Senatore Lomuti (M5s): protesta della magistratura contro la riforma della giustizia a firma Nordio è giusta. Di seguito la nota integrale.
Devo rilevare che mentre l’architettura attuale, quella ideata dai nostri padri costituenti, è stata frutto di una appassionata discussione, questa riforma partorita dal ministero della giustizia, nella discussione parlamentare, ha visto parlare solo noi delle opposizioni. La maggioranza parlamentare non ha speso una parola, muta e obbediente, libera, si fa per dire, di pigiare il pulsante rosso del voto contrario alle nostre proposte emendative. Uno spettacolo desolante per il parlamento. Questo non fa bene alla democrazia.
Veniamo al cuore della riforma: deve essere con la separazione delle carriere si separa l’ordine giudiziario, in contrasto con quanto sancito dai nostri costituenti che hanno inquadrato la magistratura ordinaria in un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere e creando un unico organo di autogoverno per l’intera magistratura, il Consiglio Superiore della Magistratura (c.d. CSM), al quale è affidata l’intera carriera di ogni singolo magistrato.
È importante riportare che gli atti dell’assemblea costituente di allora evidenziano che la scelta di mantenere unite le carriere dei magistrati servì a bilanciare il potere giudiziario con il potere politico, evitando di creare un sistema giudiziario frammentato. Insomma, proprio quello che si sta facendo con questa riforma Nordio. Siamo dinanzi all’indebolimento dell’ordine giudiziario a favore della politica con un PM debole e un giudice debole esposti all’artiglieria mediatica verso la quale risulteranno indifesi.
Non è affatto vero che questa modifica possa proseguire quella del 1988/89 inerente il famosissimo art 111 sul giusto processo che vuole le parti su un piano di parità perchè, come ci ha già detto recentemente la Corte Costituzionale, questa parità va garantita all’interno del processo da norme che garantiscono una parità funzionale che non ha nulla a che vedere con quella ordinamentale. È la sentenza 34/2020 che ci ha ricordato la c.d. simmetria strutturale tra i due principali antagonisti del processo penale, laddove il principio di parità non si traduce in una simmetria di poteri per il semplice fatto che l’avvocato e il PM sono due realtà tra loro “irriducibili”.
Questo è evidente a tutti gli addetti ai lavori.
L’avvocato è un privato professionista il cui mandato è quello di assicurare al meglio gli interessi del suo assistito a prescindere se colpevole o innocente. Il PM, invece, è un soggetto pubblico che agisce nell’esercizio di un potere chiamato a garantire l’interesse generale alla ricerca della verità nel processo. La separazione delle carriere porterà il PM ad allontanarsi dalla cultura della giurisdizione, trasformandolo in un superpoliziotto.
Sia chiaro, la giustizia necessita di riforme che servano a migliorare e a garantire la pariotà delle parti ma la giusta direzione non è quella dell’indebolimento del PM che equivale all’indebolimento della giustizia e quindi della democrazia, dato che questa ne è il primo baluardo.
Si separano le carriere ma si divide in 2 anche il CSM il cui parere è contrario a questa riforma.
Voglio rilevare un altro elemento negativo del procedimento di approvazione di questa riforma che è stata calata dall’alto senza che il CSM, ad esempio, sia stato preventivamente consultato.
Un CSM che funziona è quello che difende tutti i magistrati comprendendo i problemi non del PM o del giudice ma della giustizia. La giustizia è unica e va pensata in modo unitario perchè la si voglia far funzionare.
Considero questa riforma il coronamento della destra che vuole punire quei PM e quei giudici che non si sono piegati ai desiderata del Governo di turno perchè hanno agito in maniera autonoma e indipendente come vuole poi la stessa Costituzione.
Non solo, si toglie al CSM una delle sue più importanti prerogative: quella disciplinare. Si costituisce un giudice speciale, tra l’altro in netto contrasto con l’art. 102 della Costituzione che vieta proprio la costituzione di giudici speciali. In pratica siamo difronte una palese violazione dei principi generali che statuiscono la separazione dei poteri (giudiziario, esecutivo e legislativo), non ponendoli più sullo stesso piano perchè, lo ripeto, si divide l’ordine giudiziario.
Le conseguenze le pagheranno i cittadini perchè avremo un PM debole e remissivo dinanzi il potere della politica.
I cittadini devono sapere tutto questo. Non lo sanno perchè l’informazione non fa informazione.
Il testo di riforma sancisce testualmente “si ribadisce che la magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere”. Parole vuote perchè non seguite da quei meccanismi che dovrebbero assicurare predetto dettato. Tutto questo a favore della politica. In fin dei conti è questo che Nordio e tutto il Governo Meloni vogliono.
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