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I rischi informatici preoccupano in egual modo consumatori e imprese seppur con sfumature diverse. Questa la principale evidenza emersa dalla ricerca “Protezione digitale e cybersecurity”, realizzata da Europ Assistance Italia in collaborazione con Lexis Research e condotta sia fra i consumatori finali che su un campione rappresentativo di aziende di piccole dimensioni.
Esposizione ai rischi: timori e preoccupazioni
Andando ad esaminare il target consumatori si scopre che il 41% degli italiani si sente personalmente esposto ai rischi legati alla cybersicurezza e al furto d’identità e teme soprattutto per i figli (48%) e per i familiari anziani (45%). In generale, il 38% del campione è preoccupato per i rischi relativi all’uso del web. Il dato sale al 46%, superando la media, fra gli intervistati di età compresa fra i 25 e i 34 anni. Il furto d’identità è la paura più diffusa (56%), in particolare nella fascia 25-34 anni (68%), seguita da quella di diventare vittima di un crimine informatico (55%). Il 60% di coloro che si preoccupano per i pagamenti e acquisti online teme di subire una violazione del conto corrente bancario, il 55% della carta di credito e il 56% degli account Amazon o Paypal. Il 54% degli intervistati dichiara di essere preoccupato che i propri figli siano vittima di cyberbullismo, che siano adescati in rete da predatori sessuali (53%) o che subiscano un furto di dati personali (52%). Il 49% del campione pensa di poter subire un furto d’identità e di dati personali in qualsiasi momento e la stessa percentuale crede che aziende e Istituzioni non stiano facendo abbastanza per proteggere le informazioni personali. Sempre il 49% ritiene di avere bisogno dell’aiuto di un esperto, mentre il 51% non si sente in grado di tutelarsi da solo. Nel caso di un furto d’identità, il 47% non saprebbe come agire.
Per quanto riguarda il target Pmi, il 38% (+8% rispetto al 2023) dei proprietari di piccole aziende e dei responsabili della protezione informatica considera elevato il rischio di subire attacchi informatici o furti di identità. Il 34% è preoccupato per l’utilizzo del web nelle attività lavorative, specie nelle aziende con più di 10 dipendenti (43%). Per sentirsi protetto, il 59% del campione ritiene necessario l’aiuto di un esperto e il 54% non pensa di essere in grado di proteggere la propria azienda da solo. Il 48% è spaventato dalla quantità di modi in cui l’identità aziendale può essere compromessa e il 44% è convinto che aziende e Istituzioni non stiano facendo abbastanza. Il 43% crede che la propria azienda possa subire un attacco informatico in qualsiasi momento. I timori più diffusi riguardano crimini informatici ai danni dell’azienda (50%), furto d’identità (49%) e subire un attacco ransomware (46%). Relativamente ai pagamenti online, il 58% teme il furto delle informazioni della carta di credito aziendale e il 57% la violazione del conto corrente o degli account Amazon o Paypal dell’azienda; il 55% teme l’uso improprio dei dati aziendali per aprire un conto corrente o richiedere un prestito a nome della società. Infine, il 60% del campione ritiene che il lavoro da remoto comporti più rischi informatici a causa di una rete meno sicura e dell’uso dei dispositivi personali (56%).
Conoscenza dei rischi e delle precauzioni utili ad evitarli
Dalla ricerca emerge buona conoscenza dei rischi informatici da parte dei consumatori. I rischi legati al web più conosciuti sono infatti virus (51%), malware (45%) e phishing (45%), mentre le App dello smartphone sono considerate lo strumento più affidabile (52%), seguite dai siti web (50%). Il 62% degli italiani, in linea con il 2023, dichiara di conoscere le soluzioni per proteggere la propria identità, in particolare antivirus/antimalware/antiphishing (32%), sistemi VPN e di navigazione in incognito (15%) e la gestione delle password (14%), anche se solo il 40% afferma di cambiarle spesso. Antivirus e antimalware sono utilizzati soprattutto per proteggere il computer (79%), mentre solo circa la metà degli intervistati possiede un sistema di protezione per il proprio smartphone (51%), il cui utilizzo è cresciuto del 56% negli ultimi 5 anni. Solo il 37% del campione conosce gli anti-ransomware e sono ancora meno coloro che ne possiedono uno: solo il 21% li usa sul proprio PC, il 16% sullo smartphone e il 17% sul tablet.
La consapevolezza dei rischi informatici è ancora più netta tra le piccole imprese. Più della metà del campione, infatti, è consapevole dei rischi informatici legati a virus (58%), malware (57%) e phishing (52%) e circa il 45% sa anche cosa sono i ransomware (+8% rispetto al 2023). Di conseguenza, il 78% dichiara di conoscere soluzioni per proteggere l’identità online, in particolare gli antivirus/antimalware/antiphishing (59%), considerati anche i più efficaci (dal 65%). Nelle aziende, l’82% del campione utilizza antivirus e antimalware per la protezione del PC, il 68% per il tablet e il 65% per lo smartphone aziendale (+11% rispetto al 2023). Il 52% (+5% vs 2023) dichiara di conoscere gli anti-ransomware e cresce anche l’uso di queste soluzioni. Gestione e cambio delle password è una delle strategie più utilizzate per tutelare le informazioni online. Più della metà del campione (55%) cambia spesso le proprie password e solo il 5% lo fa raramente o mai. Il 28% utilizza le stesse password sia in ambito personale che lavorativo.
Attacchi: tipologie e soluzioni
La ricerca evidenzia che, tra i consumatori, oltre il 30% degli intervistati dichiara di essere stato vittima di un attacco ai propri dati personali o di conoscere persone che ne hanno subìto uno; di questi, il 45% sono avvenuti nel corso dell’ultimo anno. Fra le tipologie di attacco più diffuse, ci sono la ricezione di e-mail sospette o di telefonate indesiderate, virus e phishing, il furto di informazioni della carta di credito e il furto d’identità.
Il 35% del campione, con percentuali che arrivano fino al 41% nella fascia d’età 25-34, considera probabile il rischio di rimanere vittima di cyberattacchi a livello personale (+4% rispetto al 2023). Il 39% ritiene maggiormente a rischio i propri figli o il coniuge e il 43% i familiari anziani.
I risultati mostrano che le piccole imprese sono il bersaglio preferito dei cyber criminali. Circa la metà (51%) del campione, infatti, dichiara che lui o la sua azienda sono stati vittima di un attacco ai dati aziendali o di conoscere qualcuno che ha subìto attacchi simili. Il 57% di tali attacchi si è verificato nell’ultimo anno (+18% rispetto al 2023). Virus, phishing e ransomware sono le tipologie di attacco più diffuse. Il 34% degli intervistati ritiene probabile che la propria azienda subisca un cyber attacco, soprattutto fra quelle con un numero di dipendenti compreso tra 4 e 10 sono (43%).
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