Trasporto marittimo delle merci. Allarme di Confagricoltura: da aumento biglietti decine di milioni di perdite per agricoltura sarda
Cagliari, 27 gennaio 2025 – Il 2025 si apre nel peggiore dei modi per tutto il mondo delle imprese agricole regionale che deve operare con il trasporto marittimo delle merci, da e per la Sardegna, a causa di un forte aumento dei costi di traversata stimato sopra le due cifre percentuali e dal peso di decine di milioni di euro. L’allarme lo ha lanciato oggi Confagricoltura Sardegna durante una conferenza stampa convocata a Cagliari con i vertici dell’organizzazione di categoria e alcuni rappresentanti del sistema produttivo isolano. Alla base dell’impennata dei prezzi c’è la tassa ETS (Emission Trading Sistem) imposta dall’Unione europea alle compagnie marittime che non si sono adeguate, secondo quanto normato da Bruxelles nel 2003 e aggiornato nel 2023, alle politiche di contenimento sulle emissioni di gas inquinanti da CO2. La nuova tassa ha di fatto creato una fluttuazione dei prezzi a cascata: prima sui biglietti per le aziende del trasporto su gomma e poi sui prezzi di vendita dei beni agroalimentari per le imprese che producono e trasformano in Sardegna, verso i mercati d’oltre Tirreno. Un rialzo doppio, sia in entrata e sia in uscita, che rende il gap dell’insularità ancora più difficile da superare per il fragile sistema del mondo delle campagne. L’imposta-sanzione dell’Ue, partita nel 2024 ed entrata a forte regime quest’anno, salirà ulteriormente nel 2026 con il rischio concreto di un altro aumento dei biglietti navali a carico degli autotrasportatori e la riduzione quindi di reddito per gli agricoltori. Un quadro negativo che oltre ai produttori primari graverà anche sui consumatori, costretti ad acquistare i prodotti sardi, per chi ancora riuscisse a farlo, in contesti di mercato sempre meno competitivi.
All’incontro con la stampa hanno partecipato il presidente e il direttore di Confagricoltura Sardegna, Stefano Taras e Giambattista Monne, il presidente di Confagricoltura Oristano e imprenditore risicolo, Tonino Sanna, il presidente regionale della sezione vitivinicola di Confagricoltura e direttore generale di Sella&Mosca, Giovanni Pinna, e Gavino Nieddu, direttore generale della CAO Formaggi (cooperativa di produzione pecorini).
Il presidente Taras. “L’obiettivo della decarbonizzazione è un impegno che tutto il mondo produttivo è chiamato a rispettare per centrare quella riduzione degli impatti sull’ambiente che in questi tempi hanno acquisito, nelle politiche globali, una forte centralità. Questo obiettivo ha tuttavia valore nella misura in cui viene condiviso. E, in tal senso, Confagricoltura non può accettare che ci siano comparti, come per esempio quello del trasporto marittimo, dove gli obblighi e gli impegni sugli oneri della decarbonizzazione vengano scaricati sui produttori agricoli e in generale sull’agroalimentare isolano”. Così il presidente di Confagricoltura Sardegna, Stefano Taras, che ha precisato: “Il nostro comparto è da sempre in prima linea nelle azioni di riduzione degli impatti sull’ambiente. Tanti gli esempi che si potrebbero fare: dalle agroenergie alle moderne tecniche agronomiche di difesa dei suoli e alle misure in materia di benessere animale. E, in ultima istanza, l’attuale Politica agricola comune (PAC) che, come Confagricoltura ha sempre denunciato, ha avuto un approccio estremamente aggressivo sul comparto, sia in materia di ambiente e sia in termini di produzione. Dati alla mano, l’UE ha perso una fetta significativa della capacità produttiva dei singoli paesi: Italia e Sardegna comprese”.
Ma riavvicinandoci all’attualità “è importante ricordare che, appena due anni fa, tutta l’Isola esultava per il raggiungimento di un traguardo tanto ambito come il riconoscimento dell’Insularità in Costituzione. Un obiettivo che doveva essere propedeutico al riconoscimento di una serie di opportunità come, e lo abbiamo inserito nelle proposte inviate alla politica in occasione delle ultime elezioni regionali, la continuità territoriale sulle merci. Oggi – ha aggiunto Taras – non solo non si parla più di questa conquista con gli attesi decreti attuativi della norma, ma addirittura ci troviamo a dover fare i conti con una misura, seguita al rincaro delle traversate marittime, che ci pare iniqua e concettualmente sbagliata. Una tassa che arriva all’avvicinarsi del periodo estivo quando, a discapito della nostra rete di imprese, molte compagnie di navigazione tengono a dare priorità, sull’imbarco dei mezzi, alla componente turistica e non alla movimentazione delle merci. In questa dimensione, Confagricoltura vuole chiedere a tutta la politica, maggioranza e opposizione in Regione e al Governo, di prendere una posizione netta sul tema e di dare quanto prima risposte in linea con le attese del comparto. Qua non si tratta di contestare una norma, che può essere nella sua visione generale anche comprensibile, ma di fare in modo che venga applicata in maniera equa. L’appello a collaborare – ha concluso il presidente regionale – lo rivolgiamo, inoltre, a tutti i settori produttivi della Sardegna, a chi con fatica cerca di fare impresa nonostante i tanti ostacoli in più che dobbiamo affrontare rispetto ai nostri colleghi d’oltre mare”.
