Vino senza alcol? La Francesco Follador Prosecco Valdobbiadene: “Troppo romanticismo idealizzato, ci sono problemi pratici”

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Negli ultimi anni, il tema del vino dealcolato ha suscitato accesi dibattiti nel mondo vitivinicolo e tra gli appassionati di vino.  Abbiamo raccolto l’opinione del viticoltore ed enologo Stefano Follador, titolare dell’azienda che porta il nome del padre, la Francesco Follador Prosecco Valdobbiadene, che ci ha regalato il suo punto di vista su questa controversa evoluzione del settore.

Francesco e Stefano Follador

Joe Bastianich sul vino dealcolato: un errore

Joe Bastianich, noto chef stellato e appassionato di vino, ha espresso una dura critica nei confronti del vino dealcolato. Secondo Bastianich, questa tipologia di prodotto rappresenta un errore sotto molteplici aspetti: il processo di dealcolizzazione è complesso, costoso e comporta un grande consumo di risorse naturali, come acqua ed energia. Inoltre, il risultato è una bevanda che perde gran parte delle caratteristiche organolettiche distintive del vino, risultando più zuccherata e meno autentica. Per Bastianich, il vino senza alcol è più simile a un succo d’uva che a un prodotto vinicolo di qualità.

Joe Bastianich
Joe Bastianich

Oltre agli aspetti qualitativi, Bastianich ha sottolineato l’impatto ambientale negativo di questa produzione, che va contro i principi di sostenibilità tanto decantati nel settore vitivinicolo. Infine, ha evidenziato come la diffusione di questi prodotti penalizzi i piccoli produttori e la biodiversità, favorendo le grandi multinazionali.

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L’opinione di Stefano Follador: viticoltore ed enologo

La famiglia Follador gestisce un’azienda vitivinicola a Valdobbiadene dal 1984.

Secondo Stefano Follador le critiche di Bastianich sono condivisibili sotto molti aspetti.

Questo il commento alle critiche dello chef Bastianich sul vino dealcolato:

“Le sue parole non si fermano alla mera critica concettuale, ma toccano temi tecnici rilevanti. Spesso la comunicazione sul vino si concentra su un romanticismo idealizzato, tralasciando gli aspetti pragmatici del processo produttivo”.

Il viticoltore non si definisce un integralista e si dice aperto all’innovazione, ma ritiene che il vino dealcolato presenti problemi più pratici che concettuali.

Un impianto per la dealcolizzazione richiede costi elevati e un grande consumo di risorse, fattori che contrastano con la crescente attenzione alla sostenibilità ambientale ed economica. Come sottolinea:

“Questi prodotti danno l’impressione di essere una porta d’ingresso per le multinazionali in un settore storicamente legato a piccoli produttori e alla tradizione. Dal punto di vista organolettico, il viticoltore ha testato personalmente alcuni vini dealcolati già presenti sul mercato europeo. Ho trovato pochi elementi di interesse. La sensazione è di bere qualcosa di estremamente artificiale, più vicino a una bibita energetica che a un vino, anche di bassa qualità.

Il Codice della strada e le ripercussioni sul settore

Un ulteriore aspetto che complica la situazione per il settore vinicolo è l’entrata in vigore del nuovo Codice della strada, che inasprisce le sanzioni per chi guida in stato di ebbrezza. Sebbene le norme di base non siano cambiate, il clima di allarmismo generato dai media e dalle istituzioni ha creato sensazioni negative tra i consumatori. L’enologo ha notato un lieve cambiamento nelle vendite:

“Confrontandomi con colleghi e ristoratori, emerge un calo di fiducia e un impatto sulle vendite. Il mercato già affronta una crisi dei consumi, e queste leggi draconiane non aiutano, ha commentato il viticoltore”.

Vino dealcolato
Vino dealcolato

Stefano Follador sottolinea che, piuttosto che adottare politiche repressive, sarebbe più utile promuovere alternative come un trasporto pubblico più efficiente e servizi di mobilità sostenibile.

La combinazione di misure restrittive e l’ascesa del vino dealcolato rischia di modificare profondamente il panorama vinicolo, con conseguenze difficili da prevedere. Come affermato dall’enologo:

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“Il vino deve rimanere un prodotto autentico, capace di raccontare il territorio e la passione di chi lo produce”.

Il dibattito sul vino dealcolato si inserisce in un contesto più ampio di trasformazioni del settore vinicolo, tra crisi di consumi, esigenze di sostenibilità e cambiamenti normativi. Sebbene l’innovazione sia necessaria per affrontare le sfide del futuro, è fondamentale trovare un equilibrio tra tradizione, qualità e rispetto dell’ambiente. Il vino dealcolato potrebbe rappresentare una nicchia di mercato, ma difficilmente sarà la panacea per i problemi strutturali del settore.





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