Da giorni tiene banco l’indiscrezione lanciata dall’agenzia Bloomberg secondo cui il Governo italiano sarebbe prossimo a un accordo con SpaceX, l’azienda di Elon Musk attiva nel settore spazio, per un valore prossimo a 1,5 miliardi di euro.
Fra smentite, conferme, e attacchi incrociati, dal dibattito emergono tre temi che attirano l’attenzione del giurista: trasparenza, unicità della soluzione e rispetto di impegni assunti in sede europea.
Per quanto concerne la trasparenza, la principale critica mossa al Governo è stata di voler eludere le norme di pubblicità che dovrebbero assistere la conclusione di contratti così delicati e che impegnano una così cospicua somma di denaro pubblico.
Per analizzare questo tema è fondamentale prendere atto di quanto previsto dal nuovo Codice dei contratti pubblici in materia di contratti conclusi nel settore della difesa e della sicurezza e di contratti “secretati” (artt. 136-139).
La trasparenza non è un obbligo assoluto
Questa disciplina, che si pone in continuità con la normativa precedente nel circoscrivere l’ambito di secretazione dei contratti pubblici conclusi in settori tradizionalmente ritenuti meritevoli di particolare protezione, prevede che siano esentati dall’applicazione delle norme del Codice alcuni contratti del settore della difesa e della sicurezza.
Inoltre, le previsioni del Codice possono essere derogate rispetto a contratti a cui è attribuita una classifica di segretezza, o a quelli la cui esecuzione deve essere accompagnata da speciali misure di sicurezza, in conformità a disposizioni legislative, regolamentari o amministrative.
In sintesi, per quanto le norme succedutesi nel tempo ne abbiano progressivamente ampliato l’applicazione in questo settore, ancora oggi la trasparenza non appare un obbligo assoluto in presenza di contratti il cui oggetto tocchi questioni di difesa e/o sicurezza nazionale.
Il secondo punto di interesse riguarda la compatibilità fra l’accordo che il Governo sarebbe in procinto di siglare e gli impegni assunti dall’Italia sul piano europeo; tema che appare connesso a doppio filo a quello relativo alla “unicità del prodotto” offerto da Starlink.
L’assenza di condizioni di concorrenza rappresenta il fondamento per l’affidamento diretto
Come noto, l’UE sta avanzando verso la realizzazione di un proprio programma spaziale – IRIS-2 – volto a lanciare in orbita circa 290 satelliti, distribuiti nell’orbita bassa (LEO) e, in minor misura, nella media (MEO). Questo progetto tuttavia, secondo le stime più ottimistiche, non sarà completato prima del 2030.
Per chi non sia un tecnico è impossibile valutare nel merito il contenuto dell’accordo. Ciò che conta, tuttavia, è che le caratteristiche del prodotto commerciato da Starlink lo renderebbero una soluzione priva di concrete alternative, attualmente e quantomeno per i prossimi anni.
Ora, il tema dell’unicità della soluzione proposta è centrale nella contrattualistica pubblica perché l’assenza di condizioni di concorrenza rappresenta il fondamento per l’affidamento diretto, senza gara, di un contratto ad una determinata impresa.
L’unicità, tuttavia, non è frutto di una valutazione soggettiva ma presuppone un giudizio tecnico oggettivo fondato sulla conoscenza del mercato.
In conclusione, l’ipotetico accordo tra il Governo e SpaceX rappresenterebbe una scelta strategica di grande impatto per il settore delle telecomunicazioni e della sicurezza nazionale, ma solleva interrogativi significativi sulla trasparenza e sulla coerenza con gli impegni europei.
Da un lato, l’esenzione dai tradizionali obblighi di pubblicità può trovare giustificazione nelle esigenze di riservatezza legate alla difesa e alla sicurezza; dall’altro, restano aperte questioni legate all’armonizzazione con il programma IRIS-2 e alle sue implicazioni per la sovranità ed indipendenza tecnologica dell’UE. Sullo sfondo, inoltre, rimane un quesito che andrebbe indagato secondo criteri quanto mai oggettivi: vale a dire i rischi, se mai vi sono, cui l’accordo esporrebbe l’Italia.
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