Il Presidente propone il ricollocamento dei palestinesi in Egitto e Giordania che però respingono la richiesta
È una proposta che sta già suscitando una marea di reazioni quella espressa sabato 25 gennaio dal presidente statunitense Donald Trump sulla Striscia di Gaza. Intervistato dai giornalisti a bordo dell’Air Force One, Trump ha dichiarato di aver parlato con il re di Giordania riguardo alla possibilità di costruire alloggi e trasferire oltre 1 milione di palestinesi da Gaza nei Paesi vicini.
Trump ha detto di aver telefonato sabato al re Abdullah II di Giordania, un partner chiave degli Stati Uniti nella regione, per chiedergli di accogliere più palestinesi. “Mi piacerebbe che ne prendesse di più, perché al momento sto guardando l’intera Striscia di Gaza ed è un disastro, un vero disastro,” ha motivato.
Il ruolo della Giordania nella crisi fra Israele e palestinese
L’agenzia di stampa giordana Petra ha riportato la notizia della telefonata con Trump, ma non ha menzionato il trasferimento dei palestinesi. Il regno ospita già oltre 2,39 milioni di rifugiati palestinesi, secondo le Nazioni Unite.
Trump ha detto che vorrebbe che sia la Giordania che l’Egitto – che confina con l’enclave devastata – accogliessero queste persone. “Parlerò presto anche con Al-Sisi”, ha assicurato. “Si parla di un milione e mezzo di persone, e semplicemente svuotiamo l’intera zona,” ha detto Trump, aggiungendo che nella regione ci sono conflitti secolari.
Bloccato dall’esercito il rientro a Gaza Nord
I gazawi che speravano di tornare alle loro case nel nord di Gaza sabato sono stati bloccati dall’esercito israeliano nel centro della Striscia. Il motivo è il mancato accordo sulla liberazione di Arbel Yehud, una giovane donna rimasta ostaggio di Hamas.
Trump ha proseguito: “Qualcosa deve succedere, ma al momento Gaza è letteralmente un cantiere di demolizione. Quasi tutto è distrutto e le persone stanno morendo, quindi preferirei coinvolgere alcune nazioni arabe e costruire alloggi in un’altra posizione, dove penso potrebbero forse vivere in pace, finalmente.”
Il presidente ha detto che gli alloggi potrebbero essere “temporanei” o “a lungo termine”.
La proposta di Trump per Gaza rompe con la politica estera Usa
La Cnn scrive che la proposta non sarebbe una fuga in avanti di Trump, ma un piano di cui ha già discusso con Israele. E sarebbe una svolta nelle relazioni con Tel Aviv, come nella linea da sempre tenuta dagli Usa rispetto al conflitto mediorientale.
I 15 mesi di conflitto fra Israele e Hamas hanno provocato decine di migliaia di morti e ridotto gran parte di Gaza in macerie. Secondo una stima dell’Onu, gli attacchi aerei israeliani hanno danneggiato o distrutto circa il 60% degli edifici, comprese scuole e ospedali, e circa il 92% delle abitazioni.
Il 90% dei gazawi è sfollato: molti residenti sono stati costretti a spostarsi più volte; alcuni anche più di 10.
Le dichiarazioni di Trump sembrano rompere con decenni di politica estera statunitense, che ha a lungo enfatizzato una soluzione a due stati per Israele e Palestina.
Le reazioni internazionali
Nella regione da tempo aleggia il timore che Israele voglia cacciare i palestinesi per impossessarsi del territorio di Gaza – un’idea che Israele respinge ma che è sostenuta apertamente dalle fazioni di estrema destra della coalizione di governo.
Già a ottobre 2023, il presidente egiziano al-Sisi aveva criticato la mossa di Israele di evacuare più di un milione di residenti dal nord di Gaza, ritenendola solo il primo passo per “liberare l’intera area dai palestinesi”.
“La deportazione o l’espulsione dei palestinesi dalla Striscia in Egitto significherebbe che una situazione simile avverrà anche in Cisgiordania, con l’espulsione dei palestinesi verso la Giordania,” ha detto Sisi, aggiungendo che non avrebbe senso discutere di uno stato palestinese, dato che “rimarrebbe solo un territorio disabitato”.
Nello stesso periodo, il re Abdullah ha definito la proposta di accogliere più rifugiati palestinesi in Giordania o Egitto una “linea rossa” da non superare.
L’alto funzionario di Hamas, Bassem Naim, ha detto alla Cnn che i palestinesi “non accetteranno alcuna proposta o soluzione” di Trump che preveda di lasciare la loro patria, anche se presentata come “benintenzionata e sotto la maschera della ricostruzione.”
I passi di Trump verso Israele
Uno dei primi passi di Trump dopo l’insediamento è stata la revoca delle sanzioni volute da Biden contro i coloni israeliani per le violenze in Cisgiordania. Una mossa accolta favorevolmente dal ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich, che sostiene con forza la ripresa degli insediamenti a Gaza, bloccati nel 2005.
“L’idea di aiutare (i gazawi) a trovare altri luoghi dove iniziare una vita migliore è ottima”, ha detto il ministro del governo Netanyahu.
Trump ha anche confermato di aver revocato il blocco, imposto sotto Biden, alla fornitura di bombe da 900 chili a Israele. “Le hanno pagate e le aspettano da molto tempo,” ha detto Trump ai giornalisti.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link