un equilibrio dinamico tra esigenze di business, innovazione e sostenibilità economica. “Oggi dobbiamo guardare alla compliance come a una guida strategica che aiuta l’azienda a fare le cose in modo corretto, garantendo al tempo stesso efficienza operativa e rispetto delle regole”, spiega a compliancedesign.it Andrea D’Alessandro, Head of Global Audit & Compliance in Zambon ed Executive President di OpenZone.


Oggi dobbiamo guardare alla compliance come a una guida strategica che aiuta l’azienda a fare le cose in modo corretto, garantendo al tempo stesso efficienza operativa e rispetto delle regole

Etica, sostenibilità e innovazione
In un’epoca di risorse finanziarie limitate e di regolamentazioni sempre più stringenti, la compliance rappresenta il punto di incontro tra controllo, creatività e sostenibilità. “Il nostro lavoro – spiega D’Alessandro – consiste nel connettere tutti gli elementi: dalla sicurezza dei prodotti alla trasparenza delle procedure, fino alla creazione di un ecosistema che favorisca ricerca e imprenditorialità. Perché un’azienda che funziona bene dal punto di vista dei processi, che non si limita a rispettare le regole ma le interpreta in chiave strategica, è la stessa azienda che può produrre innovazione autentica e incidere sulla salute dei pazienti in modo concreto e duraturo”.

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Andrea D’Alessandro

Questa visione si fonda su un principio irrinunciabile: l’etica come pilastro del business. “Quando si parla di salute, non esistono compromessi accettabili. Le aziende devono agire in modo trasparente, perché è la fiducia – dei pazienti, del mercato, delle istituzioni – a fare la differenza nel lungo termine”. Secondo D’Alessandro, l’etica non è solo una responsabilità morale, ma un vero vantaggio competitivo. È per questo che considera la compliance non più un obbligo imposto dall’esterno, ma un “alleato strategico”. Lontana dallo stereotipo della struttura che blocca o dice sempre “no”, diventa una funzione in grado di ottimizzare i processi e anticipare i rischi, a vantaggio dell’intero sistema azienda.

“Dobbiamo fare in modo – insiste D’Alessandro – che l’innovazione non sia fine a se stessa, ma che risponda a reali esigenze di cura e che sappia tenere conto delle limitate risorse a disposizione dei sistemi sanitari. In questo equilibrio, un approccio di compliance proattiva diventa imprescindibile”.


Pochi ruoli danno la possibilità di vedere l’azienda a 360 gradi, di interagire con ogni reparto, di migliorare l’efficienza operativa. È entusiasmante, perché ogni giorno scopri un nuovo dettaglio, una nuova attività o un nuovo rischio da prevenire

C’è chi ritiene i controlli un mestiere noioso. D’Alessandro ribalta la prospettiva, sottolineando che “pochi ruoli danno la possibilità di vedere l’azienda a 360 gradi, di interagire con ogni reparto, di migliorare l’efficienza operativa. È entusiasmante, perché ogni giorno scopri un nuovo dettaglio, una nuova attività o un nuovo rischio da prevenire”.

Campus Open Zone

Per affrontare queste sfide, D’Alessandro ribadisce la necessità di fare squadra: tra aziende, tra ricerca e industria, tra startup e investitori. OpenZone, il campus scientifico di Zambon, nasce proprio con quest’idea di “collaborazione proattiva”: “Abbiamo spazi di coworking, laboratori , accesso a risorse, tutto pensato per facilitare lo scambio di idee. Spesso le piccole e medie imprese non trovano un luogo dove crescere e dove accedere a un network di competenze. Qui, cerchiamo di colmare quel vuoto”.

La tecnologia digitale come risorsa e sfida
Tra i fattori di maggiore trasformazione nel settore farmaceutico c’è la crescente integrazione della tecnologia digitale. L’intelligenza artificiale (IA) rappresenta una risorsa straordinaria per automatizzare i processi, migliorare i controlli e analizzare grandi quantità di dati. Tuttavia, come sottolinea D’Alessandro, “la qualità dei dati è fondamentale. Se i dati non sono affidabili, ogni analisi diventa fuorviante”.

La tecnologia, inoltre, introduce nuovi rischi. D’Alessandro racconta di tentativi di frode sempre più sofisticati, resi possibili dall’IA: “Abbiamo visto falsi video di CEO creati per truffe, dove i truffatori clonano volti e voci. È un esempio di quanto sia necessario un controllo integrato che coinvolga compliance, IT e finanza”.

L’IA, tuttavia, non si limita alla gestione dei rischi. Secondo D’Alessandro, essa offre grandi potenzialità per la compliance: può supportare l’elaborazione di cruscotti direzionali, facilitare il monitoraggio degli obiettivi anche di sostenibilità e automatizzare i processi di controllo. “È essenziale, però, avere obiettivi chiari e non sovraccaricare i sistemi con dati inutili. La tecnologia deve servire per efficientare e non per complicare ulteriormente”.



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