Il 27 gennaio 1945 l’Armata Rossa liberò il campo di concentramento e sterminio di Auschwitz-Birkenau, rivelando al mondo gli orrori dell’Olocausto. Dal 2005, questa data è stata proclamata con una risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite come il “Giorno della Memoria delle vittime del nazionalsocialismo”. L’Italia ha anticipato l’ONU di cinque anni, con legge del 20 luglio 2000 n.211. È un giorno che ci chiama al ricordo delle atrocità commesse durante il nazifascismo e al dovere morale di vigilare affinché simili crimini contro l’umanità non si ripetano.
Tuttavia, oggi più che mai, tale dovere si scontra con una realtà che desta preoccupazione: ambiguità, revisionismi e indulgenze verso figure e movimenti complici del genocidio e dell’ideologia nazifascista.
La liberazione di Auschwitz
Il ruolo decisivo dell’Unione Sovietica nella sconfitta del nazismo e nella liberazione dei campi di sterminio è un fatto storico che non può essere dimenticato o sottovalutato. L’Armata Rossa, sopportando il peso maggiore delle vittime e dei sacrifici nel fronte orientale, ha reso possibile la caduta del Terzo Reich. La liberazione di Auschwitz non fu solo un atto militare, ma un evento che ha scosso la coscienza dell’umanità. Non ricordarlo adeguatamente significa tradire la memoria di milioni di vittime dell’Olocausto e dei soldati che hanno dato la vita per porre fine al nazismo.
Il revisionismo storico
In netto contrasto con questo dovere di memoria, in Ucraina si assiste alla riabilitazione di figure storiche come Stepan Bandera, leader nazionalista che collaborò con i nazisti e fu coinvolto nei crimini contro gli ebrei. Statue, vie e piazze dedicate a Bandera rappresentano una memoria distorta che celebra un passato di complicità con il genocidio. Questo revisionismo è inaccettabile e mina i principi fondamentali della lotta contro il nazifascismo. È indispensabile troncare per sempre ogni indulgenza verso simili figure, ribadendo il valore universale del rispetto per le vittime e la condanna dei loro carnefici.
Un paradosso inquietante
L’Assemblea generale delle Nazioni Unite, con la risoluzione per “Combattere la glorificazione del nazismo”, ha riaffermato il rifiuto di ogni forma di celebrazione del nazifascismo. Tuttavia, ogni anno i risultati delle votazioni su questa risoluzione rivelano un’inquietante divisione: nel 2024, ad esempio, vari paesi NATO, tra cui Stati Uniti e Italia, hanno votato contro la risoluzione. L’Ucraina si è unita a questa inquietante votazione. Tale posizione non solo è contraria al senso di giustizia storica, ma appare anche come un grave compromesso politico che offende la memoria delle vittime dell’Olocausto e il sacrificio di coloro che hanno combattuto per liberare l’Europa dal nazismo.
Un monito per il futuro
Il Giorno della Memoria non può essere solo una ritualità formale: deve essere un’occasione per riflettere sulle responsabilità collettive e individuali nel custodire la verità storica. Le ambiguità, i revisionismi e le indulgenze verso figure compromesse con il nazifascismo sono ferite aperte nella coscienza dell’umanità. Ricordare significa non solo commemorare le vittime, ma anche rifiutare ogni complicità con ideologie di odio. A ottanta anni dalla liberazione di Auschwitz, il nostro dovere è più urgente che mai: la memoria compiacente verso complici del genocidio deve essere troncata per sempre. Solo così possiamo onorare davvero le vittime e costruire un futuro di pace e giustizia.
Contro ogni indulgenza
Occorre rinnovare costantemente l’impegno per la diffusione della memoria storica, denunciando ogni forma di ambiguità e glorificazione di ideologie e figure legate al nazifascismo. Il passato ci chiama a un futuro senza odio, ma ciò sarà possibile solo se sapremo rifiutare con fermezza ogni compromesso con il male.
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