Profezie autoavveranti: musicisti che predicono la loro morte

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di Irene Noli

Il rock e la musica in genere traboccano di storie tragiche. A volte, questi eventi sono accaduti dal nulla. Altre volte, sono apparsi come la conclusione logica di una vita trascorsa al limite. In questo articolo, ci concentreremo sull’involontaria precognizione del destino da parte di quei musicisti che hanno predetto la propria morte in una loro canzone.

1. Jimi Hendrix

Due anni prima di pubblicare l’album che lo avrebbe reso famoso, Are You Experienced, Jimi Hendrix era un supporter semisconosciuto. In quei primi giorni della sua carriera, registrò con Curtis Knight una canzone intitolata The Ballad of Jimi. La traccia racconta la storia di un uomo, chiamato proprio Jimi, che sarebbe morto dopo cinque anni. Nel cantato si sentono queste parole:

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Avrebbe provato molte cose, perché sapeva che presto sarebbe morto/ Ora Jimi se n’è andato, non è solo. Il suo ricordo vive ancora/ Cinque anni, disse. Non se n’è andato, è solo morto

Esattamente cinque anni dopo, il 18 settembre del 1970, il corpo di Jimi Hendrix fu trovato in una stanza d’albergo: era morto per asfissia. Pare però che il testo della canzone sia stato modificato ad arte e rielaborato da Curtis Knight per sfruttare l’eco della morte dell’amico e ammantare di leggenda l’incisione dopo la sua scomparsa.

2. Jeff Buckley

Ci sono due canzoni che sembrano predire la morte di Jeff Buckley. Una scritta dallo stesso Jeff, l’altra da suo padre, Tim Buckley. In Dream Brother, Buckley figlio ripete la frase:

Addormentato sulla sabbia con l’oceano che si riversa

La canzone è pervasa dall’immagine dell’angelo oscuro della morte, che veglia sul narratore mentre annega. Nel 1997, Buckley e un amico decisero di visitare Wolf River, un posto noto per il pericolo di balneazione. Nonostante gli avvertimenti, Buckley si tuffò in acqua. La corrente era troppo forte e fu rapidamente trascinato via. Dopo sei giorni di ricerche, il suo corpo fu trovato spiaggiato sulla riva. La sua morte per annegamento è stata preconizzata anche dal padre, Tim Buckley, nella sua Song of The Siren, che termina con i versi:

Nuota verso di me, nuota verso di me/ Lascia che ti avvolga/ Eccomi, eccomi/ In attesa di tenerti stretto

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3. John Lennon

L’assassinio di John Lennon è ancora nella mente di tutti. Lui in un certo senso lo aveva previsto. Diceva spesso a Freda Kelly, che lavorava come segretaria per i Beatles, che non avrebbe mai raggiunto i 40 anni. Ebbene, è riuscito appena ad arrivarci. Nel brano Borrowed Time, tratto dall’album Milk and Honey, Lennon canta:

Vivere nel tempo prestato, senza pensare al domani

Ma non finisce qui, perché nel 1965, Lennon disse a un giornalista che si aspettava che lui e gli altri Beatles morissero in un incidente aereo o venissero abbattuti da “uno strano”. Anche George Harrison, in effetti, fu aggredito da uno psicopatico in casa sua, il 30 dicembre del 1999.

4. John Denver

John Denver sarà sempre ricordato per melodie come Take Me Home, Country Roads e Annie’s Song, ma il suo primo trampolino di lancio verso la celebrità musicale è stata senz’altro Babe I Hate To Go, diventata poi una hit quando è stata ri-registrata dal trio folk di Peter, Paul and Mary con il titolo Leaving on a Jet Plane. Nel testo il cantante dice addio a una persona cara poco prima di salire sull’aereo, affermando di non sapere quando tornerà e che odia andarsene. Questi versi si sono rivelati tragicamente lungimiranti. Nel 1997, Denver stava pilotando il suo aereo privato lungo la costa della California quando il motore si è rotto, facendolo schiantare nell’oceano. Era l’unica persona a bordo. John Denver aveva 53 anni.

 

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5. Michael Hutchence

Michael Hutchence ha co-fondato la rock band australiana INXS nel 1977. Hutchence è stato il chitarrista, il cantante solista e il principale compositore della band fino alla sua morte nel 1997. È stato trovato nella sua stanza al Ritz-Carlton di Double Bay, in Australia, con una cintura di pelle di serpente al collo. La causa ufficiale della morte è stata il suicidio per impiccagione, anche se in molti allusero all’autoasfissia erotica. Hutchence apparentemente ha predetto la sua morte in una canzone chiamata Bang the Drum. Scritta da Hutchence e dal compagno di band Andrew Farriss e registrata durante le sessioni per l’album del 1997 della band Elegantly Wasted, la canzone non ha visto la luce fino al 2004. Il verso di apertura contiene la frase:

Oh tesoro, prendi un cappio perché stiamo cercando una fine diversa

A onor del vero, Bang the Drum non è una canzone triste, ma si colloca tra una canzone d’amore e un invito propositivo a scrollarsi di dosso le paure e andare avanti. Tuttavia, il fatto che Hutchence stesse affrontando problemi personali, unito al modo in cui è morto, fa sì che la frase spicchi particolarmente.

