Frecciarossa in Basilicata, Filt Cgil: “Specchietto per le allodole, fallimento della politica lucana degli ultimi 30 anni in materia di trasporti”

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Frecciarossa in Basilicata, Filt Cgil: “Specchietto per le allodole, fallimento della politica lucana degli ultimi 30 anni in materia di trasporti”. Di seguito la nota integrale.

Se la discussione sull’alta velocità si riduce a dove allocare la fermata dell’alta velocità nel Vallo di Diano con l’intervento dei sindaci che con le solite logiche campanilistiche sostengono l’opportunità di una fermata piuttosto che un’altra, con il solo metro di giudizio della distanza chilometrica dal loro paese, allora vuol dire che questa regione non ha più una visione in materia di mobilità. In realtà non ne ha mai avuta una, almeno  negli ultimi 30 anni, visto che Matera aspetta ancora la ferrovia e Potenza ancora l’alta velocità. Far passare un Frecciarossa su una linea del 1880 non è una rivoluzione, è un trucchetto per gettare fumo negli occhi. La realtà è che la Regione ha abbandonato definitivamente questo tema e se la discussione viene portata alla luce sui media locali da associazioni che non sono nemmeno lucane, allora vuol dire che ormai la questione trasporti in Basilicata non interessa più a nessuno. Ma non è stato sempre così. C’è stato un tempo in cui politica,  associazioni e sindacati sono stati a un passo dal realizzare il sogno di avere l’alta velocità in Basilicata se il Pnrr avesse contemplato la realizzazione della famosa bretella Polla – Tito che avrebbe creato un nuovo tracciato e che in meno in 40 minuti avrebbe consentito di raggiungere l’aeroporto di Pontecagnano e in un’ora Salerno. Sarebbe stata la rivoluzione epocale per aver fatto uscire la Basilicata dall’atavico isolamento con un’opera di poco più di un miliardo. Anche il momento storico era favorevole con la fortuna di avere un sottosegretario alle infrastrutture lucano, ma alla fine è stato proprio lo stesso sottosegretario a venirci a spiegare che era giusto proseguire con il tracciato alta velocità attraverso una linea del 1880 con velocità media di 90 chilometri orario, passando per una galleria dove è avvenuto il più grande disastro ferroviario della storia d’Europa e interconnettendosi all’alta velocità nei pressi di Romagnano, con un risparmio di tempo di poco più di 10 minuti. Sarebbe bastato andare a riprendere il progetto di Petrucelli della Gattina, deputato del Regno d’Italia  che nel 1861 ipotizzava tale opera per capire che quello era l’intervento più logico da fare. Hanno prevalso altre logiche incomprensibili e sicuramente penalizzanti per la nostra terra, nel silenzio assordante di tutti e nella rassegnazione che in questa regione nulla potrà  mai cambiare. La discussione su dove debba essere collocata la fermata dell’alta velocità, se a Buonabitacolo o ad Atena, non solo è sterile ma è figlia di una politica poco visionaria che guarda alle prossime elezioni piuttosto alche alle prossime generazioni. Oggi dobbiamo capire come interconnettere la regione a quelle fermate più che dove farle ma soprattutto dobbiamo batterci per avere una fermata nell’area sud della Basilicata all’altezza di Rivello, che faccia da volano turistico per l’area di Maratea e che serva una parte popolosa della nostra regione. Un nuovo piano di trasporti che prediliga il trasporto su ferro dove previsto così come ci chiede l’Europa, cercando di spingere sul ruolo della Basilicata come regione cerniera e di collegamento fra i porti e i mari del sud. E poi un nuovo protagonismo della regione che non devolva alla Puglia la governance di tutto il trasporto ma inizi ad avere direttori del territorio che non abbiamo conflitti di interesse con altre regioni e che pensino solo al bene della Basilicata. Queste sono le ricette che da sempre la Cgil chiede e che, probabilmente per un fatto ideologico, questo governo regionale non ha mai ascoltato. Serve un tavolo concertativo per capire anche con quali associazioni dei consumatori la Regione si confronta e quali sono i dati a loro disposizione sulla puntualità e la regolarità dei treni. Chiediamo trasparenza e  all’assessore regionale alle Infrastrutture Pasquale Pepe di avere il coraggio di cambiare, aprendo ad una stagione di confronto vero con tutti gli attori perché continuare a gestire un settore così strategico in maniera non partecipata con chi è portatore di interesse collettivo, crea un freno allo sviluppo di questa regione. Chiediamo all’assessore di farsi garante delle istanze dei sindacati e delle associazioni anche se nell’ormai quasi inesistente confronto con l’azienda. La mobilità in questa regione è una delle poche ancore di salvataggio contro l’oblio e l’isolamento al quale da anni la politica nazionale ci ha abbandonati.

 

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