Il direttore Monne. “La politica ambientale delle istituzioni europee ha avuto in questi ultimi anni una significativa accelerazione, con l’obiettivo di far assumere all’UE un ruolo di guida a livello globale nella transizione verso la neutralità climatica e l’abbattimento delle immissioni di alcuni gas a effetto serra, responsabili del riscaldamento del pianeta. Politiche che oggi trovano il loro contenitore nel GREEN DEAL, ovvero quella che è la strategia di crescita dell’Unione europea lanciata nel 2019, di cui il meccanismo ETS EU ne è una componente importante”. Lo ha ribadito stamattina il direttore di Confagricoltura Sardegna, Giambattista Monne, che ha poi specificato: “Pur condividendo lo spirito generale della strategia, orientato al contrasto del cambiamento climatico e quindi degli effetti che quotidianamente possiamo verificare, non possiamo non lamentare come l’incidenza degli impegni programmati gravi oltremodo sulle imprese sarde, che affrontano già le limitazioni della condizione insulare, e non possiamo quindi non chiedere alla politica che si faccia carico del problema”.
Riso. “Da una stima elaborata sul comparto risicolo, settore radicato nell’Oristanese e a San Gavino Monreale, il segno più dei costi per i produttori si muove su una forbice tra l’8 e l’11%. Una perdita di circa 300euro a ettaro che genererà, sugli oltre 3500 ettari coltivati, un mancato reddito ben al di sopra del milione di euro e a cui seguirà un ulteriore aggravio nel 2026”. Lo ha detto Tonino Sanna, presidente di Confagricoltura Oristano, che ha aggiunto: “Questa condizione sta alimentando forte preoccupazione tra noi risicoltori poiché, in vista della prossima stagione produttiva, la contrattazione con i mediatori che acquistano dalla penisola è bloccata. Entro tre mesi dobbiamo iniziare le semine e se non si ha un quadro chiaro, su prezzi e quindi richieste di mercato legate alle diverse varietà, è per noi impossibile avviare una seria programmazione aziendale”.
Vino. “Le produzioni regionali dei vini imbottigliati a Doc e Igp – ha ricordato il presidente della sezione vitivinicola di Confagricoltura Sardegna, Giovanni Pinna – crescono, così come crescono le nostre quote di posizionamento sui mercati nazionali e stranieri. Sono, infatti, circa 17milioni le bottiglie sarde consumate sulla penisola, per un valore che si aggira sugli 80milioni, mentre si attesta sui 28milioni di euro il dato registrato all’estero. Un incremento dei costi dovuti alla tassa ETS, da noi stimato sopra il 6% per il 2025, graverebbe ulteriormente su un comparto che negli ultimi anni ha dovuto assorbire da solo forti aumenti di materiali come vetro o carta, senza ricaricarli sui consumatori per conservare competitività. La crescita delle spese nei trasporti andrebbe quindi gestita coinvolgendo i diversi attori, politica compresa, con l’obiettivo di trovare una soluzione il più possibile indolore per le cantine”.
Formaggio. “Sul nostro comparto, – ha spiegato il direttore della cooperativa CAO Formaggi, Gavino Nieddu – abbiamo già avuto forti penalizzazioni nel rincaro prezzi del 2024 con aumenti dal 5 al 12%, a seconda delle destinazioni raggiunte dai prodotti e dalla tipologia di trasporto. A questo, da inizio gennaio, si somma la tassa ETS che determinerà, come da comunicazioni già ricevute, un supplemento tariffario ancora da definire ma orientato intorno al 10%. Tali rincari sono ancor più penalizzanti verso imprese come la CAO, che opera a stretto contatto con i gruppi della Grande distribuzione organizzata, impegnate su importanti investimenti in ambito commerciale e di “trasformazione” delle forme intere in grattugiati o porzionati, con schemi di palettizzazione definiti dai clienti e che di fatto determinano una notevole riduzione per posto pallet dei volumi trasportati (il differenziale in termini di quantità tra forme intere e prodotti grattugiati è di circa 4 a 1). Questo quadro – ha proseguito Nieddu – non fa altro che incrementare il gap con le aziende confezionatrici d’oltre Tirreno, non produttrici di pecorino, che spostano carichi interi trasformandoli nei loro stabilimenti. La differenza di costi per noi, nel solo trasporto di questi tagli, è di circa 15-20centesimi a kg in più”.
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