Prescrizione debiti 2025, dopo quanto tempo si può non pagare

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I crediti vanno in prescrizione e questo significa che si può non pagare i debiti che vi corrispondono senza alcun tipo di conseguenza dal punto di vista legale. Ciò, però, è possibile soltanto quando siano trascorsi i termini di prescrizione previsti dalla legge a seconda della tipologia di debito, ammesso che nel frattempo la decorrenza non sia ricominciata da zero in seguito a un atto interruttivo.

Anche se potrebbe sembrare un’eventualità rara, non è così insolito che un debito si estingua per via della prescrizione, esonerando molti debitori dagli obblighi e provocando importanti perdite di denaro ai rispettivi creditori. Sapere quando si prescrivono i debiti, infatti, è di fondamentale importanza per entrambe le parti, sebbene per due motivazioni diametralmente opposte.

Ovviamente, il debitore vuole sapere quando (eventualmente) è libero, mentre il creditore è interessato a interrompere la prescrizione e pretendere l’adempimento prima che sia troppo tardi. Ecco quindi cosa c’è da sapere sulla prescrizione dei debiti nel 2025, in riferimento a tutte le obbligazioni prescritte quest’anno e alle regole in vigore per i crediti sorti proprio quest’anno.

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Prescrizione ordinaria di 10 anni

I 10 anni sono necessari per la prescrizione ordinaria, che pertanto si applica nella normalità dei casi, salvo particolari eccezioni. In particolare, la legge stabilisce che si prescrivono in 10 anni i debiti derivati da contratti o altri atti leciti. Per tutti i debiti derivanti da contratti, dunque, bisogna sapere che la prescrizione si ultima nel corso di 10 anni, calcolati dal giorno in cui il creditore avrebbe potuto esercitare il suo diritto di credito.

Naturalmente si può parlare di prescrizione soltanto se durante il corso del tempo stabilito il creditore non l’ha interrotta richiedendo il pagamento. In tal proposito, sono necessari atti scritti e documentabili, ma non è indispensabile un’eccessiva formalità.

Sono sufficienti, ad esempio, una raccomandata con ricevuta di ritorno o una Pec. L’importante è che contengano chiaramente la richiesta di pagamento e le motivazioni. Bisogna poi fare molta attenzione agli atti scritti, perché anche lo stesso debitore può involontariamente interrompere la prescrizione riconoscendo il suo debito. In ogni caso, il termine riparte da zero da ogni evento interruttivo.

Quest’anno, dunque, sono caduti in prescrizione tutti i crediti relativi all’anno 2015 o lo saranno entro la fine dell’anno. Se non si sono verificati atti interruttivi questo termine è certo, perché le eccezioni fanno riferimento a prescrizioni più brevi, mai più lunghe. Lo stesso vale per i crediti con prescrizione ordinaria per i quali è stato notificato l’ultimo atto interruttivo nel corso del 2015.

Quali debiti si prescrivono in 5 anni

Come anticipato, alcuni debiti si prescrivono in soli 5 anni. Si tratta di tutti i diritti di credito derivanti da atti illeciti compiuti dal debitore, ma anche di altre particolari eccezioni, più precisamente si prescrivono in 5 anni:

Tutti i debiti elencati relativi al 2020 o prima possono quindi non essere più pagati, lo stesso se le ultime richieste di pagamento sono relative a quell’anno (oppure a seconda della data precisa si prescriveranno quest’anno).

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Prescrizione breve: quali debiti

È ridotta a 2 anni la prescrizione per il pagamento delle bollette di luce, acqua e gas, mentre i termini sono di 1 anno per le seguenti categorie di debiti:

  • rette scolastiche;
  • abbonamento alla palestra;
  • costo dei farmaci;
  • compenso degli ufficiali giudiziari per gli atti da loro compiuti;
  • rate dei premi assicurativi RC, furto e incendio.

Infine, sono ridotti a 6 mesi i termini di prescrizione per il debito riguardanti le spese di vitto e alloggio negli hotel e in qualsiasi altra struttura alberghiera. Chi 6 mesi fa non ha pagato l’hotel, perciò, se non ha ricevuto nel frattempo alcun avviso non è più obbligato ad adempiere. Si prescrivono, invece, in 3 anni i seguenti debiti:

  • Pagamento della parcella del professionista, come notaio o avvocato;
  • tassa automobilistica regionale.

È bene precisare che questi termini insolitamente brevi fanno riferimento alla prescrizione presuntiva, che può essere superata dall’eventuale prova contraria mostrata dal creditore (o dall’ammissione di colpa, anche implicita, del debitore). Le prescrizioni di 5 e 10 anni sono invece di tipo estintivo, perciò una volta decorse non c’è modo di pretendere il pagamento, salvo che il debitore voglia farlo spontaneamente o per errore, ipotesi in cui non potrebbe comunque richiedere la restituzione.

Prescrizione presuntiva per provare i pagamenti, termini e decorrenza

Debiti che si prescrivono nel 2025

In sintesi, nel 2024 si prescrivono i debiti risalenti al 2015, così come i debiti del 2020 che riguardano pagamenti dovuti periodicamente, risarcimenti da fatto illecito e alcuni crediti da lavoro. In caso di citazione in giudizio per il pagamento di un professionista o della tassa automobilistica relativa al 2022 può invece affidarsi alla presunzione di pagamento, così come chi viene citato per il pagamento di bollette relative a due anni fa.

La proroga dei termini per la pandemia di Covid19

Durante la pandemia di Covid19 il governo ha emanato un decreto, che ha preso il nome di “Cura Italia”, con lo scopo di prorogare di 85 giorni i termini di decadenza per l’accertamento dei tributi. In questo modo, è stato garantito più tempo per la notifica delle cartelle esattoriali, in presenza dei presupposti ovviamente. L’Agenzia delle entrate riscossione ha avuto quindi la possibilità di terminare le attività di accertamento, compresi il controllo, la liquidazione e la riscossione, in 85 giorni in più rispetto ai canonici 5 anni (che diventano 7 in caso di omessa presentazione della dichiarazione).

Di pari passo, le norme emergenziali hanno determinato la sospensione dei termini di prescrizione per ben 542 giorni, che devono essere aggiunti al termine di prescrizione dei tributi. Se si rientra in queste tempistiche la prescrizione si è compiuta senza dubbio (o la decadenza nel caso enunciato nel primo paragrafo), mentre se i 542 giorni in più non sono trascorsi la questione è dubbia.

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Secondo alcuni giuristi il carattere emergenziale della norma impone il ritorno alle regole ordinarie finita la pandemia, mentre altri oppongono l’assenza di condizioni nelle norme, da subito limitate nel tempo. La soluzione viene al momento data di caso in caso dal giudice, in attesa di una pronuncia della Corte di Cassazione che possa fornire almeno delle linee guida.

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