 

6. Warren Zevon

Warren Zevon, famoso per Werewolves of London, scrisse anche una canzone, The Factory, nel 1987. Nonostante il sound apparentemente allegro, il testo racconta la storia di un uomo che segue le orme del padre, lavorando come uno schiavo in una fabbrica per sostenere la sua famiglia, e alla fine muore inalando sostanze cancerogene come cloruro di polivinile, plastica e amianto. Decenni dopo, nel 2002, a Zevon fu diagnosticato un mesotelioma pleurico, normalmente associato all’esposizione da amianto, e gli fu data una prognosi terminale. Zevon rifiutò le cure e trascorse gli ultimi mesi della sua vita a finire il suo ultimo album, The Wind, che pubblicò poco prima di morire nel 2003.

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7. Lynyrd Skynyrd

L’album del 1977 dei Lynyrd Skynyrd era pieno di cose inquietanti, che non solo sembravano predire la sventura, ma anche come sarebbe poi andata a finire. L’album Street Survivors fu pubblicato solo tre giorni prima del terribile incidente aereo in cui perse la vita il frontman Ronnie Van Zant e il chitarrista Steve Gaines. Durante quell’ultimo viaggio, il loro Convair precipitò dal cielo in una palude del Mississippi, uccidendo sei persone. La copertina di Street Survivors mostra una foto della band avvolta dalle fiamme. Inoltre, la traccia intitolata That Smell conteneva le parole:

Dì che starai bene domani, ma il domani potrebbe non arrivare per te; Un angelo dell’oscurità su di te; L’odore della morte ti circonda

Non è poi strano che le rockstar cantino della morte, ma il tempismo di questo brano e i suoi testi profetici sono davvero inquietanti.

 

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8. Tupac Shakur

Non sono solo le rockstar a predire il loro destino. Tupac Shakur, uno dei più grandi rapper di sempre, è tragicamente morto all’età di 25 anni. Nel 1994, due anni prima del suo assassinio, Pac rilasciò un’intervista a Entertainment Weekly. Quando gli fu chiesto dove gli sarebbe piaciuto essere dopo 15 anni, Tupac rispose: “Lo scenario migliore? In un cimitero, cosparso di cenere fumata dai miei amici”. Poi si corresse dicendo: “Voglio dire, questo è il caso peggiore! Scenario migliore: multimilionario, possedere tutta questa m—a!”. Alla fine è stata la prima delle due frasi a rivelarsi vera. Nel brano Niggas Done Changed, pubblicata due mesi dopo la sua morte, Tupac cantava:

Sono stato colpito e assassinato / Posso raccontarti come è successo parola per parola / Ma credimi, i negri avranno ciò che si meritano

Questo pezzo è stato registrato poco prima del suo omicidio. Fu ucciso il 13 settembre 1996 a Las Vegas. Solo 5 mesi dopo, Notorious B.I.G. – il suo più grande rivale – subì la stessa sorte.

 

9. Marc Bolan

Marc Bolan, frontman dei T-Rex, ha subito un destino spaventoso in termini di coincidenze. Per tutta la vita ha avuto paura di morire in un incidente stradale e quindi non ha mai voluto prendere la patente. Il 16 settembre 1977, la sua ragazza, Gloria Jones, lo portò a casa dopo una serata fuori a Mayfair: la sua Mini viola colpì un albero sul ciglio della strada e Marc Bolan perse la vita. Cinque anni prima, lui aveva scritto Solid Gold Easy Action, che recita:

Facile come raccogliere volpi da un albero

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La targa della Mini era FOX 661L e l’auto di Gloria si era schiantata contro un albero. Leggenda vuole anche che Marc Bolan avesse confessato agli amici che non avrebbe mai pensato di raggiungere i 30 anni, e in effetti morì a soli 29, due settimane prima del suo trentesimo compleanno.

 

10. Rino Gaetano

Il cantautore italiano Rino Gaetano è un altro esempio inquietante di profezia autoavverante. Gaetano morì tragicamente in un incidente stradale sulla Nomentana, a Roma, nella notte del 2 giugno 1981. Il suo brano La ballata di Renzo, scritto circa dieci anni prima, racconta la storia di un uomo che muore a causa di un incidente stradale, non trovando aiuto in nessun ospedale. La sera del 2 giugno, Gaetano aveva perso il controllo della sua auto e si era schiantato contro un camion. Trasportato al Policlinico Umberto I di Roma, era già in coma, con gravi ferite e fratture. Tuttavia, l’ospedale non era attrezzato per le emergenze e i soccorsi contattarono vari altri ospedali – inclusi quelli menzionati ne La ballata di Renzo – però senza successo. Gaetano morì alle sei del mattino all’età di trent’anni, aggiungendo così una triste dimensione profetica alla propria discografia.



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